Il nuovo ospedale del Golfo, da sogno a incubo
11 Febbraio 2014
Nell’aprile del 2005 l’allora sindaco Bartolomeo in un’affollata conferenza stampa volle fare il punto sull’iter che avrebbe dovuto portare, di li a breve, alla realizzazione del Policlinico del Golfo, non prima di aver levato i suoi anatemi contro la giunta regionale uscente, guidata da Storace, accusata di remare contro la realizzazione dell’opera. Le sue speranze erano affidate al nuovo assessore alla sanità, nominato d’allora neo presidente delle regione Lazio, Piero Marrazzo, a cui sarebbe stato chiesto una corsia preferenziale per recuperare il tempo perduto.
Addirittura si vociferò dell’architetto Renzo Piano come progettista, in quanto lo stesso aveva studiato con l’allora ministro della salute Veronesi, la possibilità di realizzare un ospedale modello, capace di riportare l’attenzione all’essere umano che nel caso dell’ospedale non è solo il malato ma sono i suoi familiari, sono i medici, gli infermieri.
Dopo di che il nulla.
Il silenzio viene rotto nel maggio del 2007 quando l’AZIENDA UNITA’ SANITARIA LOCALE LATINA indisse un concorso di idee per la realizzazione del nuovo ospedale del golfo da realizzarsi nel comune di Formia, in località Maranola, al quale avrebbero potuto partecipare gli architetti e gli ingegneri residenti nell’Unione Europea se: liberi professionisti singoli od associati; società di professionisti; società di ingegneria; raggruppamenti temporanei / consorzi stabili costituiti dai soggetti di cui sopra. Il bando di gara si divideva in due gradi.
Il primo grado del concorso consisteva nella presentazione di una proposta di idee, in
forma anonima, corrispondente con lo studio di fattibilità redatto dall’amministrazione aggiudicatrice. Tra tutte le proposte presentate, ne sarebbero state scelte 5 dalla commissione giudicatrice che sarebbero passati al secondo grado di giudizio. Nel secondo grado del concorso i progetti preliminari sarebbero stati valutati sulla base degli elementi di natura qualitativa di seguito elencati e con i pesi appresso indicati: soluzioni architettoniche: peso 60/100; soluzioni tecniche riguardanti l’efficienza energetica: peso 20/100; soluzioni tecnologiche innovative: peso 20/100. Al vincitore sarebbero andati 180mila euro, al lordo di IVA. Agli altri quattro concorrenti, se ritenuti meritevoli e individuati nell’apposita graduatoria, sarà riconosciuto cadauno un premio di 30.000,00, al lordo di IVA.
Da alcune nostri ricerche su internet abbiamo potuto appurare che i vincitori, nel maggio 2008, furono gli architetti Francesco Garafolo e Spartaco Paris in collaborazione con lo studio savb.eu.
Ora non sappiamo se ai vincitori furono corrisposti i 180mila euro del premio, ma sappiamo di certo che tale progetto non è stato mai realizzato, tanto che si è continuato negli anni a parlare di questo fantomatico “Nuovo ospedale del golfo” che al pari dell’altrettanto famosa “Pedemontana” è diventato il convitato di pietra di qualsiasi campagna elettorale, pronti ad essere gettati in pasto all’opinione pubblica.
Ma veniamo ora ai giorni d’oggi, quando dalla bocca del sindaco Bartolomeo vien fuori l’idea di acquisire l’ex-pastificio Paone per ospitare tutte le attività diagnostiche, ambulatoriali, territoriali e amministrative che attualmente sono presenti nella sede dell’ospedale. Costo dell’operazione circa 10milioni di euro.
Strana storia quella dell’ex-opificio, di proprietà della famiglia Paone, per anni è stato sede dell’omonimo pastificio, poi si è tentato di trasformarlo in un centro commerciale, peccato che pare non siano stati utilizzati gli strumenti urbanistici previsti per legge, tanto che è intervenuta la magistratura a sequestrarlo. E lo è tuttora, così come sono in corso le indagine della magistratura per appurare le responsabilità di chi ha permesso tali violazioni.
Ci domandiamo da un lato cosa si nasconda dietro questo tentativo di acquisizione, perché ai più maliziosi non sfugge che nel caso in cui verrà approvata un’idea del genere si sanerebbero tutte le difformità che la magistratura ha evidenziato e in un colpo solo la famiglia Paone si troverebbe a disposizione un capitale che attualmente è bloccato dal sequestro, stato che probabilmente si protrarrà per anni, stante il procedimento penale in corso.
E’ lecito inoltre domandarsi se la scelta sia la più opportuna, visto che nei pressi dell’ospedale si trova l’ex-opificio di Cenatiempo che pare sia in vendita.
In ogni caso pare irrealistico credere che la regione Lazio tiri fuori decine di milioni di euro, quando non riesce a garantire la conservazione del centro trasfusionale, che infatti si trasformerà, nonostante le rassicurazioni degli ultimi giorni, in un’emoteca [deposito di sangue], perdendo così quelle caratteristiche che ne hanno fatto un vanto di tutto il sud pontino.
La politica della regione Lazio soffre di “romanocentrismo”, la sanità non fa eccezioni, per cui per noi laziali di periferia rimane ben poco, tra un taglio e l’altro.
Riteniamo che sul futuro dell’ospedale “Dono Svizzero” pesi anche l’assenza di informazioni dall’interno dell’ospedale.
Possibile che la dirigenza non abbia nulla da dire in proposito? Non è questa l’occasione per fare chiarezza su quelle che è il futuro della sanità nel basso Lazio ? E non lasciarsi cullare da facili illusioni, che in entrambi i casi hanno zero possibilità di essere realizzate, in assenza di linee programmatiche chiare.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia