circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia
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L’Articolo 19 della Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” ha previsto l’introduzione dei Piani di Zona, con i quali governare le politiche sociali a livello territoriale. In particolare il compito del Piano di zona è di organizzare soggetti diversi, che in un ambito territoriale intervengono sui bisogni e sulla domanda sociale, per la progettazione e realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali. I comuni, associati o meno (o i municipi metropolitani), d’intesa con le Asl, nell’ambito delle risorse disponibili e delle indicazioni del piano regionale, provvedono a definire il piano di zona, con i quali individuare gli obiettivi strategici, le priorità, gli strumenti e i mezzi, le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e professionali, i requisiti di qualità, le forme di rilevazione dei dati, le modalità di coordinamento con gli organi periferici delle amministrazioni statali, le modalità di collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell’ambito della solidarietà sociale a livello locale, le forme di concertazione con la Asl e con il terzo settore. Il piano, di norma, è adottato con accordo di programma, cui partecipano comuni e Asl, nonché gli organismi di terzo settore e le Ipab che, “attraverso l’accreditamento o specifiche forme di concertazione, concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del SIdISS previsto nel piano” (comma 3). Con deliberazione di giunta Regionale del Lazio n. 2925 del 30/06/1998 sono stati assunti i Distretti Socio/Sanitari di base quali riferimenti territoriali ottimali al fine di promuovere forme associative tra i Comuni per la gestione di piani territorialidi intervento.
Il DISTRETTO LT 5 (Formia-Gaeta) comprende i comuni di Formia, di Castelforte, di Gaeta, di Itri, di Minturno, di Ponza, di Santi Cosma e Damiano, di Spigno Saturnia, di Ventotene.
Con successiva deliberazione n. 6879 della Giunta Regionale del Lazio – in data 15/12/1998 – il comune di Formia é stato individuato “Comune Capofila” del per la sperimentazione dell’integrazione dei servizi socio/assistenziali e sanitari.
L’Ufficio Integrazione Socio-Sanitaria – che ha sede in via Lavanga 140 – coordina i tavoli tecnici che si occupano di Minori, Disabili, Anziani, Adulti, Tossicodipendenze e Immigrati.
Al Comitato dei Sindaci è attribuito il compito di regia con la finalità di procedere alla programmazione e all’indirizzo sulle materie proprie del piano di zona.
Peccato che di buoni intenzioni è lastricata la strada che porta all’inferno.
Infatti sul sito istituzionale del comune di Formia l’ultimo Piano di Zona pubblicato è datato 2014, quindi non è possibile conoscere quelli che sono gli obbiettivi e gli interventi messi in campo negli anni successivi per il raggiungimento dei primi.
Nemmeno è possibile conoscere i fondi stanziati e a chi sono andati.
Per fare questo è necessario leggersi tutte le delibere pubblicate sull’albo pretorio del comune di Formia.
Lasciamo immaginare ai cittadini la difficoltà dell’operazione.
Ancora una volta siamo di fronte ad una gestione della cosa pubblica che rasenta l’irresponsabilità.
Un fatto che preoccupa soprattutto perché riguarda tematiche di una certa complessità e drammaticità. Speriamo solo che chi di dovere abbia tempo per spiegare le motivazioni di queste mancanze.
Tuttavia pare assurdo che ciò avvenga nell’epoca della “smart city”.
Cos’è una Smart City? Una città viene definita tale se gestisce in modo intelligente (smart, appunto) le attività economiche, la mobilità, le risorse ambientali, le relazioni tra le persone, le politiche dell’abitare ed il suo stesso modello di amministrazione.
E soprattutto quando tutte le informazioni necessarie al vivere quotidiano sono disponibili online.
Ebbene – al di là dei facili proclami che giungono dal palazzo – le nostre città non lo sono e mai lo saranno di questo passo, nonostante i milioni di euro spesi.
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Partito della Rifondazione Comunista
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In questi ultumi anni abbiamo chiesto più volte chiarimenti circa la gestione degli impianti sportivi – di rilevanza economica e non – di proprietà comunale e quindi a pochi giorni dalla costituzione delle nuove commissioni consiliari chiediamo al consigliere del Partito Democratico Loredana D’Urso, in qualità presidente della commissione Bilancio e Cultura, e al capogruppo di “Generazione Formia” Antonio Di Rocco, in qualità di presidente della commissione “Trasparenza”, di provvedere a fare chiarezza sull’argomento. Sarebbe auspicabile ad esempio un censimento di tali strutture, chiarendo una volte per tutte quali sono le concessioni in essere, quali i canoni concessori incassati (parziali, totali).
Inoltre chiediamo di conoscere il destino a cui andrà incontro il Palamendola. La struttura polivante che si trova in località Acquatraversa ha una classica storia formiana. Fu infatti costruita con i soldi della provincia di Latina su di un terreno donato dal Comune di Formia, che doveva esserne il legittimo gestore, ma poi un colpo di mano del Consiglio Provinciale escluse il Comune e lo diede in gestione ad un gruppo di associazioni. Oggi che finalmente dovrebbe essere ritornata nella disponibilità del comune di Formia vorremmo conoscere quali sono le intenzioni dell’attuale amministrazione comunale. Il condizionale è sempre d’obbligo in questi casi, perché tutto ciò che è normale, nella nostra città diventa oscuro e misterioso.
E’ anche il caso dell’affidamento di alcuni impianti sportivi di rilevanza non economica. Nel dicembre 2014 infatti fu pubblicato sull’albo pretorio, e sul sito istituzionale del Comune di Formia, il bando – per le manifestazioni d’interesse – finalizzato all’affidamento dei campetti polivalenti di San Giulio, Gianola, Rio Fresco e Penitro. Ebbene sono passati quasi tre anni da allora e non sappiamo se l’iter del bando si è concluso con l’affidamento a terzi dei campetti o meno. Così come rimane il mistero del campetto di via Cassio e dei campi da tennis di Gianola, le cui concessioni ci risultano essere scadute da almeno un decennio, ma rimangono ancora nella disponibilità dei vecchi gestori.
Denunciamo da anni l’insopportabile clima di diffusa omerta che si respira nelle nostra città, soprattutto quando si tratta di mettere in discussione i privilegi di quanti in questi anni si sono ingrassati con i beni pubblici e questo grazie alla colpevole complicità di quanti dovevano vigilare e non l’hanno fatto.
D’altronde l’elenco di quanti hanno usato il palazzo comunale per tutelare i propri interessi e quelli del proprio clan è infinito.
Ovviamente noi invece auspichiamo la sperimentazione di forme partecipazione dal basso e l’individuazione di spazi pubblici per i cittadini nei quartieri soprattutto quelli periferici, nei quali l’accesso sia gratuito.
E’ giunta l’ora che la cittadinanza si riappropri del dovuto e che ciò diventi la regola e non l’eccezione.
Fintanto questo non avverrà noi continueremo a denunciare l’arroganza di una classe dirigente che ha trasformato i beni pubblici in merce di scambio.
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“A pensare male si fa peccato però spesso ci si azzecca” recita un noto adagio. Lo facciamo nostro commentando i fatti avvenuti durante lo scorso consiglio comunale. Volendo essere in cattiva fede, si potrebbe pensare che quanto avvenuto nell’occasione è solo il completamento di un percorso che vede le due forze politiche egemoni nella nostra città stipulare un accordo per la cogestione del potere, perché come ci hanno raccontato “le problematiche locali che meritano soluzioni efficaci che possono arrivare solo da coalizioni ampie e condivise”. Manca l’ultimo passaggio e cioè una vera e propria alleanza, molto probabilmente bisognerà aspetterà fino alle prossime elezioni perché ciò si realizzi. D’altronde basta volgere lo sguardo nella confinante Gaeta per averne conferma.
Proprio nella città arcivescovile l’attuale primo cittadino Mitrano, nonché esponente di punta di Forza Italia, avrà tra le otto liste che lo appoggiano anche Gaeta Democratica, che è diretta emanazione del partito democratico gaetano, tant’è che al suo interno ha trovato spazio Pina Rosato, esponente di primo piano proprio del partito di Renzi.
E pensare che entrambi i partiti si erano presentati sulla scena politica italiana vantandosi di essere il nuovo ed invece si sono dimostrati essere per quello che sono, degni eredi della peggiore democrazia cristiana, partito che ha fatto – nel corso della lunga vita – del trasformismo la sua arma vincente.
E’ chiaro che al di là delle tante chiacchiere l’unico obbiettivo di entrambe le forze politiche è chiaramente quello di non mollare il ponte di comando e di sistemare cioè che è rimasto in sospeso in questi anni.
D’altronde molti sono i cantieri aperti e molti altri quelli che si apriranno qualora dovessero andare in porto i faraonici progetti millantanti dall’attuale amministrazione.
Un libro dei sogni ambizioso, che però rischia seriamente di rimanere tale in assenza del denaro per realizzarli. D’altronde anche quando si è trattato di far approvare progetti a costo zero non si è andati molto più in là di generici impegni. Rimane infatti misterioso il motivo per cui non si è riuscito ad approvare la variante al piano regolatore che è rimasto chiuso nei cassetti dell’amministrazione comunale, nonostante che sono anni che è in fase di ultimazione.
Sarebbe il caso che l’attuale amministrazione comunale faccia sapere quali sono le motivazioni che hanno impedito la sua presentazione in consiglio comunale, nonostante una ormai lunga gestazione.
Eppure prima della crisi la maggioranza l’attuale sindaco aveva i numeri per farlo approvare velocemente ed invece niente. Ritornato in auge invece proprio quando si è trattato di trattare la propria sopravvivenza politica. E’ sotto gli occhi di tutti il fallimento di un centrosinistra incapace di governare la nostra città con le proprie forze, soprattutto a causa di una diffusa litigiosità.
Ora si tratterà di capire quali sono le reali intenzioni dell’attuale alleanza Partito Democratico – Forza Italia.
Lo scopriremo nei prossimi giorni quando verranno al pettine le grandi questioni che riguardano Formia e i suoi cittadini. Solo allora si capirà quali sono i veri obbiettivi delle forze politiche di maggioranza.
Ovviamente noi contrasteremo con forza eventuali scelte, che – con la scusa “per il bene del territorio” – andranno invece a danneggiare la collettività e lavoreremo – con tutte le nostre forze – per dare alla città un’alternativa “comunista” credibile, perché arrendersi sarebbe fare un favore a quanti hanno ridotto in macerie la nostra città.
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Negli ultimi mesi, a livello nazionale, nel campo della sedicente sinistra assistiamo alla nascita di nuovi partiti e movimenti politici, che a nostro avviso mancano però di ciò che è essenziale per una vera forza di sinistra e cioè il tentativo di coniugare equità e uguaglianza, soprattutto per le classi sociali meno abbienti.
D’altronde alcuni di essi (MDP) provengono dalle file del partito democratico, cioè quello stesso partito che – in questi anni – ha sposato il credo liberista e che quindi ha provveduto allo smantellamento dello stato sociale, con provvedimenti peggiorativi che hanno riguardato il lavoro, la sanità, la scuola, la previdenza sociale ed etc.
Altri (ex-SEL ora in Sinistra Italiana) sono stati in molti casi i loro più fidi scudieri.
Eppure nonostante questo sono ancora qui a proporsi come una valida alternativa agli occhi dell’opinione pubblica, soprattutto di sinistra.
A livello locale è andata ancora peggio, poiché i sedicenti di sinistra hanno guardato unicamente al potere, perdendo di vista il rapporto con la città, in particolare con i cittadini più bisognosi di riscatto, e hanno deciso di continuare ad appoggiare le amministrazioni di centrosinistra, guidate da Bartolomeo.
D’altronde le loro accecanti promesse tali erano e tali resteranno. Come definire altrimenti: 1) il porto turistico, presentato come volano dell’economia della nostra città, è scomparso – checché ne dica il coordinatore del “Giuseppe Piancastelli – Giuseppe Diana”; 2) il nuovo policlinico del Golfo che serve a nascondere il depotenziamento degli ospedali del golfo e della sanità in genere; 3) la Pedemontana ora “leggera” è presentata per nascondere il traffico opprimente aumentato in anni di inerzia; 3) la variante al Piano Regolare Generale è lanciata per nascondere tre precedenti rifacimenti e la speculazione edilizia bipartisan; 4) ai milioni di euro arrivati nella nostra città spesi per soddisfare l’ego di qualche cortigiano del principe.
Anche noi non siamo sfuggiti alla tentazione di alleanze con il centrosinistra, ma avendo capito l’errore e facendone tesoro, abbiamo tagliato nettamente con questo «modus operandi», tant’è che alle elezioni 2013 – benché consapevoli dei nostri limiti e delle nostre debolezze – abbiamo deciso di presentare un programma autonomo, di lotta e comunista, e successivamente ci siamo impegnati per essere una vera forza di opposizione, con le proprie critiche e le proprie proposte.
Le conclusioni si traggono facilmente: per noi non potrà mai essere possibile alcuna alleanza con quanti hanno amministrato – condividendone le scelte più dolorose soprattutto per le conseguenze che hanno avuto per i ceti meno abbienti.
È un messaggio che inviamo anche agli organi dirigenti del nostro partito, a cui chiediamo di interrompere qualsiasi forma di collaborazione – a livello nazionale – con chi ha distrutto lo stato sociale.
Ben vengano invece alleanze con soggetti “autenticamente” di sinistra e comunisti che hanno dimostrato di praticare un reale antagonismo con le forze politiche protagoniste dell’attuale quadro politico, e con i quali siamo disposti a confrontarsi per un programma politico centrato sulla necessità della lotta di classe, contro una borghesia lacerata, che per sopravvivere a se stessa ci propone l’alleanza tra il Partito Democratico e Forza Italia.
Davanti al tale desolante quadro politico, non possiamo che rilanciare la lotta con un appello agli uomini e alle donne di sinistra, affinché aprano finalmente gli occhi sul disastro prodotto in questi anni dai governi di centrosinistra e ritornino a votare chi – come noi – crede ancora che la politica sia il frutto di un idea ed il programma sia il suo mezzo.
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Condanniamo nella maniera più assoluta quanto successo – qualche giorno fa – presso il campo di calcio di Lenola, allorchè i ragazzi della squadra Extravaganti di Formia sono stati fatti oggetto – da una parte del pubblico presente – di “epiteti razzisti così forti e ripetuti che l’intera squadra e gli accompagnatori hanno deciso di abbandonare il campo”.
La loro colpa è quella di essere di colore nero. Purtroppo non è il primo nè sarà l’ultimo caso di razzismo, ma la cosa che più ci amareggia è il fatto che di fronte a scene del genere non ci sia nessuna condanna da parte dell’opinione pubblica.
Nemmeno la politica ne è immune, tant’è che ci sono molti partiti che strizzano l’occhio a queste forme di razzismo.
D’altronde basta viaggiare fra i più noti social netcowork per percepire un rumore più profondo e violento. Un rumore che riecheggia rigurgiti nazisti e la richiesta di soluzioni prese in prestito dagli anni più bui della storia europea, quando cioè spesso il diverso finiva nei campi di concentramento, se non addirittura nei forni crematori.
Si gioca la carta della paura dell’immigrato per chiedere leggi che facciano strage dei principi di libertà e di uguaglianza che sono scritti nella nostra Costituzione, dimenticando le motivazioni per le quali una persona – bianca o nera che sia – decide di mettere a rischio la propria vita per trovare un futuro migliore in Europa, che gli viene negato nella sua terra d’origine. Era lo stesso motive che ha spinto tanti nostri concittadini nei secoli scorsi a emigrare ad esempio in America.
Bisogna mettere fuori legge i partiti razzisti per evitare che le tossine xenofobe continuino a diffondersi all’interno delle istituzioni e infettino anche partiti che storicamente non lo sono mai stati, i quali in qualche caso per rincorrere i primi producono leggi dal sapore chiaramente fascista, come ad esempio il DDL sulla sicurezza urbana, che trasforma l’immigrato in un nemico da combattere e grazie al quale si avviano vere e proprie “schedature di massa”.
Così come è palesemente falsa la vulgata secondo cui gli immigrati rubano il lavoro agli italiani, in quanto accettano salari molto più bassi pur di raggranellare qualche soldo.
Nello smentire questa ipotesi ci giunge in soccorso il nostro buon caro Marx, che a proposito dell’arrivo in Inghilterra della forza lavoro irlandese che fuggiva affamata dalle carestie e per questo disposta a lavorare per salari ben più bassi di quelli degli operai inglesi, diceva che le responsabilità non erano dei migranti ma del sistema coloniale e dello sfruttamento a cui erano sottoposti gli ultimi arrivati.
L’analisi marxista quindi va dritta alle ragioni economiche del fenomeno immigrazione e ancora una volta ribadisce l’attualità della lotta di classe e esclude fortemente la guerra dei poveri contro altri poveri.
Come abbiamo più volte ribadito infatti il nemico non è chi è diverso da noi ma il padrone, che utilizza le leve del potere per rendere schiavi sia gli italiani che gli stranieri.
Se una battaglia deve vederci impegnati è quella per una società più equa e giusta, nei quali ci sia spazio per i bisogni di tutti, soprattutto delle classi meno abbienti, e che combatta soprattutto le vere motivazioni per le quali ci sono persone che sentono il bisogno di emigrare per poter sopravvivere e cioè le mille forme di sfruttamento che il capitalismo produce nei loro luoghi di origine.
Non ci deve essere quindi spazio alcuno per vecchie e nuove forme di razzismo.
L’impegno di noi comunisti va in questo senso e speriamo che lo stesso facciano tutte le realtà sociali e politiche del nostro territorio.
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Il sindaco Bartolomeo ritorna a far ronzare le orecchie dei suoi concittadini riproponendo la favola del policlinico del golfo.
L’atto che ha dato modo al sindaco di centrodestra di farlo porta la firma del commissario ad acta della sanità laziale, nonché governatore del Lazio, Nicola Zingaretti e ha come oggetto il “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 – Approvazione della proposta di ripartizione dei fondi di investimento in Edilizia Sanitaria in attuazione di quanto disposto: – all’art. 1 Comma 140 – finanziamento degli investimenti per lo sviluppo infrastrutturale del Paese – Importo complessivo pari a € 173.166.816,15 – all’art. 1 Commi 602 e 603 – investimenti in iniziative urgenti di elevata utilità sociale nel campo dell’edilizia sanitaria, anche con riferimento alle sinergie tra i servizi sanitari regionali e l’INAIL – Importo complessivo pari a € 226.776.348,00”. Dalla lettura integrale del documento si ricava che verranno realizzati – nel Lazio – numerosi nuovi presidi ospedalieri tra cui “il Nuovo Presidio Ospedaliero denominato “Ospedale del Golfo” che sostituirà completamente la funzione ospedaliera dell’attuale Ospedale “Dono Svizzero” di Formia, che costituisce il “Polo Latina Sud” della ASL, compreso il numero di posti letto che rimane invariato, rispetto a quelli ora attivi”. La realizzazione del quale comporterà una spesa di 75milioni di euro.
Tutto bene ciò che finisce bene?
Ebbene no, infatti dalla lettura dello stesso documento il commissario acta ci fa sapere che “il presente atto rappresenta una proposta di ripartizione di fondi in previsione di bilancio ai Ministeri Sovraordinati, pertanto, non assegna alcun importo alle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, né autorizza all’avvio di procedure di gara di qualsiasi natura, ma si configura esclusivamente come atto propedeutico alla ratifica di eventuali Accordi di Programma, qualora se ne verifichino i presupposti”.
In poche parole è solo un documento intriso di buone intenzioni e null’altro.
Non è purtroppo la prima volta che i cittadini vengono presi in giro.
Infatti già nel 2007 venne pubblicato il bando di concorso europeo per la progettazione della struttura e ci venne promesso dall’allora sindaco Bartolomeo che “Dopo l’approvazione, da parte del Consiglio Comunale di Formia, della Variante al Piano Regolatore Generale del terreno sito in località ex Enaoli, e dello studio di fattibilità promosso dall’Azienda Sanitaria locale, dopo l’assunzione di un mutuo, presso la Cassa Depositi e Prestiti, per la somma di euro 100milioni da parte della Giunta Regionale del Lazio, con la pubblicazione del bando per la progettazione preliminare del Policlinico del Golfo, si sarebbe aperta la fase operativa della realizzazione dell’opera”.
Ebbene sono passati oltre dieci anni dalla promessa di un nuovo ospedale e nemmeno una pietra è stata messa per continuare ad alimentare la speranza di quanti vedono in esso l’inizio di una nuova stagione per la sanità del sud pontino.
Purtroppo invece lo smantellamento della Santità pontina è in corso da molti anni grazie alle politiche liberiste sostenute proprio dall’accoppiata, Forza Italia-Partito Democratico, e lo conferma il nuovo piano strategico aziendale della ASL, che assesta un altro duro colpo alla sanità pubblica pontina.
Dopo aver depotenziato – riducendoli a poco e nulla – i presidi ospedalieri di Gaeta e di Minturno, nonché quello di Fondi, non rimane che attendere che si realizzi l’ennesima truffa ai nostri danni.
D’altronde da sempre la politica di palazzo ha venduto all’opinione pubblica il sogno della grande opera, come panacea di tutti i mali, quando invece sarebbe necessario una sanità a misura di uomo e di donna, in grado di rispondere ai loro bisogni con interventi migliorativi, iniziando dal riempire i buchi del personale e investendo in macchinari di avanguardia, in grado di impedire la grande fuga verso il privato e i grandi poli di eccellenza capitolini.
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La conferma – da parte della magistratura – del sequestro dell’ingente patrimonio illecito di alcuni affiliati al clan Mallardo ci deve interrogare ancora una volta sul perché la criminalità è ormai stanziale nella nostra città.
Sono decenni ormai che esponenti apicali delle organizzazioni criminale campane operano all’interno del tessuto economico di Formia, facendo il bello e il cattivo tempo, favoriti in questa dalla permeabilità del nostro tessuto sociale, che ha sempre dimostrato una certa forma di collaborazionismo con tali soggetti.
Nelle terre del sud pontino la camorra non ha mai caratterizzato la sua azione penetrante con i morti ammazzati per strada, con le faide di paese, ma diversamente dai luoghi di origine ha tessuto la sua ragnatela con l’arma del denaro, radicandosi nei corridoi dei palazzi del potere, nascondendosi e proliferando nell’anonimato delle operazioni finanziarie e commerciali, aiutati in questo da una disponibilità economica elevetassima. D’altronde i fatturati delle camorre sono spesso superiori al prodotto interno lordo di molti stati. I boss hanno dismesso i panni di sanguinari mandanti di omicidi e indossato quelli di rispettabili manager, anche grazie alla possibilità di poter contare su di un esercito di colletti bianchi di tutto riguardo.
Dai loro luoghi di origine hanno risalito lo stivale, prima spostandosi nei comuni limitrofi, per poi dilagare nel resto d’Italia e le nostre zone sono l’epicentro di tale fenomeno criminale.
Nessun settore dell’economia italiana è risultato immune dal condizionamento criminale, con particolare interesse per il settore degli immobili, dei supermercati, intrecciando sempre più i propri affari con la vita della società civile.
E veniamo a Formia, dove – come abbiamo scritto qualche rigo prima – sono ormai stanziali , tanto da far temere che i veri padroni della nostra città non siamo noi cittadini ma loro.
Non ci stancheremo di ripetere che – al di là degli sterili proclami urlati ai quattro venti – è necessario una forte opera di bonifica, capace di dare forza alla parte sana del nostro tessuto sociale ed economico, che deve riscoprire la necessità di un maggior impegno nell’avversare tali fenomeni criminogeni, isolando chi produce, favorisce, sostiene e incoraggia le attività criminali.
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