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Il numero 3, che raccoglie i comunicati stampa del febbraio del 2014, nel primo [24 febbraio 2014] ci siamo occupati di tre lavoratori licenziate dalla Cooperativa sociale Atlante, che si occupava del servizio di Assistenza educativa e trasporto scolastico per gli alunni diversamente abili nel comune di Formia. Nel secondo [15 febbraio 2014] ci siamo occupato dello stato disastroso della manutenzione della nostra città, servizio che è gestito da un'ATI, composta dalla Cofatech Servizi spa (poi Cofely Italia S.p.A), Consorzio Nazionale Servizi, Furlan Arcadio SRL e Palazzo Bitumi. Nel terzo [11 febbraio 2014], invece, abbiamo approfondito il mistero che circonda la realizzazione del nuovo policlinico del golfo, opera di cui si parla dal lontano 2005, ma che non è stata mai realizzata. Nel quarto [2 Febbraio 2014] abbiamo proposto, all'attuale amministrazione comunale, di trasformare il complesso di Marina di Castellone (albergo – ristorante – piscina – minidiscoteca), situato nel cuore di Formia, sequestrato all’avvocato Cipriano Chianese, in un incubatore di nuova socialità, così come crediamo che al patrimonio comunale debba essere acquisito l’ex dormitorio delle FS che si trova in via Rialto Ferrovia, per poi trasformarlo in ostello, prevedendo posti letto per i senzatetto e le persone in difficoltà.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

L’assenza di tutela per i tre dipendenti licenziati

24 Febbraio 2014

Apprendiamo dalla lettura dalla delibera di giunta comunale n.40 del 20 febbraio 2014 che tre lavoratori hanno depositato presso il Tribunale civile di Latina – sez. Lavoro, un ricorso [ex art. 414 c.p.c] per veder “accertare e dichiarare che la ricorrente è stata privata ingiustamente del proprio lavoro e per l’effetto ordinare alla Cooperativa sociale Atlante di provvedere alla riassunzione in servizio e contestuale sottoscrizione del contratto di lavoro con la ricorrente, a livelli retributivi non inferiori a quelli precedentemente goduti in adempimento del contratto d’appalto; – in via sussidiaria, ordinare al Consorzio di Cooperative Sociali ‘Nestore’ di provvedere alla sottoscrizione del contratto di lavoro con la ricorrente, a livelli retributivi non inferiori a quelli precedentemente goduti in adempimento del contratto; – in ogni caso, condannare alla Cooperativa sociale Atlante al pagamento delle differenze retributive non corrisposte per l’intero alla ricorrente, pari a euro 106”.

Nella stessa delibera la giunta comunale decide di di costituirsi nel ricorso ex art. 414 c.p.c. , innanzi al Tribunale civile di Latina Sez. Lavoro di cui in premessa, proposto dai tre lavoratori e di di nominare allo scopo l’avvocatura Comunale, nella persona dell’avv. Domenico Di Russo, incaricandolo per la difesa del l’Ente in ogni fase, stato e grado di giudizio.

Un contenzioso che aveva già trovato la via delle aule dei tribunali nel 2013, quando gli stessi lavoratori avevano provveduto a depositare un ricorso [ex art.700 c.p.c.] sempre presso Tribunale civile di Latina – sez. Lavoro, con le stesse motivazioni e verso il quale il comune di Formia aveva deciso di costituirsi. Lo apprendiamo dalle lettura della d.g.c. n.8 del 10 gennaio 2013.

Lo stesso Consorzio Nestore, con sede a Falciano del Massico (CE), era ricorso [n. 785 del 2011] al TAR del Lazio per chiedere l’annullamento della determinazione n. 256 dell’11.7.2011 di approvazione di verbali della Commissione di gara e aggiudicazione definitiva alla Soc. Coop. Soc. IDEA Onlus dell’appalto per l’affidamento della gestione del servizio di Assistenza educativa e trasporto scolastico per gli alunni diversamente abili. Ricorso che poi era stato accolto tanto che veniva ordinato al comune di procedere all’aggiudicazione del servizio alla seconda classificata salve le eventuali ulteriori verifiche previste dalla legge.

Un appalto, da quanto ci risulta, del valore di 620mila euro.

Non sappiamo poi a chi sia stato affidato il servizio di Assistenza educativa e trasporto scolastico per gli alunni diversamente abili, ma sappiamo di sicuro che alcuni lavoratori sono stati licenziati dalla Cooperativa sociale Atlante e che hanno fatto per questo motivo ricorso al tribunale di Latina.

Da parte nostra esprimiamo tutta la nostra solidarietà non solo ai tre lavoratori licenziati, ma anche ai tanti lavoratori che sono vittime dell’assenza di certezze, mancando soprattutto, da parte delle amministrazioni comunali, di qualsiasi forma di sensibilità verso il loro stato, rimanendo per questo spesso alla mercé di chi li usa e poi li getta via senza minimamente preoccuparsi del loro futuro “lavorativo” e soprattutto “umano” e lasciando invece che a decidere sia, ancora una volta, un giudice di tribunale.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

La manutenzione è l’incubo della nostra città

15 Febbraio 2013

Sabato 1 febbraio abbiamo contatto il numero verde della Cofely Italia spa segnalando la presenza di un palo dell’illuminazione pubblica pericoloso per l’incolumità delle persone, in quanto presentava alla sua base dei fili scoperti. A oltre due settimanedalla segnalazione il problema non è stato risolto. E’ questo solo uno dei tanti esempi che potremmo portare all’attenzione dell’opinione pubblica a dimostrazione del pessimo stato della manutenzione nella nostra città. Nell’agosto del 2008 il comune di Formia affidò all’ATI, composta dalla Cofatech Servizi spa (poi Cofely Italia S.p.A), Consorzio Nazionale Servizi, Furlan Arcadio SRL e Palazzo Bitumi, in regime di global service per una durata di 9anni, i seguenti servizi: Conduzione, manutenzione ordinaria impianti di riscaldamento e condizionamento e assunzione della figura di terzo responsabile, servizio energia, adeguamento normativo delle centrali termiche; la manutenzione e gestione degli impianti antincendio; la manutenzione e gestione degli impianti elevatori; la manutenzione ordinaria strutture edili edifici scolastici; il servizio pulizia edifici comunali, il servizio di pubblica illuminazione e semaforica, il servizio di manutenzione del verde pubblico, il servizio di manutenzione strade e piazze.

Il prezzo iniziale dell’affidamento era di 14,4milioni di euro per 9 anni. A cui successivamente si sono aggiunti 68mila euro [DGC n.120 del 31 maggio 2012] perché alcuni edifici risultavano esclusi dal precedente affidamento.

Si aggiungono agli interventi ordinari, già pagati, gli interventi straordinari, come ad esempio quelli che hanno interessato la scuola “Rodari” di San Giulio oppure alcune piazze della nostra città. Tutti lavori che, a quanto ci risulta, sono stati dati con affidamenti diretti, cioè senza bando di gara o trattativa privata, insomma con diritto di prelazione da parte dell’ATI capeggiata dalla Cofely Italia.

Dovrebbe funzionare tutto come un gingillo e invece garantire l’efficienza dell’illuminazione pubblica nella nostra città pare essere la cosa più complicata di questo mondo, così come garantire ai cittadini strade decenti.

In particolare nelle periferie il problema si manifesta con una frequenza insolita, tanto che più volte ci sono stati segnalati guasti e malfunzionamenti, che fanno dei cittadini di periferia cittadini di serie “Z”. Aggiungiamo inoltre che mentre la qualità dei servizi scade sempre di più, i costi per le tasche dei cittadini sono aumentati in maniera esponenziale.

Ultimo aumento è avvenuto con l’introduzione della TARES.

Infatti con la bolletta, oltre alla copertura totale dei costi della raccolta dei rifiuti, è previsto anche il pagamento dei servizi indivisibili, quali ad esempio polizia locale, ufficio tecnico, anagrafe, illuminazione pubblica, istruzione, verde pubblico e manutenzione strade. Il costo dei quali è di 30centesimi per metro quadro.

Al di là del singolo caso non possiamo che sottolineare, come quanto da noi denunciato, sia la dimostrazione del fallimento della privatizzazione dei servizi di manutenzione che una volta venivano effettuati direttamente dal comune di Formia con il personale in dotazione al proprio organico e che invece oggi vengono effettuati da privati, con le inefficienze descritte e probabilmente con un aggravio di spese per le casse comunali, visto che nonostante le nostre continue sollecitazioni nessuno ci ha saputo dimostrare il contrario.

Rimane poi forte il dubbio che nulla venga fatto dal lato dei controlli sul rispetto del capitolato d’appalto, valutando anche la possibilità di rescindere il contratto in caso di inadempienza da parte dell’ATI.

Controlli che sono carenti anche per quanto riguarda il termine dei lavori di rifacimento delle piazze. Si pensi al caso della villa comunale che doveva essere consegnata alla metà dello scorso gennaio e che invece è ancora chiusa. E lo so sarà ancora per molto da quello che possiamo capire.

La nostra città è un cantiere sempre aperto e probabilmente lo sarà ancora per molto. Rimane il dubbio del chi ci guadagna dal perpetrarsi di questa situazione paradossale. Di certo non i cittadini.

Gennaro Varriale

segretario del circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il nuovo ospedale del Golfo, da sogno a incubo

11 Febbraio 2014

Nell’aprile del 2005 l’allora sindaco Bartolomeo in un’affollata conferenza stampa volle fare il punto sull’iter che avrebbe dovuto portare, di li a breve, alla realizzazione del Policlinico del Golfo, non prima di aver levato i suoi anatemi contro la giunta regionale uscente, guidata da Storace, accusata di remare contro la realizzazione dell’opera. Le sue speranze erano affidate al nuovo assessore alla sanità, nominato d’allora neo presidente delle regione Lazio, Piero Marrazzo, a cui sarebbe stato chiesto una corsia preferenziale per recuperare il tempo perduto.

Addirittura si vociferò dell’architetto Renzo Piano come progettista, in quanto lo stesso aveva studiato con l’allora ministro della salute Veronesi, la possibilità di realizzare un ospedale modello, capace di riportare l’attenzione all’essere umano che nel caso dell’ospedale non è solo il malato ma sono i suoi familiari, sono i medici, gli infermieri.

Dopo di che il nulla.

Il silenzio viene rotto nel maggio del 2007 quando l’AZIENDA UNITA’ SANITARIA LOCALE LATINA indisse un concorso di idee per la realizzazione del nuovo ospedale del golfo da realizzarsi nel comune di Formia, in località Maranola, al quale avrebbero potuto partecipare gli architetti e gli ingegneri residenti nell’Unione Europea se: liberi professionisti singoli od associati; società di professionisti; società di ingegneria; raggruppamenti temporanei / consorzi stabili costituiti dai soggetti di cui sopra. Il bando di gara si divideva in due gradi.

Il primo grado del concorso consisteva nella presentazione di una proposta di idee, in forma anonima, corrispondente con lo studio di fattibilità redatto dall’amministrazione aggiudicatrice. Tra tutte le proposte presentate, ne sarebbero state scelte 5 dalla commissione giudicatrice che sarebbero passati al secondo grado di giudizio. Nel secondo grado del concorso i progetti preliminari sarebbero stati valutati sulla base degli elementi di natura qualitativa di seguito elencati e con i pesi appresso indicati: soluzioni architettoniche: peso 60/100; soluzioni tecniche riguardanti l’efficienza energetica: peso 20/100; soluzioni tecnologiche innovative: peso 20/100. Al vincitore sarebbero andati 180mila euro, al lordo di IVA. Agli altri quattro concorrenti, se ritenuti meritevoli e individuati nell’apposita graduatoria, sarà riconosciuto cadauno un premio di 30.000,00, al lordo di IVA.

Da alcune nostri ricerche su internet abbiamo potuto appurare che i vincitori, nel maggio 2008, furono gli architetti Francesco Garafolo e Spartaco Paris in collaborazione con lo studio savb.eu.

Ora non sappiamo se ai vincitori furono corrisposti i 180mila euro del premio, ma sappiamo di certo che tale progetto non è stato mai realizzato, tanto che si è continuato negli anni a parlare di questo fantomatico “Nuovo ospedale del golfo” che al pari dell’altrettanto famosa “Pedemontana” è diventato il convitato di pietra di qualsiasi campagna elettorale, pronti ad essere gettati in pasto all’opinione pubblica.

Ma veniamo ora ai giorni d’oggi, quando dalla bocca del sindaco Bartolomeo vien fuori l’idea di acquisire l’ex-pastificio Paone per ospitare tutte le attività diagnostiche, ambulatoriali, territoriali e amministrative che attualmente sono presenti nella sede dell’ospedale. Costo dell’operazione circa 10milioni di euro.

Strana storia quella dell’ex-opificio, di proprietà della famiglia Paone, per anni è stato sede dell’omonimo pastificio, poi si è tentato di trasformarlo in un centro commerciale, peccato che pare non siano stati utilizzati gli strumenti urbanistici previsti per legge, tanto che è intervenuta la magistratura a sequestrarlo. E lo è tuttora, così come sono in corso le indagine della magistratura per appurare le responsabilità di chi ha permesso tali violazioni.

Ci domandiamo da un lato cosa si nasconda dietro questo tentativo di acquisizione, perché ai più maliziosi non sfugge che nel caso in cui verrà approvata un’idea del genere si sanerebbero tutte le difformità che la magistratura ha evidenziato e in un colpo solo la famiglia Paone si troverebbe a disposizione un capitale che attualmente è bloccato dal sequestro, stato che probabilmente si protrarrà per anni, stante il procedimento penale in corso.

E’ lecito inoltre domandarsi se la scelta sia la più opportuna, visto che nei pressi dell’ospedale si trova l’ex-opificio di Cenatiempo che pare sia in vendita.

In ogni caso pare irrealistico credere che la regione Lazio tiri fuori decine di milioni di euro, quando non riesce a garantire la conservazione del centro trasfusionale, che infatti si trasformerà, nonostante le rassicurazioni degli ultimi giorni, in un’emoteca [deposito di sangue], perdendo così quelle caratteristiche che ne hanno fatto un vanto di tutto il sud pontino.

La politica della regione Lazio soffre di “romanocentrismo”, la sanità non fa eccezioni, per cui per noi laziali di periferia rimane ben poco, tra un taglio e l’altro.

Riteniamo che sul futuro dell’ospedale “Dono Svizzero” pesi anche l’assenza di informazioni dall’interno dell’ospedale.

Possibile che la dirigenza non abbia nulla da dire in proposito? Non è questa l’occasione per fare chiarezza su quelle che è il futuro della sanità nel basso Lazio ? E non lasciarsi cullare da facili illusioni, che in entrambi i casi hanno zero possibilità di essere realizzate, in assenza di linee programmatiche chiare.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

La riqualificazione sociale degli immobili presenti sul territorio comunale

2 Febbraio 2014

Nel raccontare la storia del complesso di Marina di Castellone (albergo – ristorante – piscina – minidiscoteca), situato nel cuore di Formia, bisogna ritornare agli anni novanta, quando venne acquistato dall’avvocato Cipriano Chianese, a detta di molti il vero inventore del sistema dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici. Nel settembre del 2008 gli venne sequestrato con altri beni, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, perché considerato frutto delle sue attività criminali. Da allora è in attesa di essere assegnato.

La legge n.109 del marzo 1996 prevede che Stato possa decidere di utilizzare i beni sequestrati alla criminalità organizzata per “finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile” trasferendoli al patrimonio del comune nel quale sono presenti. L’ente locale potrà poi amministrarli direttamente o assegnarli a titolo gratuito ad associazioni, comunità e organizzazioni di volontariato.

A tal proposito è stata istituita, con la legge n. 50 del 31 marzo 2010, l’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Nella conferenza di fine anno il sindaco Bartolomeo ha chiarito le sue intenzioni sulla riqualificazione dell’albergo “Marina di Castellone”, ha infatti dichiarato di volerne fare una struttura che produce reddito.

Non sappiamo quali siano le vere intenzioni del sindaco, ma volentieri gli suggeriamo l’opportunità di utilizzare la riqualificazione dell’immobile sequestrato per farne un esperimento di socialità avanzata, così come crediamo che al patrimonio comunale debba essere acquisito l’ex dormitorio delle FS che si trova in via Rialto Ferrovia, per i motivi che spiegheremo in seguito.

Nel primo caso sarebbe buona cosa avviare da subito le procedure previste dalla normativa vigente perché il comune ne ottenga l’affidamento e poi, con finanziamenti pubblici, lo renda agibile, visto che ormai versa in un totale stato di abbandono.

Ovviamente è necessario rendere partecipe la collettività circa le opportunità che una corretta riqualificazione della struttura può dare all’intera cittadinanza, allontanando al contempo il rischio che finisca nelle mani di eventuali imprenditori-predatori che hanno messo gli occhi su tale bene.

E’ nostra convinzione che sia necessario creare uno spazio sociale “no profit” con ambienti per il “social working”, quindi con l’obbligo di svolgere attività e servizi “solidaristici, e sale-riunioni per il vasto mondo delle associazioni “no-profit”, che gravitano intorno alla nostra città.

I locali ricavati , inoltre, devono essere assegnati in maniera temporanea e a costi contenutissimi a chi li richiede, previo bando pubblico.

Potrebbe apparire un’idea scontata ma c’è bisogno di opportunità, soprattutto per chi ha idee da proporre per la collettività, ma non ha i soldi per iniziare.

Anche per l’ex-dormitorio delle FS si potrebbe pensare ad un utilizzo “sociale”, acquisendolo al patrimonio comunale con un prestito della cassa depositi e prestiti. L’immobile è in buone condizioni, restaurato circa 15 anni fa. Lo si potrebbe trasformare in ostello, prevedendo posti letto per i senzatetto e le persone in difficoltà. Sarebbero sicuramente soldi ben spesi, perché utilizzati per aiutare i tanti che vivono in questa città e hanno poco o nulla per sé.

La loro criminalizzazione non serve, anche quando possono esserci delle tensioni.

Insomma un gesto di solidarietà che sarebbe un buon viatico per una città veramente solidale, andando finalmente oltre i soliti slogan di cui si riempiono la bocca i nostri amministratori, passati e presenti.

Quello che invece deve trasformare Formia in una città solidale non sono solo i fondi per l’assistenza ai senzatetto, sempre troppo pochi, ma le sue reti, il programma di housing, l’assenza di barriere architettoniche, l’efficienza dei trasporti, la quantità e la diffusione di bagni pubblici sempre puliti e di luoghi gratuiti.

Gennaro Varriale

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

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