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Il numero 41 raccoglie i comunicati stampa dell'Aprile del 2017. Nel primo articolo abbiamo ricordato le origini della festa dei lavoratori. Nel secondo articolo abbiamo voluto ricordare la distruzione che si è avuta a Formia durante il periodo fascista. Nel terzo articolo abbiamo commentato la crisi dell'attuale amministrazione comunale. Nel quarto articolo abbiamo chiesto che i servizi di manutenzione “global services” ritornino ad essere gestiti direttamente dal comune. Nel quinto articolo abbiamo detto no ai sindaci sceriffi.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

1° Maggio: Festa dei lavoratori

30 aprile 2017

“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” con questa parola d’ordine – quasi due secoli fa – i lavoratori di tutto il mondo dettero vita ad una straordinaria mobilitazione che vide il suo apice nella data del 1° Maggio 1886.

Lo sciopero per la riduzione dell’orario lavorativo e per migliori condizioni di lavoro, partito dalla fabbrica di macchine agricole McCormick a Chicago, si espanse a macchia d’olio e centinaia di migliaia di lavoratori incrociarono le braccia, le grandi manifestazioni che seguirono furono represse nel sangue, con l’uccisione nei soli Stati Uniti di 21 manifestanti e l’ingiusta condanna di 8 organizzatori sindacali anarchici (i “Martiri di Chicago”) che avevano partecipato alle proteste. L’accusa fu di “aver istigato allo sciopero e ai disordini.”

Degli otto attivisti, Oscar W. Neebe venne condannato a quindici anni di carcere; gli altri sette vennero condannati alla forca: Adolph Fischer, August Spies, George Engel e Albert Parsons, vennero impiccati nel novembre dell’anno successivo, Luis Lingg morì suicida in carcere due giorni prima dell’esecuzione, per Michael Schwab e Samuel Figline, la pena venne commutata in ergastolo.

In onore di tali mobilitazioni il 1° Maggio divenne la Giornata internazionale del lavoro, in Italia lo fu solo dal 1890.

Oggi il capitalismo, soprattutto in Italia, ha riportato le condizioni del lavoro agli inizi del novecento. Gli ultimi provvedimenti governativi (il Jobs Act, la Riforma Fornero e gli attacchi al Diritto di Sciopero) – tutti targati partito democratico – hanno individuato nel precariato il modello contrattuale, cancellando così tutele e garanzie, inibendo le lotte per un salario maggiore e la difesa dei diritti, aumentando le tensioni sociali e gli scontri tra lavoratori, per costringere a lavorare senza sicurezza e dignità persino nei giorni festivi (vedi l’apertura degli esercizi commerciali nei giorni festivi, consentita dalla liberalizzazione del governo Monti (unico caso in Europa).

L’ignobile motivazione che ha giustificato l’introduzione di tali provvedimenti governativi è che essi avrebbero comportato un significativo aumento dei posti di lavoro.

Eppure così non è stato, infatti lo confermano i dati ufficiali, che certificano che nel nostro paesei ci sono ben 4,5 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta, tant’è che il governo ha introdotto il reddito di inclusione: 320 euro al mese per chi vive in condizioni di povertà.

Insomma una vera e propria elemosina che ricordano tante le brioche che la regina Antonietta voleva distribuire al popolo che si lamentava della fame in cui era costretto a vivere, a fronte dello sfarzo in cui vivevano la nobiltà e il clero.

Per questo il primo maggio, tradizionale festa dei lavoratori, non deve essere una semplice ricorrenza celebrativa, ma deve ritornare ad essere una giornta di lotta, in risposta alla profonda crisi in cui versa il mondo del lavoro a causa della pesante erosione dei diritti sociali, voluta dal partito democratico, che rappresenta la punta più avanza del capitalismo rapace di questo ultimo ventennio.

Di fronte a questa situazione di sfruttamento in cui viviamo, riteniamo fondamentale ricostruire un fronte politico e sindacale che sia vera espressione dei bisogni, delle necessità e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di questo paese.

Per farlo è quindi necessario mettere in relazione le tante piccole o grandi vertenze che ci sono nel nostro paese. Un fronte per far capire ad ogni lavoratrice o lavoratore che lo sfruttamento che vive è lo stesso che vivono tutti i lavoratori e le lavoratrici, senza esclusione di sesso e di etnia.

E’ necessario provare a tenere assieme le lotte di questo paese, dando ad esse degli obiettivi minimi: la riduzione dell’orario di lavoro, il divieto del lavoro domenicale e festivo, la difesa dei contratti nazionali sotto attacco dei padroni e del governo, con la complicità dei sindacati confederati.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il Fascismo per Formia significò morte e distruzione

23 Aprile 2017

Anche a Formia il tempo passa e le storie scomode vogliono essere dimenticate. Ma noi non dimentichiamo il destino di morte e di distruzione che il fascismo ha consegnato a questa città con la terribile occupazione militare nazista verificatasi tra il giorno dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e la fine della battaglia di Cassino del 19 maggio 1944.

Formia ha pagato con 411 morti di guerra l’occupazione nazifascista. La notte del giorno 8 settembre 1943 avvenne il primo bombardamento aereo sul ponte di Rialto e sulla stazione ferroviaria. Morirono 2 persone. La mattina del 10 Settembre 1943 avvenne il bombardamento aereo del ponte di Mola che sorprese i formiani intenti a raccogliere il possibile dalle macerie delle loro case. Morirono 72 persone. La notte del 29 Settembre 1943 nel bombardamento aeronavale della stazione vennero colpiti i rifugiati nascosti sopra S. Maria la noce. Morirono 20 persone. Il pomeriggio del 27 Gennaio 1944 – durante un cannoneggiamento – le bombe colpirono i rifugiati nella piazza S. Andrea a Trivio. Morirono 38 persone.

La mattina del 18 Aprile 1944 nel cannoneggiamento del Ponte di Rialto vennero colpiti i formiani costretti dai tedeschi a riparare il ponte distrutto. Morirono 24 persone. A questi s’aggiungessero nei giorni successivi: 48 persone uccise per fucilazione; 5 persone uccise per percosse; 41 persone uccise per lo scoppio di mine; 12 persone uccise per scoppio di ordigni inesplosi. Durante i bombardamenti furono effettuati rastrellamenti e deportazioni nei campi di concentramento, nei quali si era costretti a lavorare per la produzione bellica tedesca. Questa sorte toccò a moltissimi operai della Salid.

Da marzo 1944, i tedeschi liberarono il territorio sfollando circa 4.500 persone nei paesi di Ceprano, poi a Roma, Rieti, Poggio Mirteto, Narni, Firenze, Verona.

Chi ha osato opporsi all’occupazione nazi-fascista ha pagato con la morte.

Sulle montagne di Maranola si rifugiarono e trovarono protezione soldati dell’esercito italiano ed aviatori dell’esercito inglese. Da qui le rappresaglie. I fatti di sangue legati alla resistenza della popolazione furono: il 14 ottobre 1943 quando venne ammazzato il tenente Corvino, e gravemente ferito un maggiore. Il 17 ottobre 1943 quando furono ammazzati, dal fascista Rocco Palmieri, Antonio Ricca ed Aurelio Pampena, ritenuti responsabili di aver agito contro i nazifascisti e protetto i partigiani. Il 26 novembre 1943, sulla collina della Costarella, furono rastrellati e barbaramente fucilati Angelo Nocella, Salvatore Marciano, Alfredo Lagni, Antonio Guglielmo, Luigi, Giovanni, Francesco ed Ersilio Filosa dalle SS tedesche al comando del Tenente Kramer. Il 4 dicembre 1943 fu fucilato Ernesto Ribaud, ritenuto antifascista e sospettato di voler costituire un gruppo partigiano. Negli avvenimenti emerge sempre la mano efferata del fascista Rocco Palmieri che più di tutti tra Fondi e Formia perseguitò gli antifascisti.

Sapremo poi che il 27 luglio 1944 il partigiano formiano Cosmo Valeriano, medaglia di bronzo al valore militare, morì durante un’azione al fortino sul Ponte di Caneva nei pressi di Tolmezzo (UD).

Dopo la morte, la devastazione. La guerra provocò la distruzione del Real Liceo Ginnasio, del porto, della stazione ferroviaria. Del ponte di Rialto e di quello a due arcate di Mola. Degli antichi monumenti romani: il Tempio di Giano, la Tomba di Cicerone. Alla fine della guerra il nostro territorio risulterà devastato, con il 85% del totale dei fabbricati distrutti a causa degli eventi bellici. La ricostruzione sarà disastrosa, dominata da una speculazione indiscriminata, che arriverà a costruire i fabbricati sulla spiaggia.

Il comune, amministrato da persone dal passato fascista, accederà ai benefici della legge n. 40 del 25 giugno 1949, che regolava gli indennizzi per i danni subiti a beni immobili in conseguenza degli eventi bellici, come previsto dal Trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. Il risultato urbanistico fu la tabula rasa dell’intero patrimonio archeologico formiano, tra cui ricordiamo il tragico esempio della demolizione dell’acquedotto Romano di Mola, con l’unica eccezione dell’anfiteatro, salvatosi perché ancora interrato.

Questo è il lascito del fascismo e della sua politica imperialista alla città di Formia, ma anche all’Italia intera. Il servo del capitale, che a Formia si è manifestato nella rendita più ignorante e cieca, che ha fatto tabula rasa dell’identità culturale, storica ed urbanistica della nostra città. Il ricordo di quei tragici eventi sia la spinta affinché il peggio non si ripeta mai più.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

E’ solo l’inizio della resa dei conti

20 Aprile 2017

Con le dimissioni annunciate dal sindaco Bartolomeo, causate a suo dire dalla mancata approvazione del bilancio di previsione (2017-2019), pensavamo di poter tirare un sospiro di sollievo e toglierci dal groppone una delle peggiori amministrazioni degli ultimi anni, ma ci sbagliavamo.

Lo confermano le dichiarazioni successive dello stesso Bartolomeo, che ha chiesto la disponibilità alle altre forze politiche per un sostegno che sia nel solo interesse della città, visto anche quanto bolle in pentola e cioè: l’approvazione della variante al Piano Regolatore Generale, la Pedemontana leggera e infine il Policlinico del Golfo. Ci ha giusto risparmiato il porto turistico “Marina di Castellone”, perché evidentente l’avrebbe sparata troppo grossa.

E’ infatti ecco arrivare in soccorso del dimissionario sindaco i consiglieri di Forza Italia, che anche loro attenti “al bene della città” hanno deciso – votando sì al bilancio di previsione – di sostenere la traballante giunta di centrodestrasinistra.

Così come fa venire una certa tristezza la parabola della sinistra di governo, che – a loro dire – dopo aver voluto ingoiare numerosi bocconi amari, ora è stata sacrificata in nome della “santa alleanza”.

E’ evidente che fanno venire l’acquolina in bocca – a quanti sperano di farne un buon uso (almeno per loro) – i milioni di euro che potrebbero riversarsi sulla nostra città.

Da cui consegue la chiamata alle armi per quanti hanno interesse a che questo flusso di denaro venga governato e indirizzato verso lidi ben sicuri. D’altronde in questi anni non ci è stata risparmiata una gestione al quanto “discutibile” dei fondi comunali.

Non siamo stati gli unici a pensarlo, infatti molte sono state le voci provenienti dalla società civile che lo hanno rimarcato in varie occasioni, ma il dissenso non è riuscito a fermare questa emorragia di denaro pubblico, che poteva essere speso in ben altro modo, viste anche tutte una serie di emergenze sociali che colpiscono in particolare le fasce più povere della nostra città (senza distinzione di nascita) e che non possono essere affrontate con interventi tampone, ma vanno inseriti all’interno di un quadro di interventi che sia il più possibile ampio e soprattutto che sfugga a qualsiasi logica di tipo clientelare, soprattutto oggi che il quadro normativo ed economico è figlio – da un lato – della logica dei tagli perché “ce lo chiede l’europa dei mercati” e dall’altro si prova a criminalizzare ogni sorta di povertà.

Aggiungiamo a ciò il degrado urbano delle periferie costantemente escluse dai piani comunali tranne nei casi in cui occorre dare la caccia ai voti di chi vi abita, promettendo molto e mantendo poco o nulla.

Ebbene il gruppo di potere che tiene in ostaggio la nostra città ha deciso di continuare nell’opera di demolizione di ogni istanza democratica, continuando a gettare fumo negli occhi per offuscare la realtà e cioè che nulla è peggio della miopia di una classe dirigente incapace di prendere atto che il tempo delle promesse è finito.

I tre temi che stanno a cuore all’attuale amministrazione si perdono nella notte dei tempi. D’altronde sono oramai anni che vengono tirati fuori, ogni qualvolta un’amministrazione inizia a imbarcare acqua, per poi essere riposti subito dopo nel cassetto. E’ un trucco che conosciamo troppo bene per cascarci. Forse siamo all’epilogo di un ventennio dominato dal duo Bartolomeo-Forte, forse i loro eredi politici saranno anche peggiori, ma di certo non possiamo non sottolineare che è necessario un maggiore impegno da parte dei cittadini e soprattutto dei comunisti nella vita politica della nostra città.

Non fosse altro per non dover dare ragione a chi continua a sottolineare che nella nostra città tutto è immutabile.

L’importante è giocare a carte scoperte, evitando di ricorrere cioè a trucchi e trucchetti, metodo in cui sono bravissimi i vecchi volponi della politica, che proveranno sicuramente a riciclarsi altrove.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

La manutenzione ritorni ad essere gestita direttamente dal comune e non appaltata a terzi

9 Aprile 2017

Nel 2008 il comune di Formia ha affidato i servizi di manutenzione “global services”, tramite bando di gara, all’A.T.I. composta, in qualità di capogruppo mandataria, dalla COFETEHC SERVIZI SPA (Conduzione, manutenzione ordinaria impianti di riscaldamento e condizionamento e assunzione della figura di terzo responsabile; servizio energia; adeguamento normativo delle centrali termiche; Manutenzione e gestione degli impianti antincendio; Manutenzione e gestione degli impianti elevatori; Manutenzione e gestione degli impianti antincendio) e dalle imprese mandanti CNS CONSORZIO NAZIONALE SERVIZI (Servizio pulizia edifici comunali e Servizio di manutenzione verde pubblico), FURLAN COSTRUZIONI ITALIA SRL (Manutenzione ordinaria strutture edili edifici scolastici), PALAZZO BITUMI SRL (Servizio manutenzione strade e piazze). Nel 2009 la COFETEHC SERVIZI SPA diventa COFELY ITALIA SPA . Nel 2016 un nuovo cambio la COFELY ITALIA SPA si trasforma in ENGIE SERVIZI SPA.

Il contratto, dal valore complessivo di 14,4 milioni di euro, scade proprio quest’anno.

Il particolare interessante è che nessuno conosce i dettagli del contratto. Abbiamo provato a chiederne una copia, ma tutte le nostre richieste di accesso agli atti sono state respinte dalla responsabile del settore “OPERE PUBBLICHE – MANUTENZIONE URBANA” con la motivazione – francamente surreale – che la nostra richiesta era troppo generica per essere soddisfatta.

L’ultima richiesta effettuata è datata 10 Febbraio 2017 ma la riposta è stata identica e quindi siamo rimasti senza poter soddisfare la nostra curiosità.

Sottolineamo che in questo ultimo caso la dott.ssa Della Notte non si è accorta che nel frattempo l’accesso agli atti non è più disciplinato dal D.Lgs 33/2013 ma dalla Freedom of information act (Foia), che lo rende molto più semplice.

Il Foia è stato introdotto “allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico”. Motivo per i quale la nostra richiesta andava soddisfatta e non respinta. Una svista o altro?

Altro particolare curioso è che in questi anni sono stati comunque affidati lavori di manutenzione ad altre imprese e in più di un caso i lavori sono andati a una dell’imprese dell’A.T.I. che si è aggiudicata l’appalto “global service” da 14,4 milioni di euro. Chi aveva redatto il contratto “global service”era forse distratto? Oppure?

Ai cittadini lasciamo il giudizio sulla qualità degli interventi che in questi anni hanno riguardato gli edifici comunali, la manutenzione delle strutture edilizie ed impianti degli immobili comunali, le pulizie, gli impianti di pubblica illuminazione e semaforica, il verde pubblico, la manutenzione strade e piazze.

Rimane il problema di quali sono le intenzioni della politica di palazzo, perché – nonostante la scadenza impellente – nulla è stato detto a proposito del futuro dei servizi pubblici, ma si continua a litigare per cose da poco, dimenticando spesso cosa ha fatto l’altro.

Da parte nostra siamo sempre più convinti che la scelta di averli appaltati ai privati si sia dimostrata una pessima soluzione e quindi è necessario che questi ritornino sotto il controllo completo del pubblico, favorendo ove possibile la partecipazione dal basso (lavoratori e cittadini).

E questo anche se significherà andare allo scontro con chi – pensiamo agli appettiti dei grossi gruppi privati – farà di tutto perché ciò sia impedito.

Formia potrebbe diventare una delle prime città ad invertire la rotta. Diamoci da fare perché questo divenga realtà.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

No ai sindaci sceriffi

3 aprile 2017

Grazie al nuovo decreto sulla sicurezza urbana del Governo a guida PD, sostenuto anche dagli scissionisti di Bersani e Speranza, ai sindaci viene riconosciuto un maggior potere in materia di ordinanze e soprattutto vengono concessi loro anche poteri per la limitazione della libertà dei cittadini in nome della sicurezza urbana. Lo hanno chiamato “decoro urbano”.

Probabilmente a finire sotto la scure del nuovo giustizialismo democratico saranno in primis i senzatetto e i mendicanti, poi subito dopo i venditori ambulanti e i consumatori di sostanze stupefacenti o di alcolici e infine tutte le persone ritenute antipatiche dal potere. Insomma tutti quelli che disturbano l’ordine borghese.

Eppure lo stesso Minniti ha affermato – pochi giorni prima dell’approvazione del decrero – che nel 2016 i reati sono calati del 9,3%, tradendo così il reale intento della sua iniziativa: rispondere alla pancia del paese, lavorando sulla “percezione” di insicurezza diffusa ad arte tra gli italiani, soprattutto tra i meno abbienti, per poi tentare di passare all’incasso durante la campagna elettorale.

Lo conferma l’incipit del decreto: “Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre strumenti volti a rafforzare la sicurezza delle città e la vivibilità dei territori e di promuovere interventi volti al mantenimento del decoro urbano …”.

Una deriva che puzza di fascismo lontano un miglio e che fa paradossalmente pensare – in talune occasioni – alla necessità di proclamare lo stato di emergenza.

Con l’ideologia del decoro si vuole liberare i centri delle città da presenze “moleste”, senza fare alcuna distinzione di merito, ma regalando ai sindaci poteri da podestà.

La sinistra borghese – travolta dall’adesione al modello liberista – in questi anni ha portato il suo contribuito di miseria alla cultura e alla politica, trasformando le nostre città in gabbie, nelle quali è impedito il tentativo di essere altro, se non l’adesione al modello dominante.

Le leggi di mercato – che tanto piacciano alla nostra attuale classe dirigente – hanno trasformato il cittadino medio in un consumatore compulsivo, al quale è negato tutto, compreso il godimento dei diritti.

Invece di perdere tempo a pensare a norme come il decreto sicurezza bisognerebbe ripensare le nostre città, trasformandole in laboratori nei quali sperimentare nuove forme di aggregazioni, in grado cioè di valorizzare le persone non in base a ciò che hanno, ma a quello che sono.

Non vorremmo trovarci tra qualche anno a convivere con il rimpianto di non aver provato a scardinare il mito della città fortezza nella quale si vive tutti felici e contenti, se si fa quel che dice il sindaco sceriffo, mentre si regalano pene severi ai presunti trasgressori.

Nell’immediato si cattura il consenso di chi si sente assediato e per questo pretende più “ordine e disciplina”, ma poi a lungo andare si rischia l’impoverimento della democrazia, che è da sempre luogo per eccellenza nella quale si sperimentano forme di convivenza anche forzose ma di sicuro preziose, con l’obbiettivo di allontanare da noi l’idea che l’altro è un pericolo per la nostra personale sicurezza.

E’ evidente che la politica vuole continuare a dare in pasto all’opinione pubblica il diverso, soprattutto se questo appartiene alle fasce sociali meno abbienti.

La sfida invece sta proprio nel dimostrare che è possibile immaginare da un lato una città meno fortezza e dall’altro più accogliente, soprattutto nei confronti di chi è altro rispetto a noi.

Una città che sappia stare accanto agli sfruttati, ai senza-casa, ai senza reddito, a chi non si lascia sconfiggere dalle avversità, a chi continua comunque a lottare nonostante tutto contro una politica che sa purtroppo di malaffare.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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