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Il numero 43 raccoglie i comunicati stampa del Giugno del 2017. Nel primo articolo abbiamo denunciato cosa si nasconde dietro la privatizzazione del servizio idrico dell'ATO4 – Lazio Meridionale. Nel secondo articolo abbiamo raccontato l’incredibile settimana di un lavoratore che utilizza gli autobus della COTRAL per andare al lavoro. Nel terzo articolo abbiamo denunciato i pessimi risultati che si sono avuto con il diritto all’acqua diventato merce. Nel quarto articolo abbiamo ricordato di quali detrazioni fiscali possano godere gli inquilini delle case popolari. Nel quinto articolo abbiamo denunciato l'assoluta gravità dell'ennesima aggressione ad un lavoratore della Formia Rifiuti Zero. Nel sesto articolo abbiamo raccontato quali misteri si celino dietro la privatizzazione della manutenzione del verde. Nel settimo articolo abbiamo chiesto chiarimenti - all'amministrazione comunale - circa la presenza di migranti all'interno del centro del sistema di Raccolta dei Rifiuti cittadino gestito dalla Formia Rifiuti Zero

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Acqualatina, tutti i nodi vengono al pettine

30 giugno 2017

n questo ultimo mese – con lo scoppio della crisi idrica – abbiamo assistito allo strano fenomeno della migrazione di partiti e di consiglieri comunali dal carro degli strenui difensori di Acqualatina al carro dei nemici più acerrimi della stessa. E’ chiaro che tale scelta non è assolutamente dettata dalla sincera intenzione di strappare alla società italo-francese – tra l’altro di proprietà per il 51% dei comuni dell’ATO4 – la gestione del servizio idrico, ma da puro calcolo politico. Oggi – visti i danni causati – la “malagestione” targata Acqualatina è indifendibile ed allora risulta loro più comodo gettarsi alle spalle un quindicennio fatto di totale adesione al modello privatistico – con i suoi sprechi e con i suoi aumenti esponenziali delle bollette – che lo ha caratterizzato.

D’altronde la stessa idea di alcuni comuni dell’ATO4 di voler acquistare le quote – il restante 49% – in mano ad Idrolatina – società controllata dalla francese Veolia lo dimostra. Questa operazione che loro chiamano ripubblicizzazione, noi non abbiamo paura di chiamarla truffa. Infatti la società Acqualatina non deve semplicemente cambiare padrone, ma deve essere sciolta e l’acqua deve ritornare nella titolarità dei comuni dell’ATO4.

Il modello che ritiene più corretto ed efficace è un’azienda speciale, cioè un ente pubblico senza scopo di lucro definito quale “ente strumentale” dell’ente locale dotato di personalità giuridica, di autonomia imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal consiglio comunale. Modello che tuttora è consentito dalla vigente normativa, nonostante i tentativi del partito democratico e dei suoi alleati di metterlo fuorilegge.

La prima mossa è l’approvazione da parte del consiglio comunale di Formia di una deliberazione con la quale comunicare alla Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato4 – Lazio Meridionale la decisione del nostro comune di rescindere immediatamente dal contratto che lo lega ad Acqualatina e la contemporanea ripresa in carico gli impianti di sua proprietà. In realtà l’operazione venne già autorizzata nel 23 Novembre 2007 con l’approvazione da parte del consiglio comunale di allora – maggioranza di centrosinistra – di una proposta di deliberazione di iniziativa popolare, ma poi venne sospesa dal TAR di Latina a seguito di una richiesta di sospensiva da parte della provincia di Latina, allora guidata da Armando Cusani. E poi più nulla.

Già sappiamo bene cosa ci verrà risposto dai “falsi nemici” di Acqualatina e ciò che quanto da noi prospettato è irrealizzabile perché non è possibile rescindere il contratto che lega il nostro comune ad Acqualatina, ma come ci insegna la politica tutto è possibile. Basta volerlo. La stessa convenzione di gestione – che disciplina i rapporti tra i comuni e Acqualatina – non è immutabile, tant’è che è stata modificata nel corso degli anni. L’ultima è infatti datata 2012 e porta l’illustre firma di Armando Cusani, – per la parte pubblica in qualità di presidente della provincia di Latina- e dell’ex Pci, Pds, Ds, Pd, Luigi Raimondo Besson – per la parte privata – in qualità di amministratore delegato di Acqualatina.

E proprio con l’acqua che probabilmente si è avviato il processo politico di avvicinamento tra Forza Italia e il Partito Democratico, tanto che oggi in molte realtà locali – ultima Gaeta – sono al governo insieme.

Ebbene davanti alle pretese di bloccare il processo di riappropriazione del bene Acqua consigliamo ai consiglieri comunali di spogliarsi del ricatto della loro appartenenza politica e di pensare a tutelare i loro concittadini, ormai stremati da una crisi idrica sempre più pesante. Non ci sono più scuse per rimandare la ripubblicizzazione dell’acqua, a meno che non si voglia giocare su più tavoli.

Lo vediamo in queste ore con l’amministratore delegato che – con la scusa della crisi idrica – è andato a bussare a denari da Zingaretti. Ed allora viene anche il dubbio che la crisi sia stata creata ad arte proprio per premere sulla regione Lazio per ottenere denaro pubblico, visto che Acqualatina confessa di non avere soldi per gli investimenti.

Ed allora ecco che l’acqua torna ad essere nuovamente merce di scambio tra i partiti che dominano da anni le nostre disgraziate terre.

Insomma la quadratura del cerchio del processo di spoliazione delle comunità locali dei propri beni, che prende il nome di “privatizzazione”.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

L’incredibile settimana di un lavoratore che utilizza gli autobus della COTRAL per andare al lavoro

23 giugno 2017

Nel suo caso un tabacchino. L’acquisto dei biglietti è avvenuto fortunatamente senza alcun problema. Subito dopo ha consultato il sito della COTRAL per capire qual era la corsa che avrebbe fatto al caso suo. E’ rimasto favorevolmente colpito dalla facilità con la quale è riuscito a farlo. Ha inoltre scoperto che era disponibile anche l’app da installare sul proprio telefonino, in modo da poter consultare l’orario degli autobus anche lontano da casa. Operazione che ha subito effettuato. Il tempo di un click è sul suo telefonino giganteggiava il nuovo logo della Cotral.

L’unica pecca è l’assenza dell’indicazione del costo del biglietto.

Comunque il giorno dopo aver acquistato i biglietti e identificato la corsa da utilizzare per arrivare al lavoro si è quindi recato alla fermata più vicina. In perfetto orario si è materializzato l’autobus e quindi vi è salito sopra. Prima operazione che ha fatto è stata quella di obliterare il biglietto e poi di prendere posto.

Quest’ultima operazione è stata favorita dall’assenza degli studenti, che a quell’ora di solito affollano i mezzi pubblici.

Durante il viaggio ha notato che molte fermate non erano segnalate, ma comunque il viaggio è avvenuto senza grossi scossoni, anche grazie alla guida attenta dei vari autisti che si sono succeduti alla guida durante la settimana. Arrivato nei pressi della destinazione ha prenotato la fermata e quindi è sceso dall’autobus. Le operazioni di viaggio descritte si sono ripetute per i cinque giorni lavoratori della settimana, sia all’andata che al ritorno. Tutto bene ciò che finisce bene? Ebbene no. Infatti il lavoratore si è molto lamentato dello stato degli autobus. Infatti non solo erano vecchi, almeno di una decina d’anni, ma presentavano anche una lunga serie di problemi, in particolare – a suoi dire – i sedili non erano solo sporchi ma anche rovinati, probabilmente a causa dell’usura del tempo. E poi: i martelletti da utilizzare per rompere i vetri in caso di emergenza erano inesistenti, molti dei pulsanti per prenotare la fermata erano rotti, gli indicatori della fermata prenotata erano guasti, le uscite di emergenza erano in apparenza inutilizzabili o quantomeno manomesse, in alcuni casi erano presenti i cartelli indicanti l’obbligo di indossare le cinture di emergenza ma in molti altri casi no, i monitor erano spenti. Inoltre la strumentazione di bordo degli autobus presentava tutta una serie di imperfezioni strutturali, come ad esempio viti mancanti, pannelli di plastica che erano in parte staccati, ma che comunque lo hanno impressionato.

Senza trascurare la totale impossibilità per persone con disabilità e a ridotta mobilità di prendere l’autobus. Ha scoperto che è possibile solo su prenotazione (con un preavviso minimo di tre giorni lavorativi).

Insomma lo stato del trasporto pubblico – al di là dei proclami entusiastici dell’attuale presidente della regione Lazio e del suo staff – è ancora pessimo. Evidentemente siamo ancora una volta di fronte alla politica del dire più che alla politica del fare. E’ inutile annunciare in maniera trionfalistica che si sta lavorando per migliore la rete dei trasporti pubblici, quando questo nella realtà non avviene.

Evidentemente per il presidente Zingaretti il sud pontino è troppo lontano dalla Pisana per meritarsi la sua attenzione.

E questo anche grazie ai suoi referenti locali, che troppo impegnati a servirlo e riverirlo si sono dimenticati che i cittadini del sud pontino hanno diritto a delle risposte, in particolare proprio per quanto riguarda l’efficienza dei servizi pubblici, che ormai sono ridotti ai minimi termini.

Ricordiamo lo stato di abbandono in cui versa il capolinea dei pullman che attualmente si trova al Molo Vespucci di Formia. Che poi chiamarlo capolinea è un azzardo, vista l’assenza di una qualsiasi segnalazione che lo identifichi come tale. Nemmeno una pensilina hanno ancora avuto modo di installare per proteggere gli incauti passeggeri. Eppure è passato un’eternità e l’incarico della progettazione è stato già dato.

E’ ora di cambiare rotta, prima che sia troppo tardi, cioè per non doverci poi lamentare una volta che i servizi pubblici vengano messi sul mercato, così come è stato fatto con l’acqua.

Ed allora non basteranno le lamentale sui socialnewtork per evitare il peggio.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Quando il diritto all’acqua diventa merce i risultati sono questi !!!

15 giugno 2017

Ci voleva l’ennesima crisi idrica per attirare l’attenzione e la rabbia dei cittadini su quello che è ormai diventato il più “grave problema” sociale del territorio: quello dell’acqua. Una crisi sociale oltre che idrica, che colpisce indistintamente tutti i cittadini e le abitazioni dei quartieri e delle frazioni più popolari di Formia e Gaeta e che rende esplicito, una volta per tutte, il risultato del complotto di privatizzazione ordito ai danni della collettività da politicanti spregiudicati e multinazionali senza scrupoli.

Una società come Acqualatina che ha prodotto utili per 18milioni di euro, non si fa scrupolo alcuno nel lasciare senza acqua migliaia di persone, che hanno loro malgrado pagato le bollette, aggiungendo alla beffa il danno.

Da più di 13 anni la società Acqualatina spa, in concorso con il maggior numero di esponenti politici comunali e provinciali, vuoi per collusione vuoi per inerzia, vessa i cittadini con tariffe esagerate e disservizi insopportabili, rimanendo impunita e continuando a speculare sulla risorsa pubblica per eccellenza perché naturale: l’acqua.

La difficile situazione a cui oggi sono costretti non solo i cittadini di Formia, determina, nonostante gli sbandierati provvedimenti da emergenza civile, dirette ripercussioni sulle condizioni di salute ed igienico sanitarie delle famiglie, in particolare per quelle meno abbienti, e per tutte quelle attività commerciali e artigianali che non possono permettersi di installare un autoclave e vedono così seriamente compromesso il proprio reddito vitale.

E quindi, PER L’ENNESIMA VOLTA, è sotto gli occhi di tutti noi il risultato della privatizzazione del servizio idrico, che sino ad oggi ha solo determinato aumenti spropositati delle tariffe, disservizi e inefficienza conclamata, in totale contrapposizione con quei CRITERI che invece la legge impone ovvero: EFFICIENZA , ECONOMICITA’, TRASPARENZA ed EFFICACIA.

Oggi che la crisi idrica diventa strumento di campagna elettorale, hanno la faccia tosta di parlare anche gli esponenti del PD, di FI o dell’UDC, che per anni si sono spartiti posti nel consiglio d’amministrazione di Acqualatina, a suon di stipendi da nababbi, e addirittura si lamentano del fatto che Acqualatina avrebbe potuto fare quegli investimenti necessari per impedire la crisi idrica che oggi imperversa nella nostra città, perché ha chiuso in utile il bilancio 2016.

Ora che la rabbia dei cittadini ha raggiunto livelli insostenibili anche per una città come Formia, che alla lotta ha sempre preferito una rassegnata fatalità, ecco arrivare nelle vesti di novelli censori di Acqualatina addirittura personaggi/e che fino a ieri, pur ricoprendo incarichi amministrativi, non muovevano un solo dito in favore dei comitati per la ripubblicizzazione del servizio, pur di difendere le loro poltrone e mantenere inalterati i loro incarichi.

E’ bastato semplicemente far finta che tutto andasse bene per causare l’attuale disastro. Nessuno di loro – a nostra memoria – ha mai alzato un dito per chiedere conto dei danni che la sciagurata gestione della società mista stava causando alla nostra città, in termini di mancati investimenti e di bollette fuori controllo. Eppure sarebbe stato un loro dovere, visto che erano seduti in giunta e nell’aula consiliare per difendere gli interessi della nostra comunità e non per ubbidire agli ordini dell’amministratore – padrone di turno.

A questa putrida rappresentazione della storia politica locale, non sfuggono nemmeno i sinistri rappresentanti assettati nel consiglio comunale, che per anni hanno portato linfa e dato corpo alle politiche del partito democratico che tutto ha fatto, tranne che imporre la svolta al corso di Acqualatina.

Oggi, anche a taluni rappresentanti della sinistra (MDP-SI), artefici della politica del niente, senza tema di smentita, possiamo dire: Tacete!

Ogni volta che la volontà popolare si è espressa, referendum o delibere di iniziativa popolare, i nostri politici da tre soldi hanno brigato per disinnescare qualsiasi effetto che potesse disturbare il placido corso degli affari di Acqualatina. Salvo poi, ogni volta che si presentava il problema, costernarsi, indignarsi e gettare la spugna con finta dignità, magari affidando tutto a una “task force” o “gruppo di lavoro”, puntualmente finiti nel nulla.

La resistenza contro Acqualatina deve trovare concretezza nell’immediato boicottaggio del pagamento delle bollette per poi continuare con la rescissione del contratto con la società da parte del comune di Formia, solo allora ci sentiremo nuovamente cittadini e non sudditi.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Detrazioni fiscali per gli inquilini delle case popolari

13 giugno 2017

Secondo la legge 80/2014, art. 7 commi 1 e 2, è prevista una DETRAZIONE FISCALE sull’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) per gli inquilini delle case popolari (ATER, ALER, IACP) o degli alloggi in “social housing”. La detrazione riguarda i redditi relativi al triennio 2014-2016 e può produrre l’azzeramento o una forte riduzione dell’affitto.

Per il 2017 è importante che tutti gli assegnatari presentino il Modello 730. Infatti l’inquilino di casa popolare o comunale di Edilizia Residenziale Pubblica: a) se con reddito inferiore ai € 15.493,71 ha diritto a una detrazione di imposta di € 900; b) se con reddito a partire da € 15.493,72 fino a € 30.987,41 ha diritto a una detrazione di imposta di € 450.

La detrazione di imposta di cui si ha diritto non può essere superiore all’IRPEF da pagare.

Facciamo alcuni esempi (recuperati da internet): 1) Pensionato titolare di assegno al minimo: Reddito 2016: 6.531 euro – Irpef pagata: 0 – Rimborso possibile: 0; 2) Persona singola attualmente disoccupata senza familiari a carico: Reddito 2016: 9.122 euro – Irpef pagata: 749 – Rimborso possibile: 749; 3) Pensionato con un familiare a carico: Reddito 2016: 15.882 euro – Irpef pagata: 2.446 – Rimborso possibile: 450; 4) Lavoratore dipendente (operaio) con un figlio a carico: Reddito 2016: 22.036 euro – Irpef pagata: 3.166 – Rimborso possibile: 450.

Le detrazioni d’imposta si potranno ottenere recandosi presso un CAF, dove sarà possibile compilare la Dichiarazione dei redditi (Modello 730), che questo anno deve essere presentata entro il 23 luglio 2017.

Importante! La legge non prevede la dimostrazione del pagamento dell’affitto. Ma è necessario che gli inquilini portino con sé: il CONTRATTO DI LOCAZIONE che dimostri espressamente la natura di «alloggio sociale», ai sensi del decreto Ministero Infrastrutture del 22 aprile 2008 OPPURE la CERTIFICAZIONE RILASCIATA DALL’ENTE PROPRIETARIO ex IACP e/o Comune che attesti che l’immobile possiede le caratteristiche e i requisiti previsti dal suddetto DM INFRASTRUTTURE del 22 aprile 2008.

Per avere diritto alla detrazione si dovrà poi produrre solo una autodichiarazione, nella quale è indicato che l’alloggio è adibito ad abitazione principale.

Dunque invitiamo tutti gli inquilini delle case popolari a recarsi presso i CAF per ottenere quanto dovuto.

Ovviamente rimane ancora molto da fare, infatti la crisi economica di questi ultimi anni ha visto esplodere l’emergenza abitativa, aggravata dall’assenza di una politica dell’abitare degna di questo nome.

D’altronde è più di mezzo secolo si costruiscono troppe case, ma non ce ne sono abbastanza per chi ne ha bisogno. Ecco che succede quando si passa dalla programmazione alla speculazione. L’ultimo corposo intervento pubblico è stato quello avviato nel dopoguerra e arrivato fino agli anni Sessanta: le cosiddette “case Fanfani”, costruite per dare una abitazione alle famiglie a basso reddito e poi tranne piccoli ritocchi tutto si è fermato lì.

In questi anni nel nostro piccolo abbiamo più volte lanciato l’allarme circa la necessità di realizzare – nella nostra città – nuovi alloggi di edilizia popolare per soddisfare la fame abitativa degli strati sociali meno abbienti. Nel nostro comune sono oltre 200 le famiglie che hanno fatto richiesta di un alloggio popolare e che da anni aspettano che qualcuno si degni di dare una risposta alla loro disperazione.

Questa fame di edilizia popolare però non può essere soddisfatta in quanto l’attuale patrimonio di edilizia residenziale pubblica non è sufficiente, neanche nei casi in cui è stato effettuato uno sfratto esecutivo.

La tendenza deve essere invertita e noi lavoreremo per questo.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

L’ennesima aggressione ad un lavoratore della Formia Rifiuti Zero è un fatto di assoluta gravità

10 giugno 2017

Ad inizio settimana – mentre svolgeva il suo lavoro – un operatore ecologico della Formia Rifiuti Zero è stato aggredito selvaggiamente, tanto che è stato necessario l’intervento dei sanitari del 118, che lo hanno dovuto trasportare all’ospedale “Dono Svizzero”, dove ha ricevuto le cure del caso.

La prognosi per il malcapitato operatore ecologico è stata di sette giorni di assoluto riposo e l’obbligo dell’utilizzo di un collare ortopedico.

E’ purtroppo il secondo caso in meno di un anno che vede protagonista un lavoratore della Formia Rifiuti Zero.

Il primo era successo nel luglio dello scorso anno, quando un operatore ecologico che si trovava sul lungomare di Gianola – nel riscontrare un conferimento non corretto – prese il proprio telefonino aziendale ed iniziò a fotografare l’infrazione.

A quel punto venne avvicinato da un residente, che lo picchiò selvaggiamente, tanto da riportare contusioni ed escoriazioni, giudicate guaribili in una settimana.

Evidentemente nella nostra città continuano ad esserci persone che ritengono normale aggredire un lavoratore della nettezza urbana, quando – e lo abbiamo scritto più volte – invece è proprio a questa categoria, da sempre una delle più bistrattate, a cui deve andare tutta la nostra considerazione, viste le condizioni di disagio nelle quali sono costretti a lavorare.

Crediamo inoltre che sia opportuno che la Formia Rifiuti Zero e l’amministrazione comunale prendano i dovuti provvedimenti per evitare che fatti del genere si ripetano, costituendosi inoltre parte civile nel procedimento giudiziario che si aprirà speriamo il prima possibile.

Concludiamo esprimendo al lavoratore – vittima dell’ignobile aggressione – tutta la più profonda solidarietà degli iscritti del circolo “ENZO SIMEONE” del partito della Rifondazione Comunista e l’augurio di una pronta guarigione.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Manutenzione del verde oggetto quanto mai misterioso

9 giugno 2017

Se qualche cittadino prova ad affacciarsi presso gli uffici comunali e chiede quali sono le motivazioni che impediscono che non venga effettuata la manutenzione del verde pubblico nella zona in cui abita, si sente rispondere che mancano i soldi perchè ciò avvenga.

Cosa ancora più strana è il fatto che la manutenzione del verde avvenga a macchia di leopardo, come se una manina invisibile indicasse quali zone delle città meritano di essere curate e quali no.

Una delle ipotesi su chi abbia il dovere di provvedere è che esso spetti alla CNS (CONSORZIO NAZIONALE SERVIZI). Nel 2008 il comune di Formia – con un bando di gara dal valore complessivo pari a 14,4 milioni di euro – ha affidato tutti i servizi di manutenzione “global services” all’A.T.I. composta, in qualità di capogruppo mandataria, dalla COFETEHC SERVIZI SPA e dalla imprese mandati CNS (CONSORZIO NAZIONALE SERVIZI), FURLAN COSTRUZIONI ITALIA SRL, PALAZZO BITUMI SRL.

Nel 2009 la COFETEHC SERVIZI SPA diventa COFELY ITALIA SPA.

Nel 2016 un nuovo cambio, infatti la COFELY ITALIA SPA si trasforma in ENGIE SERVIZI SPA”.

Il servizio di manutenzione del verde pubblico – nel contratto definito servizio G – veniva preso in carico dalla CNS (CONSORZIO NAZIONALE SERVIZI).

Non conosciamo i termini del contratto – perché ci è stato sempre negata la possibilità di leggerlo – ma non ci sorprenderebbe di trovarci davanti alle solite omissioni che da sempre caratterizzano la gestione della nostra città, soprattutto quando si tratta dei servizi pubblici ceduti inopitanamente in gestione a privati.

Un’altra ipotesi è che ciò avvenga con piccoli appalti assegnati ogni qualvolta è necessario ed allora non si capisce qual è il criterio che stabilisce le priorità.

In altro caso saranno gli uffici comunali a doverlo spiegare ai cittadini.

In nessuno dei casi però il servizio viene svolto in maniera soddisfacente.

Lo sanno bene gli abitanti delle case popolari di via delle Fosse, che si sono visti negati la pulizia degli argini del fiume “rio fresco”, che scorre proprio sotto di esse, pulizia che misteriosamente termina nei pressi dell’ex-rivendita di materiale edilizio di proprietà dei F.lli Zangrillo, ora rinconvertita in alloggi residenziali. Le foto in nostro possesso lo testimoniano.

Ci fa tenerezza pensare che anche per il verde pubblico ci sono figli e figliastri, ma la storia di Formia è sempre stata piena di stranezza.

Da sempre chiediamo che i servizi pubblici ritornino ad essere gestiti direttamente dal pubblico, perché a nostro avviso, se fatto scrupolosamente, è l’unico modo in grado di abbattere veramente i costi e di garantire che i soldi dei cittadini siano ben spesi.

Ed invece purtroppo la politica di palazzo ha scelto in altro modo.

Ci hanno raccontato che le privatizzazioni avevano l’obiettivo del miglioramento dell’offerta di servizi pubblici locali e la precostituzione delle condizioni capaci di assicurare servizi efficienti, una quantità e una qualità adeguate alla domanda, a costi il più possibile contenuti, garantendo l’universalità e la continuità della prestazione.

Purtroppo non è stato così, infatti i costi negli anni sono esplosi e la qualità è crollata.

Evidentemente l’obbiettivo era quello di favorire i gruppi economici di riferimento. Ogni partito di potere li ha sempre avuti.

Concludiamo chiedendo una vera e propria rivisitazione dei servizi pubblici, ricostruendo all’interno del comune una struttura organizzativa capace di gestirli senza dover ricorrere nuovamente ad un appalto esterno.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Lo sfruttamento dei migranti arriva anche nella nostra città? Lo chiediamo all’amministrazione comunale

3 giugno 2017

L’Isola ecologica di via S. Maria Cerquito (Ex ENAOLI) è il centro del sistema di Raccolta dei Rifiuti cittadino gestito dalla Formia Rifiuti Zero. Il centro – la cui proprietà è del Comune – è un cantiere e come tale soggetto alle leggi della sicurezza sul Lavoro.

Nei giorni scorsi abbiamo visto giovani extracomunitari al lavoro nel Cantiere Ex Enaoli privi dei Dispositivi di Protezione Individuale che devono essere consegnati in dotazione agli operai della Formia Rifiuti Zero per svolgere le proprie mansioni. Questi lavoravano con abiti civili e scarpe da ginnastica, privi d’abbigliamento adeguato e soprattutto privi delle scarpe antinfortunistiche, quindi sicuramente in contrasto con le prescrizioni del Piano Operativo di Sicurezza aziendale, sicuramente senza l’approvazione del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione aziendale che se informato avrebbe dovuto provvedere a mettere in sicurezza i giovani operai.

La Società peraltro è assai sensibile al tema visto che in condizioni simili, come è accaduto in passato, un operaio della Formia Rifiuti Zero rischia un provvedimento disciplinare per inosservanza delle norme sulla sicurezza, finanche il licenziamento nel caso di continuazione del suo comportamento omissivo.

Dunque ci domandiamo e chiediamo al suddetto Responsabile del Servizio, all’amministrazione comunale e alla dirigenza della Formia Rifiuti Zero le ragioni della presenza di questi ragazzi all’interno centro di raccolta rifiuti e soprattutto il nome di chi ha autorizzato la loro attività all’interno del cantiere.

Detto questo, nell’epoca in cui essere pagati per lavorare è diventato un lusso, vogliamo chiedere se quei lavoratori percepiscono un salario per il lavoro svolto oppure faticano “gratis et amore dei”. A tal proposito gradiremmo l’intervento dei sindacati confederali per spiegare il loro inquadramento lavorativo e la loro posizione assicurativa. Se – come deve essere – i giovani operai hanno svolto un corso di formazione sulla sicurezza sul posto di lavoro e sono stati informati dei rischi che corrono lavorando il quel posto.

Degli extracomunitari non sappiamo nè i nomi né tantomeno la loro provenienza. Forse sono ospiti del centro di accoglienza straordinario gestito del Gus (Gruppo Umana Solidarietà) di Macerata? Se cosi fosse – e noi ovviamente non lo speriamo – sarebbe un fatto gravissimo, in quanto al di fuori di qualsiasi logica e buon senso.

I modi in cui ha cominciato a svolgersi quest’attività pone forti interrogativi. Non possiamo non chiederci in che modo interventi di questo tipo garantiscano una migliore integrazione di chi è fuggito dal proprio paese di origine alla ricerca di un futuro migliore e si trova a fare la conoscenza con le solite furbizie italiche, di cui onestamente avremmo fatto volentieri a meno, non fosse altro per non doverci vergognare di quanto avvenuto.

Noi vogliamo vivamente l’integrazione dei giovani migranti in fuga da conflitti e persecuzione. Ricordiamo che sono 65,3 milioni le persone nel mondo costrette a fuggire dal proprio Paese. Di queste, circa 21,3 milioni sono rifugiati, più della metà dei quali di età inferiore ai 18 anni. In Italia – dato del 2016 – sono arrivati 181.405 persone.

Soprattutto vogliamo che questa ha da essere condotta nei canoni della legalità e nel rispetto della dignità delle persone e delle leggi sul lavoro. Dunque tacciano i tanti razzisti ignoranti, il cui unico scopo è quello di gettare benzina sul fuoco di un’intolleranza sempre più diffusa. Possano star tranquilli questi gli utili idioti che in noi troveranno sempre una forte e libera opposizione.

Da comunisti per noi la solidarietà tra lavoratori e nei confronti degli ultimi prevale su tutto il resto, dunque al bando lo sfruttamento – sia esso in qualsiasi forma – perpetrato ai danni di chi oggi più che mai è nelle condizioni di non potersi opporre al ricatto dello sfruttatore di turno.

Per queste ragioni chiediamo a chi di dovere di far chiarezza su quanto accaduto.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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