............................................Il re è nudo................................................
A molti è sfuggito che il 1° Quesito referendario non ha riguardato solo l'acqua ma mille altre cose, dai trasporti agli altri servizi pubblici. Infatti si chiedeva ai cittadini di esprimersi circa l'abrogazione dell'art. 23 bis della legge n. 133/2008, e quindi di limitare gli eccessi delle cosiddette "privatizzazioni" della gestione dei servizi pubblici locali che sono la gestione dell'acqua, rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas. Oltre 25milioni di italiani, con il loro sì, hanno chiesto che vengano ristretti, rispetto alle regole concorrenziali minime comunitarie, le ipotesi di affidamento a privati dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e sociale. Quindi un chiaro no ad una seconda, e più devastante, ondata di privatizzazione dei Servizi pubblici locali di rilevanza economica, così come proponeva il decreto Ronchi. Il metodo ordinario di conferimento dei servizi pubblici locali – secondo il decreto Ronchi - sarebbe dovuto essere la gara e il ricorso alla società mista dove il privato, individuato mediante procedura ad evidenza pubblica, avrebbe dovuto avere una partecipazione non inferiore al 40%, mentre la gestione in house, cioè a totale capitale pubblico, sarebbe stata consentita soltanto in deroga "per situazioni eccezionali" e soprattutto dietro parere preventivo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. n questi anni si è lavorato molto, soprattutto mediaticamente, perché le privatizzazioni potessero essere accettate dalla popolazione, facendolo credere che avrebbero contribuito a risolvere i problemi della città, cioè che i beni privatizzati sarebbero stati gestiti in maniera più efficiente rispetto alla gestione pubblica. Fortunatamente è un'ipotesi alla quale i cittadini non sembrano credere più, soprattutto, come nel caso di Acqualatina, hanno capito che privatizzare non necessariamente significa migliorare il servizio per l'utente, anzi si rischia l'esatto opposto, un servizio pessimo a costi elevatissimi. Resta però la normativa comunitaria che consente, invece, di affidare la gestione del servizio sia alle società pubbliche, che a quelle private che alle miste, in questi ultimi due casi attraverso un sistema di gare. La possibilità di gestione privata, dunque, non è più un obbligo di legge ma resta come una delle tante possibilità, che noi – soprattutto in settori quali l'acqua e la gestione dei rifiuti – non vogliamo. Proprio sui rifiuti siamo pronti a dare battaglia. Il sindaco ha anticipato che il servizio verrà messo a gara, ma a nostro avviso i pericoli insiti in tale scelta sono numerosi . Siamo sicuri che ci troveremo davanti all'ennesimo carrozzone lottizzato, clientelare e dilapidatore di soldi che socializzerà le perdite e privatizzare i guadagni, così come è avvenuto con Acqualatina. I cittadini hanno scelto, al sindaco Forte accettare questa scelta.
Circolo "ENZO SIMEONE" Partito della Rifondazione Comunista Formia |