Edilizia popolare, unica vera soluzione ai problemi abitativi di noi cittadini
L’apertura di uno sportello che si occupi di emergenza abitativa nel comune di Formia sicuramente è un fatto positivo. Sebbene più che parlare di “emergenza” vorremmo si parlasse di “precarietà” abitativa, considerato come, in nome dell’emergenza, in Italia si siano perpetrati i più grandi sprechi e speculazioni. A questa sorte non è sfuggita nemmeno l’emergenza abitativa. Lo dimostra il caso di Roma, dove, nelle ultime settimane, la Procura ha sequestrato 326 alloggi, dopo aver accertato l’applicazione di prezzi di cessione e di canoni di locazione notevolmente superiori a quelli previsti dalla normativa di settore, in quanto non decurtati dell’importo dei contributi regionali erogati per le specifiche finalità assistenziali. Ad ulteriore conferma, la denuncia di Legambiente e dell’istituto nazionale di Urbanistica, che già dal 2008 hanno sottolineato il fatto che la necessità di edilizia sociale fosse in realtà solo una scusa per stravolgere i PRG e promettere ai proprietari dei terreni nuove rendite fondiarie. Ed il Piano casa con il suo portato di norme incostituzionali ne è una triste conferma. Come anche l’idea che si possa fare edilizia sociale con una norma che permette di intervenire cambiando la diversa destinazione d’uso in residenziale, con la condizione di destinare una quota non inferiore al 30% a locazione a canone calmierato, è una boutade degna del miglior apprendista stregone, che specula sui bisogni abitativi delle persone per regalare agli squali dell’edilizia la possibilità di nuove colate di cemento da gettare sulla nostra città. Diversamente dalla propaganda elettorale, riteniamo che la vera emergenza sia quella degli sfratti, visto che il dato del 2011 dice che in Italia sono state emesse oltre 63 846 ordinanze di sfratto, mentre le richieste di esecuzione sono salite a 123,914: dati allarmanti. Pertanto, non sappiamo quali suggerimenti vorrà dare il nuovo sportello ai cittadini in cerca di una soluzione al dramma della mancanza di una casa in affitto a prezzi sostenibili per le loro tasche. Noi gliene possiamo dare uno in particolare, che riguarda quanti sono costretti a ricorrere agli affitti in nero, categoria di persone priva della giusta attenzione da parte del consiglio comunale. E senza nemmeno particolari sforzi, visto che gli strumenti utili già esistono: serve solo renderli pubblici. Cosa che un’amministrazione comunale realmente interessata ai problemi “reali” dei suoi concittadini farebbe spontaneamente. Infatti, in base al Decreto legislativo n°23 del 14 marzo 2011, gli inquilini che denunciano un rapporto di locazione in nero (contratto verbale o contratto non registrato) possono usufruire detta “CEDOLARE SECCA” sugli affitti. Tutti gli inquilini che pagano l’affitto senza un contratto registrato possono denunciare la loro condizione all’Agenzia delle Entrate, regolarizzando il rapporto contrattuale, consentendo così allo stato di recuperare le tasse evase. La regolarizzazione del contratto di locazione per una durata di 4 anni (più quattro), ad un canone di affitto stabilito per legge pari al triplo della rendita catastale, che si tradurrà in un risparmio notevolissimo. L’“Unione Inquilini”, che si occupa di tutelare proprio gli inquilini dagli abusi che devono subire da parte dei proprietari di casa, sostiene che “la procedura che l’inquilino deve seguire non è semplicissima. In quanto, va verificata l’effettiva mancata registrazione del contratto di locazione da parte del locatore. Dopodiché, si deve procedere con la registrazione del contratto di locazione. Quindi, va presentata la denuncia all’Agenzia delle Entrate dove si dichiara i propri dati personali e quelli del locatore, la data di inizio della locazione e il canone corrisposto, unitamente ai documenti a prova delle dichiarazioni rilasciate. Infine, va verificata la rendita catastale dell’immobile occupato per calcolare l’affitto. Al termine di questi passaggi, partirà la raccomandata al proprietario, che non potrà far altro che prenderne atto”. Ragion per cui ci domandiamo e chiediamo se il novello delegato non possa rendersi utile assolvendo al compito ed aiutando chi vuole mettersi in regola. Cosi facendo, potrebbe dar seguito alle intenzioni dell’assessore Carpinelli che, in un’intervista, ha affermato l’esistenza di circa quattro – cinquemila appartamenti sfitti, da controllare per verificare eventuali affitti in nero (soprattutto nel periodo estivo) e, nel caso sia necessario, anche di requisire immobili sfitti, come è stato fatto dal presidente del X municipio di Roma. Lo stesso fondo sociale per la concessione di contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione, lodevole nelle intenzioni, esclude le persone con un contatto non regolare e d’altronde è una vera miseria, visto che i 400 beneficiari dell’anno scorso potranno usufruire di poco più di 80 euro al mese (per un anno). Se e quando vedranno i soldi, visto che è solo di qualche giorno fa la liquidazione per gli inquilini bisognosi che avevano fatto domanda per l’anno 2010. Lo stesso dicasi degli ultimi provvedimenti deliberati dalla giunta Forte (D.G.C. n.36 del 05 febbraio 2013 e D.G.C. n.37 del 05 febbraio 2013), più una boutade elettorale che una soluzione. Nell’attesa che si decida una volta e per sempre di ripartire con una seria politica di edilizia sociale, ad oggi inesistente, che faccia perno su una risposta pubblica alla fame di case, ma nel rispetto del territorio, che non va massacrato per soddisfare gli appetiti speculativi dei soliti noti, perché altrimenti tutti i provvedimenti presi saranno solo una goccia nell’oceano dei bisogni sociali dei cittadini.
Gennaro Varriale
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