.........................FORMIA: Quali prospettive per i giovani?.......................
L'Italia è da anni uno dei paesi più vecchi del mondo assieme a Giappone e Regno Unito, e dove i giovani sono sempre più rari. Lo conferma il censimento della popolazione realizzato dall'ISTAT, l'istituto di statistica che si occupa di raccogliere ed analizzare i flussi numerici che riguardano il nostro paese. Per quanto riguarda la nostra città i dati sono contraddittori. Infatti se consideriamo la fascia di età compresa tra i 25 ed i 54anni , nel periodo che va dal 1981 al 2009, vi è stato aumento di 4221 unità, passando da 11999 a 16220. Di difficile interpretazione visto che tale fascia di età è un contenitore di istanze troppo diverse tra loro. Molto più interessante è la fascia di età 15-24, per la quale i dati indicano invece un calo di 577 unità, passando da 4902 a 4325. Un dato che è una condanna per la nostra città, un inesorabile segnale che conferma il suo declino e che deve essere un monito per le autorità locali, il cui impegno deve andare a valorizzare questa parte preziosa della popolazione a restare ed a mettere a disposizione la propria capacità nella propria città natale. Dal momento che fino ad ora non si sono viste politiche atte a raggiungere questo fine, non ci sorprenderemmo se nei prossimi anni andremo incontro ad un inesorabile flusso emigratorio di giovani da Formia verso aree, molto spesso fuori dall'Italia, che offrono maggiori possibilità di lavorare e condurre una vita dignitosa. In tutto ciò si aggiunge l'alto tasso di disoccupazione, che non consente l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, soprattutto considerando l'elevato grado di istruzione della popolazione formiana: è quindi facile intuire come questa massa di neodiplomati e neolaureati cerchi un lavoro che dia i frutti degli sforzi profusi negli studi, ma lontano dalla città di Formia. Le istituzioni non sembrano capaci di lavorare per offrire sbocchi occupazionali di questo genere e non riesce così a valorizzare le capacità e le conoscenze dei propri cittadini. Un dato è eloquente: nell'Unione europea è disoccupato un ragazzo su cinque, sotto i 25 anni, e le percentuali sono particolarmente alte nei paesi del sud. Se consideriamo la sola Italia nel 2005 il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24anni è stato di circa il 25% dell'intera forza lavoro. Nel 2010 è stato ancora maggiore, arrivando a toccare il 27,8% (centro 23,2%, sud 41,2%). Oltre alla crisi dei settori storici dell'economia formiana, ovvero la pesca e l'agricoltura, c'è da registrare una completa assenza del settore industriale, che si è lentamente ma inesorabilmente estinto nel tempo, non essendo stato sostenuto nel tempo da alcuna politica industriale da parte delle istituzioni. Il settore terziario si esplica quasi unicamente nel commercio, che purtroppo riesce a creare solo un gran numero di posti di lavoro in nero e soprattutto di scarsissima qualità. Altro capitolo importante del terziario sono i servizi, che restano però di bassa qualità, soprattutto per una città che aspira ad essere il centro più importante della propria area geografica. Il settore edile è ormai da tempo in agonia, soprattutto l'edilizia pubblica, tanto da creare una forte emergenza abitativa per chi non può permettersi di acquistare una casa, perché privo della possibilità di accedere al credito privato. Una condizione che spinge ancora maggiormente all'emigrazione, soprattutto per chi è intenzionato a creare nuovi nuclei familiari. Se non ci sarà un cambiamento repentino di rotta, volto a creare opportunità di lavoro per i giovani, seguirà un'emorragia che farà di Formia una città vecchia, decadente, priva di vitalità e unicamente preda della malavita organizzata, che già presente in forze sul territorio non troverà nessun tipo di opposizione ed anzi i capitali "criminali" verranno salutati con l'unica ancora di salvezza, in quanto uniche fonti di introito per una città la cui economia "legale" è chiaramente allo sfascio.
Gennaro Varriale
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