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Il numero 26 raccoglie i comunicati stampa del Gennaio del 2016. Nel primo abbiamo denunciato la mercificazione del sapere, con la trasformazione delle scuole in aziende. Nel secondo ci siamo occupati dell'emergenza abitativa nella nostra città e della necessità di realizzare nuovi alloggi di edilizia popolare per soddisfare la fame abitativa degli strati sociali meno abbienti. Nel terzo abbiamo sottolineato la dannosa superficialità con la quale viene amministrata la sanità regionale, ultimo in ordine di tempo la richiesta di rimborso dei ticket. Nel quarto abbiamo denunciato l’assenza di una seria politica del trasporto pubblico. Nel quinto ci siamo occupati dei tagli effettuati dalla regione Lazio nella sanità pubblica. Nel sesto abbiamo denunciato il silenzio delle istituzioni locali sui lavori di smantellamento del camino della centrale del Garigliano.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Gli Open day: «quando il marketing viene applicato alle scuole» ma non solo

24 Gennaio 2016

Negli ultimi anni, cioè da quando il mercato si è fatto spazio all’interno degli istituti scolastici, è un fiorire di Open day, evento che serve a “mostrare la merce” ai genitori dei futuri clienti.

In poche ore la scuola svela il proprio backstage, il proprio piano industriale e le qualità che la caratterizzano.

Ma chi sono i clienti? vanno dai due anni ai diciotto, vale a dire dalla classe primavera dell’asilo all’ultimo anno degli istituti superiori di secondo grado.

Passi per le scuole superiore nelle quali l’offerta formativa è effettivamente legata al tipo di indirizzo del corso di studi che lo studente sceglierà da lì a breve, ma è difficile trovare una giustificazione quando questo interessa le scuole di grado inferiore.

In questi istituti l’offerta formativa non dovrebbe essere la stessa? Perché uno studente che va ad esempio alla scuola media Vitruvio Pollione di Mola dovrebbe aver un piano di studi diverso rispetto ad uno che va alla scuola media “Pasquale Mattej” di San Pietro?

Vogliamo che ci siano studenti di serie A e studenti di serie B?

D’altronde lo conferma una recente circolare del ministero dell’istruzione che esorta gli istituti alla flessibilità didattica anche nel creare gruppi sulla base del profitto, cioè «classi di bravi e classi di asini» (fonte www.corriere.it).

Evidentemente in gioco c’è molto altro che la semplice possibilità di attirare a sé un numero significativo di clienti (o studenti).

E’ tutto il sistema scolastico ad essere scosso nella fondamenta.

Le scuole pubbliche avranno sempre meno fondi.

Dalla lettura del piano della “Buona Scuola” si legge che “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola”. Questo significa – in soldoni – che non sono previsti ulteriori investimenti pubblici e che saranno i privati ad investire sulla scuola, creando quindi scuole di serie A (per i ricchi) e scuole di serie B (per i poveri).

Non vorremmo addirittura che si arrivi a chiudere addirittura le scuole che non hanno un numero di studenti considerato sufficiente dal ministero dell’istruzione.

D’altronde da chi ha trasformato l’istruzione in merce da aspettarsi di tutto.

La scelta dei governi negli ultimi anni è quella di trasformare definitivamente le nostre scuole in aziende, capeggiate da un preside-manager dotato di poteri enormi sia sulla gestione del personale che sugli stessi contenuti della didattica, con il definitivo azzeramento delle prerogative degli organi collegiali democratici ridotti al più ad organismi da “sentire” o da “consultare”.

Il potere assegnato al dirigente scolastico, infatti, è presso che illimitato: è lui ad elaborare il Piano dell’offerta formativa “sentito il Collegio dei docenti e il consiglio d’istituto”, è lui a scegliere per chiamata diretta gli insegnanti del cosiddetto organico funzionale da un albo distrettuale, è sempre lui il titolare della valutazione dei docenti, è ancora lui a scegliersi il suo staff e ad elargire premi economici ad una parte dei docenti. Un vero e proprio dominus assoluto della scuola.

Concetti come partecipazione e condivisione sono in tutta evidenza sconosciuti al nostro presidente del consiglio e al suo governo, ancora più sconosciuti – o meglio, considerati pericolosi impacci da evitare – i concetto di diritti, regole e democrazia.

A completare l’involuzione del sistema scolastico c’è l’asservimento di interi pezzi dell’istruzione alle esigenze delle imprese. Non solo con l’esaltazione dell’alternanza scuola-lavoro ma con l’incredibile previsione della costituzione di “laboratori per l’occupabilità” in collaborazione con enti e imprese private attraverso “l’orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del Made in Italy”.

Tutto questo mentre si sottraggono non solo risorse alle scuole ma addirittura si chiede ancora agli insegnanti e al personale Ata di tirare la cinghia.

Nell’ultimo rapporto pubblicato l’ARAN – Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni – ha messo nero su bianco come dall’inizio dal 2008 gli insegnanti e al personale ATA hanno perso circa 80 euro al mese, visto che il loro contratto è bloccato dal 2009 e – tranne qualche mancia – continuerà ad esserlo ancora per molto tempo, perché i soldi – a detta del governo – non ci sono.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

L’emergenza abitativa va risolta subito

19 Gennaio 2016

Più volte abbiamo lanciato – in questi anni – l’allarme circa la necessità di realizzare nuovi alloggi di edilizia popolare per soddisfare la fame abitativa degli strati sociali meno abbienti.

Sono oltre 200 le famiglie che hanno fatto richiesta di un alloggio popolare e che da anni aspettano che qualcuno si degni di dare una risposta alla loro disperazione, aggravata da una crisi economica che toglie lavoro e reddito (in assenza di politiche occupazionali degne di nota).

Non è dato invece sapere invece il numero di famiglie che è a rischio sfratto, in quanto non ci sono dati disponibili.

Di certo il problema esiste, visto che dicembre scorso è stata pubblicata sul sito del comune di Formia la determinazione n.603/2015 avente come oggetto “Contributo economico straordinario primo ricovero per nucleo familiare sfrattato”, con la quale l’allora dirigente del settore Servizi Sociali e Integrazione Socio Sanitaria, stanziava 1500 euro per di sostenere il nucleo familiare in questione nel pagamento delle spese per un alloggio provvisorio e temporaneo, in attesa di altra e definitiva soluzione per un periodo presunto di mesi 4.

Al di là del singolo caso – comunque grave – la lettura della determinazione n.603/2015 ci aiuta a far emergere una realtà drammatica, spesso dimenticata.

Infatti nella nostra città – è scritto a chiare lettere nella determinazione – esiste una gravissima emergenza abitativa e che questa sta colpendo duramente molti nuclei familiari anche con figli minori, tanto grave da aver assunto i connotati di una vera e propria emergenza sociale.

Lo conferma il fatto che esiste una lunga lista di cittadini di attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica.

Questa fame di edilizia popolare non può essere soddisfatta in quanto l’attuale patrimonio di edilizia residenziale pubblica non è sufficiente, neanche nei casi in cui è stato effettuato uno sfratto esecutivo.

Sia presso i Servizi Sociali comunali che presso la Segreteria del Sindaco vengono rappresentate “drammatiche situazioni di emergenza che possono sfociare in gravi condizione di rischio per la salute dei cittadini coinvolti e in molti casi anche per i minori, soprattutto con l’approssimarsi della stagione fredda”, a causa dell’impossibilità di pagare l’affitto.

Molti nuclei familiari sono alle prese con intimazione di sfratto o con sfratto esecutivo per morosità pregresse per l’impossibilità di pagare l’affitto in quanto alle prese con difficoltà economiche.

Gli sfratti sono infatti una delle principali componenti del dramma sociale dell’emergenza abitativa e nell’ultimo decennio hanno fatto registrare una preoccupante ascesa.

Veniamo anche a conoscenza che è stata firmata dal sindaco un’ordinanza sindacale “con la quale, al fine di sopperire all’emergenza prima evidenziata e nelle more di reperire, con procedure di evidenza pubblica, alcuni alloggi per sostenere le famiglie in difficoltà, ordina che per i nuclei familiari colpiti da sfratti senza alcuna possibilità di alloggio, situazione di persistente mancanza di condizioni alloggiative minime, nuclei familiari con bambini, in via provvisoria e temporanea vengano accolti in strutture alberghiere”.

L’assenza di interventi per dare una casa a chi non se la può permettere non si può che intendere è in fin dei conti figlia dell’attuale pensiero dominante che vede lo stato sottrarsi alle proprie responsabilità per dare spazio al libero mercato. A pagare le conseguenze di ciò sono i ceti meno abbienti abbandonati al loro destino, spesso costretti ad elemosinare qualche spicciolo – non solo in senso economico – per sopravvivere.

Questo fenomeno non riguarda più solo i disoccupati ma anche chi pur lavorando (e sono tanti) percepisce un reddito inferiore alla soglia di povertà, i cosiddetti “working poor”.

Quella degli sfratti e, più in generale l’emergenza abitativa, è un dramma sociale che va peggiorando di giorno in giorno e lede i diritti delle persone. Le istituzioni sono chiamate a dare risposte strutturali, prima di tutto con un piano di edilizia popolare, di cui crediamo debba farsi portavoce l’attuale amministrazione.

Non bastano le mance che vengono elargite dagli enti locali, vedi la graduatoria del “piano d’intervento per il sostegno abitativo” pubblicato sull’albo pretorio comunale che ha riguardato la concessione di in contributo di 2mila euro a 39 famiglie del sud pontino.

Nel frattempo a chi vive il dramma abitativa chiediamo di non mollare e di esternare la proprio rabbia con maggior vigore, affinché giungano delle risposte nell’immediato.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

La regione Lazio ne combina un’altra ai danni dei cittadini

14 Gennaio 2016

Veniamo ai fatti: la Regione sta provvedendo ad inviare avvisi bonari relativi agli anni 2009 e 2010 in quanto a suo avvisto ci sono cittadini che hanno usufruito delle esenzioni ticket per prestazioni specialistiche (esami) e farmaceutiche (farmaci) senza averne alcun diritto, poiché il loro reddito era superiore a quanto previsto dalla legge e quindi non vi era – per loro – la possibilità di poter beneficiare dall’esonero dal pagamento della prestazione richiesta.

Peccato che l’avviso bonario non contenga le indicazioni specifiche delle prestazioni specialistiche erogate, ma solo l’indicazione del presidio ospedaliero, né tanto meno le indicazioni specifiche sui farmaci utilizzati nel 2009.

In entrambi i casi la giustificazione adottata dalla regione Lazio è che tale scelta è stata imposta dai vincoli in materia di privacy.

Per cui il cittadino – per avere chiarimenti – nel primo caso dovrà rivolgere gli uffici regionali che provvederanno alla consegna di un documento più analitico, contenente: – la ricostruzione puntuale del reddito della famiglia fiscale di riferimento, come desunto dai dati dell’anagrafe tributaria; – la puntuale indicazione delle prestazioni effettuate”.

Nel secondo caso invece sarà necessario scrivere ad una casella di posta indicando il numero di pratica da cui poter risalire a quale tipo di farmaco si fa riferimento.

Facile domandarsi se spedire una raccomandata – con allegato tutti i chiarimenti del caso – sarebbe stato un’operazione così difficile?

Insomma – come al solito – dovrà essere il cittadino a doversi sobbarcare l’onere di dover verificare che quanto è richiesto dalla regione Lazio è in realtà dovuto.

Ovviamente nel caso in cui è coinvolto un anziano l’operazione diventa ancora più onerosa, non fosse altro che sono passati dai cinque anni ai sei anni da quando è stato commesso il presunto abuso e valla a trovare la documentazione che attesti che le prestazioni – di cui si chiede il pagamento – è reale e non l’invenzione di qualche oscuro funzionario della regione Lazio.

Il pagamento deve inoltre avvenire entro 30 giorni – poi divenuti a 90 – dalla ricezione della contestazione, per non incappare in ulteriori sanzioni.

D’altronde ci risulta che il numero verde attivato nemmeno funzioni, essendo il più delle volte irraggiungibile, chissà come mai.

Eppure non sarebbe stato difficile evitare tale incresciosa situazione.

Sarebbe infatti bastato un semplice incrocio di dati. Non difficile visto i tanti soldi che vengono spesi per l’informatizzazione degli uffici pubblici.

Lo stesso Zingaretti – davanti al montare delle proteste – ha dovuto ufficialmente chiedere scusa per il caos e per i disagi immensi derivanti dagli errori e dai disguidi che hanno caratterizzato l’operazione.

Ancora una volta l’amministrazione guidata dal democratico Zingaretti si dimostra inadeguata a offrire ai propri concittadini dei servizi all’altezza di quanto è dovuto loro, non fosse altro che per le tasse che pagano.

Evidentemente la politica spot fatta di inaugurazioni “mordi e fuggi” non paga.

D’altronde in questo si è comportato grosso modo come chi lo ha preceduto, cioè la Polverini, che molti ancora si “sognano di notte” per i danni che ha causato alla “cosa pubblica”.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

COTRAL: L’assenza di una seria politica del trasporto pubblico genera mostri

10 Gennaio 2016

Siamo alle solite: Non si fa in tempo a festeggiare l’anno che ti sei lasciato alle spalle con tutti i suoi problemi, che gli amministratori della COTRAL ne combinano un’altra delle loro, cambiando l’orario dei autobus, con una significativa riduzione delle corse.

Peccato che questo abbia significato la rovina per molti pendolari, molti sono lavoratori,che ahi noi utilizzano i mezzi pubblici per i loro spostamenti.

Eppure alla Pisana pare avessero fatto di tutto per invertire un trand sempre più negativo, fatti di debiti e di disservizi.

Il presidente Zingaretti aveva annunciato trionfalmente – nel maggio 2015 – che nel triennio 2015-2017 la regione Lazio sarebbero stati investiti 116 milioni di euro, con 415 nuovi pullman e 104 nuovi assunti, per il potenziamento del servizio di trasporti pubblico regionale.

L’assessore regionale ai trasporti Civita addirittura parlava dell’aumento dell’offerta e di un miglioramento del servizio.

Passando però dal fantastico mondo disegnato da Zingaretti alla realtà di tutti i giorni è facile accorgersi che le cose non stanno come le ha dipinte il presidente della regione Lazio e quindi tocca per l’ennesima volta denunciare che il servizio di trasporti pubblici laziale è allo sfascio, confermati in ciò dalla recente denuncia degli autisti della COTRAL sullo stato disastroso in cui versa il parco autobus che sono costretti a guidare.

Eppure è passato già un anno e di investimenti almeno nel territorio pontino se ne vedono pochi e probabilmente fatti anche male.

D’altronde i problemi sono cronici, motivo per i quali vanno affrontati con la dovuta serietà e non alla scordata, come si suole dire, confidando cioè che gli utenti si abituino – come hanno sempre fatto – ai nuovi disservizi di cui sono vittime.

Se l’intento è quello di aspettare che le acque si calmino per continuare a distruggere il servizio di trasporto pubblico, fino al punto da gettare le basi per la sua privatizzazione, ci stanno riuscendo.

E’ inspiegabile altrimenti che si continuino a pagare degli amministratori per distruggere un’azienda pubblica.

E’ necessario cambiare rotta.

Ciò significa dotarsi di un serio piano di riorganizzazione del servizio di trasporti pubblico e quindi da un lato aprire i cordoni della borsa e dall’altro è necessario prevedere il coinvolgimento dei lavoratori e dei cittadini, gli unici a conoscere quali sono veramente i problemi del trasporto pubblico laziale.

Limitando invece lo sguardo alla sola situazione di Formia ci preme sottolineare lo stato di abbandono in cui versa il capolinea dei pullman che attualmente si trova al Molo Vespucci.

Che poi chiamarlo capolinea è un azzardo, vista l’assenza di una qualsiasi segnalazione che lo identifichi come tale. Nemmeno una pensilina hanno avuto modo di installare. Continua anche a mancare un ufficio informazioni, così che diventa impossibile per chi vuole sapere come fare per raggiungere la sua destinazione.

E’ vero che esiste un sito internet molto efficiente ma è anche vero che non tutti sono dotati di una connessione internet mobile.

Così come non è previsto un luogo adeguato per il personale della COTRAL che sosta nell’area in attesa di prendere servizio.

In tal senso è assurdo che la struttura prefabbricata posta nell’area portuale in concessione al Comune di Formia – e inaugurata in pompa magna dall’attuale amministrazione comunale – non sia stata mai aperta.

Un mistero che è costato – a noi cittadini – 18mila euro + IVA.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il Pd nuoce gravemente alla nostra salute

8 Gennaio 2016

La Regione Lazio ha approvato – nei giorni scorsi – il bilancio previsionale per il triennio 2016 – 2018, nel quale ha trovato spazio un ampio capitolo dedicato alla sanità.

Infatti è stato previsto:la razionalizzazione delle ASL che passeranno da 12 a 10 nell’immediato per arrivare poi a 8 dal luglio 2017; la pubblicazione sui propri siti istituzionali delle ditte appaltatrici e dei soggetti beneficiari dei finanziamenti destinati ad interventi di edilizia sanitaria e tecnologie sanitarie; l’istituzione di un servizio permanente di interesse regionale inerente alla reintegrazione familiare e sociale del paziente post-comatoso per il cui svolgimento la Regione si avvale anche della collaborazione di associazioni di volontariato operanti nel settore; sul fronte degli avvisi bonari inviati nell’ambito dell’operazione di recupero dell’evasione fiscale sui ticket sanitari, si potranno rateizzare gli importi superiori ai 500 euro.

Dietro tutte queste belle parole si nasconde una realtà ben diversa, che ben presto i cittadini impareranno a pagare sulla loro pelle. Quando infatti si ammaleranno, cosa che capiterà prima o poi un po’ a tutti , si accorgeranno che dovranno pagare la sanità con i soldi risparmiati con le tasse che Renzi ha tolto (ad esempio quelle sulla prima casa).

D’altronde il giochetto è ormai chiaro: da una parte il governo Renzi annuncia la riduzione di alcune tasse e dall’altra, anche per finanziare le minori entrate, taglia pesantemente la sanità pubblica.

In questo modo chi non è ricco (cioè la stragrande maggioranza delle persone) ne esce svantaggiato, poiché non può permettersi la sanità a pagamento, e l’impatto negativo della riduzione delle prestazioni sanitarie gratuite sarà più forte dei vantaggi resi possibili dalle politiche fiscali del governo.

Renzi parla di “razionalizzazione” della sanità, ma in realtà colpisce – dritto al cuore – il diritto alla salute, il lavoro e, con essi, il cuore della Costituzione.

In questo senso vanno i tagli al servizio sanitario nazionale, che saranno ben 21,2 miliardi da qui al 2019.

Nel solo 2016 ci saranno 2,1 miliardi in meno rispetto al previsto, infatti il fondo sanitario salirà dagli attuali 109,7 a 111 miliardi. Ma il Def e l’intesa Stato-Regioni prevedevano – prima dell’effetto Renzi – che salisse a 113,1 miliardi.

Al di là delle rassicurazioni del presidente del consiglio, metteranno mano ulteriormente, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, al numero dei posti letto ospedalieri, agli ospedali veri e propri, ai servizi sanitari territoriali, ai ticket.

A questa porcheria va aggiunto il provvedimento sulla appropriatezza prescrittiva, una sorta di minaccia ai medici di prescrivere poche analisi, risonanze e tac. Il tutto per spingerci a crepare se poveri o pagare ticket esosi, o andare verso il privato e pagare, perché i buoni padroni renziani arricchiscano di più sulla nostra pelle.

Inoltre il governo se la prende con le lavoratrici e i lavoratori della sanità, programmando il blocco in primo luogo dei turnover (ovvero non sostituendo chi va in pensione) e licenziando il personale precario.

Così come consideriamo insufficiente la proroga di tre anni dei contratti dei precari effettuata dal presidente Zingaretti.

Colpire i lavoratori della sanità significa colpire la sanità, poiché in diversi territori sarà impossibile fornire persino i servizi minimi.

Ancora peggio ora che dal 25 Novembre scorso deve essere pienamente applicata la direttiva europea 88/2003 sull’orario di riposo e di lavoro dei medici (e sanitari) dipendenti (il riposo giornaliero di 11 ore, ogni 24 ore lavorate, secondo la UE).

Si rischia cioè di non avere medici sufficienti in corsia.

Eppure continuano a raccontarci un sacco di balle, compreso che i tagli non mettono a rischio la nostra salute.

Già ora la situazione è drammatica.

Lo sa bene chi è costretto a prenotare una visita specialistica ed è costretto ad attendere mesi, prima di poterla eseguire, a meno che non si rechi da un privato convenzionato.

La distruzione della sanità pubblica a vantaggio di quella privata è l’obbiettivo che si sono prefissi i governi che in questi anni hanno fatto della nostra salute una merce.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Centrale Nucleare del Garigliano:ancora nessuna risposta

2 Gennaio 2016

Lo scorso agosto abbiamo denunciato il silenzio delle istituzioni locali sui lavori di smantellamento del camino della centrale del Garigliano.

Lavori che – da quanto ci risulta – sono stati aggiudicati ad un raggruppamento di imprese che vede come MANDATARIA la GENERAL SMONTAGGI SPA e come MANDANTI: la FTC DI TARANTINO ROCCO & C. SNC, la COMIE SRL, la PENTA SYSTEM SRL, la GRIEC. AM SRL e la DAMA SRL.

Ebbene sono passati altri quattro mesi e il silenzio ha continuato a caratterizzare l’argomento.

Nessuno, ma proprio nessuno, si è degnato di rispondere ai quesiti che nell’occasione avevamo posto: quali sono i criteri di sicurezza adottati; le condizioni di lavoro nelle quali opera il personale che si sta adoperando per l’operazione di smantellamento; qual’è il piano di evacuazione nel caso in cui durante il processo di smantellamento del camino capitino degli inconveniente tali da mettere a rischio la salute delle persone che abitano nei dintorni della centrale nucleare del Garigliano, che seppur dismessa rimane comunque un pericolo.

L’ultimo “Tavolo della Trasparenza” riguardante lo smantellamento della ex centrale nucleare del Garigliano” si è tenuto il 2 dicembre 2014 e poi nulla più.

E’ quanto scritto in un nota del Comitato Antinucleare Garigliano pubblicata il 2 Novembre 2015.

Il “Tavolo della Trasparenza” venne costituito – con la delibera di G.R. n. 163 del 29/4/2011, integrata poi dalla delibera di G.R. n. 428/2011 – presso la Regione Campania – nel 2011 – “al fine di adottare un metodo di informazione e di partecipazione tra il livello centrale e locale nel corso della procedura di decommissioning (smantellamento) della Centrale elettronucleare del Garigliano, la messa in sicurezza del sito e tutte le problematiche connesse”.

Dalla lettura del sito http://tavolotrasparenza.regione.campania.it/ apprendiamo che il Tavolo della Trasparenza è presieduto dal Presidente della G.R. o dall’Assessore all’Ambiente e vi partecipano il Capo di Gabinetto, i rappresentanti dei Settori regionali Tutela dell’Ambiente, Protezione Civile, Attività Produttive, i rappresentanti dei Ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e della Salute, della Prefettura di Caserta, dell’ISPRA, dell’ARPAC, del Parco Regionale di Roccamonfina, dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, dei Comuni di Sessa Aurunca, di Cellole, di Roccamonfina, di Castelforte, di SS. Cosma e Damiano, di Minturno, di Formia, di Gaeta e di Spigno, da un delegato di Legambiente, del WWF e del Gruppo Sociale S. Castrese.

Le attività di supporto e il raccordo con i vari Enti venivano assicurate da una Segreteria tecnica composta da 2 dipendenti del Settore Tutela dell’Ambiente.

Con decreto del Presidente della G.R. n. 253 del 11/11/2011 sono stati nominati i componenti del Tavolo, come individuati dagli enti di appartenenza, ed è stato approvato il Disciplinare per il suo funzionamento. L’ultimo rapporto sullo stato della radioattività dei territori circostanti la Centrale del Garigliano (SOGIN ) è datato 2013.

D’altronde secondo il piano della Sogin, la società interamente di proprietà dello stato italiano, il costo del decommissioning di tutte le centrali e degli impianti nucleari italiani, comprensivo dell’avanzamento fisico dello smantellamento, del riprocessamento del combustibile, del mantenimento in sicurezza degli impianti e dei costi generali, è pari a 6,5 miliardi di euro.

Dal 2001, anno d’inizio della sua attività, e fino alla fine del 2013, Sogin ha sostenuto attività per un totale di 2,6 miliardi di euro. I 3,9 miliardi di euro rimanenti sono i costi pianificati per la conclusione del piano di smantellamento.

Dalla lettura del sito della Sogin (www.sogin.it) apprendiamo che i principali cantieri in attività presso la centrale nucleare del Garigliano – al 30 novembre 2015 – sono: (1) la realizzazione RadWaste (l’attività riguarda la realizzazione del nuovo sistema di trattamento degli effluenti liquidi radioattivi della centrale, denominato RadWaste); (2) lo smantellamento del camino e realizzazione del nuovo punto di scarico (L’attività riguarda la decontaminazione e demolizione del camino della centrale e la realizzazione di un nuovo camino. É stato realizzato, fra l’altro, un robot per le operazioni di scarifica delle pareti interne e un mock-up del camino per il collaudo di sistemi e macchinari e la formazione del personale); (3) lo smantellamento internals, vesssel e sistemi dell’edificio reattore (L’attività riguarda gli interventi di smantellamento necessari alla rimozione dei componenti del sistema di “spruzzamento nocciolo” e delle pompe del sistema di trattamento delle acque del demineralizzato nelle aree esterne alla sfera di contenimento dell’edificio reattore); (4) la stazione centralizzata taglio-decontaminazione e stazione rilascio materiali (L’attività riguarda l’adeguamento della piazzola su cui sono collocati i container prefabbricati del Box Counter System. L’obiettivo è rendere l’area idonea al transito dei carrelli elevatori e alla movimentazione dei contenitori/fusti); (5) i lavori di ristrutturazione del locale Officina Calda e trattamento rifiuti (L’attività riguarda la ristrutturazione dei locali Officina calda e le attività di supercompattazione e trattamento dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività di bonifica trincee e dallo smantellamento degli impianti).

In tutto questo chi è che difende la nostra salute?

Evidentemente il giro di soldi che c’è dietro la gestione dello smantellamento delle centrali nucleari è riuscito nel compito di silenziare la politica, ormai sempre più prona agli interessi dei gruppi di potere che dominano la nostra povera Italia.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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