Leggiamo sul sito del comune
di Formia che l'amministrazione di centrodestra, con D.G.C. n.347 del 6
novembre 2012, ha fatto richiesta alla regione Lazio affinché venga
dichiarato lo stato di calamità naturale. Lo scopo della richiesta è
probabilmente quello di ricevere finanziamenti pubblici, per poi
predisporre gli interventi a sostegno delle famiglie che hanno subito
danni a causa delle forti piogge, in particolare per l'esondazione del
torrente Pontone, che ha causato anche una vittima, e del rio Santa
Croce.
Siamo ancora una volta alle solite: "zero prevenzione".
Come non considerare tale la sottovalutazione dell'allerta meteo
proveniente dalla Prefettura di Latina il 27 ottobre e successivamente
divenuta preallarme?
In un territorio totalmente devastato dall'azione selvaggia del
cemento, grazie ad amministrazioni compiacenti (non vedo, non sento,
non parlo), è indispensabile, invece, dotarsi di tutti gli strumenti di
prevenzione necessari, in grado di ridurre al minimo il rischio di
disastri ambientali ed umani, qualora ve ne saranno in futuro.
In realtà non sappiamo se la nostra città si sia dotata di un piano che
sappia governare l'emergenza ed eventuali evacuazioni che dovessero
essere necessarie, per mettere in sicurezza persone e cose, ma se i
risultati sono questi abbiamo seri dubbi in tal senso.
E' quindi necessario che tutti i soggetti pubblici e privati che hanno
determinato il danno ambientale ed umano siano inchiodati alle loro
responsabilità.
Bene l'opera di repressione della magistratura, meno bene che in una
zona morfologicamente destinata a franare, in caso di piogge intense,
non sia stato predisposto dai competenti uffici comunali un piano di
emergenza, che sappia indirizzare tutti gli sforzi nell'opera di
prevenzione e, qualora fosse necessario, di supporto nella fase
successiva ad un disastro ambientale di grossa entità.
Non dobbiamo aspettare che si debba pagare un costo in vite umane maggiore di quello attuale.
La morte della signora non è ascrivibile ad una pura casualità, ma è
frutto dell'incuria con la quale viene governato da sempre il nostro
territorio.
Basta leggere le tante sanatorie che sono state firmate dall'ufficio
tecnico del comune di Formia, alcune delle quali anche a soggetti
importanti, che, sebbene siano previste dall'attuale normativa
edilizia, sono la conferma che negli anni si è lasciato fare a chi
aveva inteso trasformare il territorio in un'occasione di arricchimento
personale, nonostante che nella nostra città, come ha detto l'assessore
Carpinelli, ci siano oltre 4mila case sfitte, un numero abnorme
rispetto alla popolazione reale.
Ed oggi, purtroppo l'intera collettività è chiamata a piangere la morte
di una donna e a pagare due volte: la prima perché un territorio non
governato correttamente ha dei costi materiali ed umani non più
sostenibili, e la seconda perché gli eventuali danni saranno a carico
di tutti.
Ed allora è necessario predisporre degli uffici comunali preposti ad
intensificare i controlli, e, nei casi di abusivismo consolidato, a
procedere alla confisca ed eventualmente - dove fosse possibile - al
recupero del bene, mettendolo a disposizione della collettività.
Perché questa avvenga è necessario fermare nuove cementificazioni, vedi
la variante al piano regolatore nelle mani dell'architetto Purini, e
dotarsi delle più moderne tecnologie aerofotogrammatiche e satellitari
per la rilevazione territoriale, compresa l'implementazione delle
relative banche dati e di un sistema stabile di monitoraggio del
territorio.
Se qualcosa va chiesto a livello regionale è il supporto ai comuni
nell'attività di vigilanza e repressione, sia sotto il profilo
tecnico-amministrativo che quello finanziario; l'esercizio dei poteri
sostitutivi; l'interscambio e integrazione di dati e informazioni, e
non soldi dopo i danni.
Gennaro Varriale
Segretario del Circolo "Enzo Simeone"
Partito della Rifondazione Comunista
Formia
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