La stagione estiva verrà ricordata per lo scontro tra Legambiente e l'ARPA lazio sullo stato della FOCE DEL RIO SANTA CROCE. Il problema è serio e non si può ridurre ad una semplice querele estiva, soprattutto quando è in ballo la salute dei cittadini. Intanto per sgombrare il campo da equivoci e da cattive interpretazioni, bisogna rifarsi alla normativa nazionale. Nel D.p.r N. 470/82, modificato poi dall'art. 17 del D.lgs. N.116/08, sono individuati i valori limite di alcuni inquinanti fisici, chimici e microbiologici, superati i quali la balneazione deve essere vietata. Nello stesso decreto é anche disposto che siano svolti, durante la stagione balneare e con frequenza bimensile, prelievi da parte delle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (ARPA), di campioni per analisi, in punti individuati dalla Regione competente per territorio. Noi abbiamo provato a dare un'occhiata ai dati pubblicati sul sito dell'ARPA lazio e viene fuori un quadro molto preoccupante che demolisce le rassicurazione della stessa sullo stato di salute della foce del nostro fiume, infatti l'ARPA lazio ha rilevato, in data 08/04/10, 21/04/10, 10/05/10, 24/05/10 e 09/06/10, presso il punto di prelievo 377 - FOCE RIO SANTA CROCE la presenza di valori di Coliformi totali (UFC/100ml), Coliformi fecali (UFC/100ml) e Streptococchi fecali (UDC/100ml) superiori ai limiti fissati dalla normativa attualmente in vigore , valori che poi sono tornati nei limiti in successivo prelievo effettuato in data 25/06/10 (strano, veramente strano) e poi più nulla. Se poi diamo un'occhiata agli agli anni 2006,2007,2008,2009 i risultati purtroppo non cambiano. Situazione meno grave nel punto di prelievo 232 - 100MT SX RIO SANTA CROCE , dove il superamento dei limiti è stato altalenante. Nel suo rapporto annuale, Legambiente ha assegnato una bandiera nera (fortemente inquinato) alla FOCE del RIO SANTA CROCE che, si legge nel rapporto di Legambiente, «da anni versa in una pessima condizione dal punto di vista della depurazione e del degrado. Una situazione più volte denunciata e certificata anche dai dati Arpa Lazio, ma mai affrontata fino in fondo, tollerando una vera e propria fogna a cielo aperto nell'area di Gianola, uno dei luoghi più belli di Formia». Dai prelievi effettutati dai loro biologici, nei giorni 21 e 22 luglio scorsi, è risultato che nel tratto di mare in cui sfocia il RIO SANTA CROCE sono presenti infatti gli Enterococchi intestinali con valori maggiori di 400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli con valori maggiori di 1000 UFC/100ml , valori superiori ai limiti fissati dalla normativa attualmente in vigore. Non aiutano a chiarire la situazione i responsabili di Acqualatina, che hanno dichiarato "che l'impianto di depurazione di Formia scarica nel rispetto della normativa vigente. Ma c'è anche qualche nota dolente, perché - secondo i tecnici - parte del territorio di Formia non è allacciato alla rete fognaria, per cui presumibilmente gli «inconvenienti» sul Rio Santacroce potrebbero essere, principalmente, causati da scarichi civili e in parte da scarichi agricoli e industriali. Di qui l'esigenza di creare una apposita task force, composta da tecnici dei Comuni di Formia e di Minturno e di Acqualatina, che dovranno essere supportati da agenti della polizia locale. Lo scopo di questo nuovo organo sarà quello di effettuare operazioni di controllo, ricognizioni e individuazione di eventuali scarichi abusivi". Ad aggiungere confusione a confusione è intervenuta la Provincia di Latina, che per bocca dell'assessore all'Ambiente, Gerardo Stefanelli, ha sostenuto che la rete della depurazione è insufficiente specialmente al sud, tra Formia e Minturno. Ma questo è stato negato dall'Ato, attraverso un intervento del capo della Segreteria Tecnica Operativa, Giovannetti. Ovviamente se la foce del Rio Santa Croce fosse veramente inquinata , risulterebbe omissivo l'operato de comune di Formia che non ha segnalato ai cittadini, in particolare ai bagnanti, la presenza del divieto di balneazione, nonostante la normativa attualmente in vigore sia chiara nell'attribuire ai comuni la delimitazione, prima dell'inizio della stagione balneare, a mezzo di ordinanza del Sindaco, delle zone non idonee alla balneazione ricadenti nel proprio territorio. In attesa che qualcuno sbrogli la matassa, abbiamo segnalato la questione alla procura delle repubblica, che speriamo sia sollecita nell'individuazione dei responsabili di eventuali reati. FONTI:
Roberta Trombetti
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