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Il numero 40 raccoglie i comunicati stampa del Marzo del 2017. Nel primo articolo abbiamo denunciato l'assenza di una rete oncologica all'altezza nella nostra città. Nel secondo articolo abbiamo sottolineato lo stato di abbandono nel quale versa il ponte Tallini. Nel terzo articolo abbiamo denunciato l'assenza di interventi di riqualificazione per il quartiere di San Giulio. Nel quarto articolo abbiamo chiesto conto all'amministrazione comunale della sua linea filo-Rossi (amministratore unico della Formia Rifiuti Zero). Nel quinto articolo abbiamo ricordato la mancata realizzazione di quanto previsto nel “Contratto di quartiere II integrazione fisica e sociale dei quartieri pedemontani Cassio e Scacciagalline” (CDQII). Nel sesto articolo abbiamo denunciato la riduzione del Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze da 500 a 450 milioni di euro per il 2017, e di un terzo del Fondo per le Politiche sociali, che infatti passa da 313 milioni di euro a 99,7.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Perché paghiamo dei dirigenti sanitari se non riescono nemmeno a far rispettare la legge?

30 Marzo 2017

Ogni giorno in Italia a circa mille persone viene diagnosticato un tumore. Le reti oncologiche – intendendo con esse “il coordinamento di tutte le azioni che riguardano l’assistenza al malato oncologico, sia dentro che fuori dall’ospedale” – al momento sono attive, cioè funzionanti, solo in Veneto, Piemonte, Lombardia, Toscana, Trentino e Umbria, mentre sono in fase di attivazione in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Alto Adige e Sicilia. Mancano invece nel resto d’Italia.

E’ quanto emerge dal Monitoraggio civico sulle strutture oncologiche, realizzato da Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato, reso pubblico nei giorni scorsi.

Dalla lettura del quale si apprende che in un quarto (il 25%) delle 62 strutture italiane che si occupano di tumori non è garantito – entro le 72 ore – l’accesso alle prestazioni diagnostiche ai pazienti con sospetta diagnosi di tumore.

In particolare poi nella nostra regione l’eventuale intervento chirurgico è garantito, in quasi 9 casi su dieci (87%) entro i 60 giorni dal sospetto diagnostico rilevato.

Una garanzia che non vale né all’ospedale Fiorini di Terracina, né al «Dono Svizzero» di Formia, dove i tempi sono molto più lunghi purtroppo.

Più o meno nella stessa percentuale (circa 89%) è garantito l’avvio del trattamento chemio o radio-terapeutico, tranne che per gli ospedali di Formia, di Latina e di Terracina.

Insomma una persona che si ammala di tumore nel sud pontino non è solo costretto a fare i conti con una malattia devastante, ma anche con una sanità pubblica che non vuole offrirgli i servizi necessari perchè aumentino le probabilità di guarigione.

Sul del perché di questa grave mancanza interroghiamo i vertici della sanità laziale, intendendo con essi sia i politici – in qualità di mandanti – che i dirigenti – in qualità di esecutori – pagati profumatamente per dare il colpo di grazia alla sanità pubblica, una volta il fiore all’occhiello del nostro paese ed oggi invece trasformatosi in un campo di battaglia, dove i cittadini devono lottare con le unghie e i denti per ottenere il dovuto.

Eppure il presidente Zingaretti continua a far finta che tutto vada bene e con il solito tono trionfante – accompagnato da un sorriso sfavillante – continua a girare il Lazio promettendo una sanità a misura di uomo e di donna e intanto continuano ad esserci lunghissime le liste di attesa per qualsiasi esame specialistico, quasi sempre superiori ai 30 giorni di attesa previsti dalla legge.

E questo senza che nessun sindaco del sudpontino abbia il coraggio di sbattere i pugni sul tavolo per chiedere che si faccia di più e meglio per garantire il diritto alla salute, così come sancito dalla nostra Costituzione.

Invece si accontentano di scodinzolare felici quando arrivano le più alte cariche regionali per inaugurare un cippo o una rotanda e poi null’altro.

Vogliamo sapere in ultimo se dobbiamo continuare a pagare sulla nostra pelle la colpa di vivere nel sud pontino, uno dei posti peggiori per quanto riguarda la qualità dei servizi pubblici.

Non bastano le promesse, non bastano le mance, vogliamo i fatti, vogliamo una sanità a misura d’uomo, cioè che sappia sia prevenire che curare da un lato e sia accessibile a chiunque dall’altro.

E questo lo continueremo a chiedere in ogni occasione.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il ponte Tallini: l’ennesimo capolavoro di chi ci amministra

25 Marzo 2017

Il Ponte Tallini è ridotto male! Si vede a occhio nudo. Non serve uno specialista per capire che l’effetto combinato del traffico e del mare hanno distrutto il copriferro ed attaccato le armature favorendone la corrosione, che è evidente in più punti. Anche un bambino capirebbe che la resistenza ottenuta al momento della costruzione, oggi è pressoché un miraggio.

La struttura, realizzata agli inizi degli anni 50, è un esempio di ponte a telaio con schema alla Gerber, studiata per minimizzare il costo dell’opera. Un esempio di quando i lavori pubblici erano eseguiti con il criterio dell’economia e dell’efficienza, al contrario del giorno d’oggi, quando i lavori pubblici sono visti come diligenze da saccheggiare in cambio di voti, lasciando spesso alla città faldoni inservibili di carte. Solo per questo meriterebbe una sorte migliore.

Dunque, al di là della sorte che l’amministrazione vorrà riservagli, pedonalizzazione o parziale abbattimento che sia – almeno stando a quanto prevede la bozza del Piano Urbano del Traffico – riteniamo che le condizioni della struttura siano inaccettabili ed un pericolo per l’incolumità delle persone che lo attraversano.

La sua demolizione nelle condizioni attuali è un azzardo! Diversamente, riteniamo urgente effettuare una valutazione sullo stato di degrado e sulla sicurezza del ponte Tallini, per poi avviare la manutenzione straordinaria, risulterebbe sicuramente più utile ed economico per la città. Nell’attesa chiediamo quanto meno che il Sindaco emetta un’ordinanza per il divieto di transito per veicoli pesanti (se già non esiste).

Consentendo il transito di pedoni e veicoli. Nulla di impossibile, con un po’ di buona volontà ce la si può fare.

Anche perché la questione non è per niente nuova. L’amministrazione lo sa dall’agosto 2013 quando– in un nostro comunicato stampa – scrivemmo che “era evidente lo stato di degrado della struttura e quindi ci domandavamo se le amministrazioni, che si sono succedute fino ad oggi, si erano mai interessate al problema per salvaguardare l’incolumità delle persone e visto che allo stato attuale il ponte rappresenta un’infrastruttura importante per la città” e invitavamo, da subito, “tutti i soggetti interessati (comuni, provincia, regione, anas, astral) a convocare un tavolo istituzionale e a discutere su quali dovevano essere gli interventi per la messa in sicurezza delle strade pontine, con particolare attenzione per quelle che erano caratterizzate per un alto volume di traffico”. Da allora sono passati inutilmente quattro anni dalla nostra segnalazione non solo tutto è rimasto come era allora, ma si è continuato a far finta di nulla, tant’è che dal palazzo comunale nessun atto è stato dato per controllare se ciò che raccontavamo fosse vero o meno. Vediamo se l’irresponsabile indifferenza con cui il Palazzo intende rispondere i nostri solleciti vuole arrivare fino al punto di mettere in discussione la sicurezza dei cittadini.

Ahinoi il ponte sta lì anche a confermare tristemente l’assenza di una seria politica di manutenzione dell’esistente che diventa una spada di damocle sulla vita di noi cittadini, in balia di persone distratte da interessi particolari e vantaggi personali.

Ma la questione degrado delle pubbliche infrastrutture non è un problema solo di Formia, poiché riguarda l’Italia intera, che vede il proprio patrimonio scadere a infimi livelli, senza l’intervento delle amministrazioni.

Al contrario si preferisce annunciare e/o realizzare nuove opere e non manutenere le vecchie, oppure pagare la progettazione di opere pubbliche, senza poi realizzarle solo per muovere interessi che in occasione delle campagne elettorali devono fruttare voti per conquistare lo scranno. Qui a Formia, possiamo ricordare i casi storici della Pedemontana, del Porto turistico, oppure quelli meno noti della riqualificazione di via delle Fornaci oppure il Contratto di quartiere II integrazione fisica e sociale dei quartieri pedemontani “Cassio e Scacciagalline” di cui abbiamo già scritto. Noi questo modo di fare politica lo abbiamo sempre rifiutato e ne abbiamo pagato il prezzo. Questo oggi ci dà la forza di denunciare la miseria in cui volete trascinare la città. Sappiatelo. Non ve lo permetteremo.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Che succede a San Giulio?

20 Marzo 2017

Il quartiere di San Giulio vive un momento difficile. Nei giorni scorsi è stata staccata la corrente al campo polivalente di Via Palazzo e questo ha comportato anche lo spegnimento dei lampioni della vicina villa comunale, creando una situazione di disagio per chi la frequenta abitualmente e sappiamo sono in tanti a farlo.

Sicuramente è un altro di quei quartieri ad alta tensione abitativa trascurati dai nostri amministratori, che infatti non hanno previsto alcun intervento di riqualificazione, tanto da presentare spazi pubblici limitati e soprattutto senza alcuna continuità.

Il quartiere necessita invece di un minimo d’attenzione. La stessa villa Pimentel Fonseca, destinata ad orto botanico, ma da sempre abbandonata a sé, potrebbe essere invece oggetto di un intervento di riqualificazione, ricavando – ad esempio – al suo interno uno spazio da destinare ad essere un centro anziani.

Così come l’ultimo intervento di riqualificazione – se così si può chiamare – dello spazio esterno della scuola “Gianni Rodari” appare un semplice palliativo di scarsa durata se, come sembra, la pavimentazione inizia a dare già segni di degrado.

Nemmeno se la passa bene quel che po’ di arredo l’urbano disseminato qua e là nel quartiere. Probabilmente andrebbe risistemato.

Ma non finisce qui. Basta spostarti qualche centinai di metri – ed atterrare sul tratto di spiaggia dell’ex-salute – per trovarsi di fronte ad un altro disastro.

Eppure sono circa 100 passi da riqualificare. Tanto lungo è quel tratto di spiaggia sotto la rotonda dei carabinieri, che, diversamente da quanto pensano i nostri amministratori, costituisce – da sempre – un importante un punto di accesso “libero” al mare per gli abitanti della zona di Mola e di San Giulio, in particolare per quanti preferiscono non spostarsi in macchina.

Formia ha purtroppo il grande difetto di avere pessimi accessi al mare, sia per l’effetto di una sfortunata costruzione della litoranea, sia per una gestione allegra della fascia fronte mare, che nel passato ha concesso troppo all’edificazione privata, senza ottenere il rispetto degli standard urbanistici e delle convenzioni, tra cui si comprendono le strade pubbliche.

Un segno di un inizio di inversione di tendenza potrebbe essere la riqualificazione degli accessi esistenti, che diversamente sono lasciati abbandonati al degrado ed all’assalto dei bagnanti interessati a sfruttare occasionalmente il territorio.

Non si chiede molto, una pavimentazione degna di un percorso ciclo – pedonale, con un passaggio adeguato – magari un ponticello – sul fosso che dovrebbe scaricare le acque a mare, in modo da consentire l’accesso alla spiaggia in tutta sicurezza.

Un breve tratto che va riqualificato anche per consentire inoltre un cammino anche a quanti hanno difficoltà di movimento o bisogno di adeguate protezioni per accedere alla spiaggia in tuttà libertà.

La bella stagione è ormai alle porte, invitiamo l’amministrazione comunale a non farsi trovare impreparata lasciando i propri cittadini senza servizi – soprattutto quelli che non possono permettersi di spendere – perché sarebbe l’ennesima dimostrazione del fatto che al governo della città non c’è una classe politica all’altezza della situazione.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Formia Rifiuti Zero: Inaccettabile la politica dello struzzo dell’attuale amministrazione

16 marzo 2017

Mentre l’amministrazione comunale – nelle persone del sindaco Bartolomeo e dell’assessore Marciano – nella diatriba tra operai da un lato e azienda dall’altro, prende le difese di quest’ultima circa la stipula di un accordo con i sindacati confederali che prevede il peggioramento delle condizioni lavorative dei primi, senza il loro consenso, nessun commento invece viene dai due sulle numerose mancanze amministrative dell’attuale dirigenza della Formia Rifiuti Zero.

La stessa infatti è stata più volte sollecitata dalla commissione del controllo analogo a desistere dai suoi atteggiamenti omissivi. Tra questi – ad esempio – la mancata pubblicazione sul sito istituzionale di tutti i provvedimenti adottati fino ad oggi (2015-2016-2017).

E’ quanto risulta dal verbale n.18 del febbraio 2017 a firma del presidente, nonché dirigente dei servizi sociali, culturali e ambientali del comune di Formia, Ottaviani.

Nello stesso verbale l’amministratore unico viene sollecitato anche a consegnare la relazione semestrale, affinchè la stessa commissione possa esercitare le proprie funzioni in maniera ottimale.

Entrambe le omissioni sono reiterate, tant’è che più volte la l’organo di controllo ha chiesto di provvedere alla soluzione del problema, ma senza che questi richiami abbia sortito effetto alcuno.

Nella travagliata storia della Formia Rifiuti Zero abbiamo anche da raccontare qualche finalmente buona notizia.

E’ infatti finalmente disponibile sul sito istituzionale la Carta dei servizi, cioè il documento che la società che gestisce il servizio di igiene urbana è tenuto ad adottare per dare informazioni agli utenti sui servizi offerti, sui diritti e sugli obblighi discendenti dal rapporto contrattuale e sulla qualità che s’impegna a garantire agli utenti.

Sono passati oltre due anni dalla nascita della società di proprietà del comune di Formia è finalmente i cittadini potranno conoscere i loro diritti e i loro doveri. Insomma il tempo non è passato invano.

In tutto questo nessun provvedimento è stato preso dall’azionista unico nei confronti dell’amministratore unico, quasi che ne avalli le pesanti omissioni. D’altronde è stata l’attuale amministrazione comunale ad averlo scelto ed evantuali sanzioni sarebbero l’ammissione di un grossolano errore perpretato a danno non solo della collettività ma anche dei lavoratori.

Questi ultimi sono le vere vittime, dovendo lavorare spesso in condizioni estreme, vedi gli operai che spazzano l’Appia, strada a scorrimento diffuso, a cui non viene assicurata nessuna forma di sicurezza.

Lo segnalava nel maggio scorso la federazione di Formia del sindacato USB, che a tal proposito scriveva: “Vengono mandate squadre a tagliere l’erba alle 5:30 del mattino lungo le carreggiate delle strade a scorrimento veloce, senza valutare il pericolo, senza tener conto del transito dei mezzi pesanti, senza tener conto della scarsa illuminazione pubblica, non vengono fornite alle squadre le segnaletiche idonee di prevenzione ecc.ecc.”.

E continuava: “Nonostante le segnalazioni e le preoccupazioni dei lavoratori comunicate alla società, la stessa risponde che stava tutto a posto. La società impiega il mono operatore senza aver tenuto conto delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori come per esempio, strade a scorrimento veloce, traffico intenso, numero di prese elevato ecc. ecc.

Più volte siamo dovuti intervenire per far rispettate le norme contrattuali come per esempio il riposo settimanale, doppi turni ecc. ecc.”

E’ auspicabile inoltre che i tre milioni e mezzo di euro previsti dalla “Formia Rifiuti Zero” per l’acquisto di una nuova flotta mezzi, che a detta di lor signori “sarà più efficace ed ecologica”, vengano spesi ascoltando in primis i lavoratori, che sono il vero valore aggiunto di qualsiasi azienda. Gli unici a conoscere realmente le problematiche attinenti alla gestione dell’igiene urbana. Di certo non le conosce chi sta al chiuso di un ufficio.

Concludiamo reiterando la nostra richiesta di mettere alla porta l’attuale amministratore unico. Un gesto distensivo in un momento decisivo per le sorti della società e dell’intero settore dell’igiene pubblica, che vede un aumento delle tariffe del 2.5% per il prossimo anno e una diminuzione del personale già avvenuta di 10 unità.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Politica come forma di illusionismo!

13 marzo 2017

Nel 2004 i quartieri pedemontani di Cassio e Scacciagalline sono stati al centro del “Contratto di quartiere II integrazione fisica e sociale dei quartieri pedemontani Cassio e Scacciagalline” (CDQII). I “Contratti” derivano dai cosiddetti “Programmi Complessi” simili ad altri Programmi di Iniziativa Comunitaria come “Urban” o i “Contrats de Ville”. In Italia questi sono stati promossi con le leggi n.662/1996 e n.21/2001 “Misure per ridurre il disagio abitativo ed interventi per aumentare l’offerta di alloggi in locazione”.

Nel Lazio ricordiamo la delibera regionale n.922/03, finalizzata alla promozione di progetti comunitari di riqualificazione urbana con interventi aventi l’obiettivo di risolvere situazioni di disagio urbano in aree periferiche o fisicamente e/o socialmente degradate.

Qui a Formia l’importanza dell’intervento è dovuta sia all’alta tensione abitativa, sia alle emergenze sociali e occupazionali che affliggono la città; rese ben evidenti dai dati forniti dall’Ufficio comunale dei servizi sociali che rileva, l’alto grado di abbandono scolastico, di microcriminalità, di assistenza economica alle famiglie.

Il progetto preparato dagli uffici comunali era diviso in 4 ambiti: (A) Opere di urbanizzazione e altre opere pubbliche infrastrutturali e di servizio. (B) Opere di edilizia residenziale ed urbanizzazione relativa. (C) Altre opere pubbliche inserite nel contratto di quartiere. (D) Opere private.

Tra le opere pubbliche più importanti troviamo: la Via delle Fornaci con lo stralcio di via Solaro, il Mercato Coperto, la nuova edificazione di 72 alloggi; il centro Polifunzionale di Scacciagalline; la riqualificazione cortile degli edifici del Cassio; la ristrutturazione di un edificio ATER di Scacciagalline da destinare all’università; l’allargamento del sottopasso pedonale di Via Cassio. Un nuovo asilo nido. Il progetto è stato “esposito” alla Va Rassegna Urbanistica Nazionale organizzata dall’INU a Venezia.

Data l’importanza il piano è stato condiviso con la Provincia, l’Università di Cassino e l’ATER. Inoltre sono state promosse assemblee nei quartieri interessati coinvolgendo gli abitanti per quella del 24/3/2004 al Cassio intervenne il Sindaco Bartolomeo, mentre per Scacciagalline si ricorda l’impegno degli allora consiglieri Simeone e Picano (Forza Italia), con l’allora presidente ATER Nasso.

L’epilogo ha il sapore amaro dell’illusione e della presa in giro. Non solo, è stato realizzato poco di quanto promesso. Pensiamo ai soldi della via delle fornaci, finiti nel piazzale della stazione; oppure alle ripetute riqualificazioni delle ville comunali, invece della sistemazione del cortile di Via Cassio.

Ma addirittura la pianificazione particolareggiata del CdQII non è stata nemmeno recepita nella proposta di variante del PRG, contro le ragioni stesse della pianificazione urbanistica comunale, che dovrebbe ridurre il disagio abitativo.

Sicuramente i quartieri di Cassio e Scacciagalline sono fuori dalle centralità urbane che caratterizzano il PRG, speriamo che almeno rientrino nelle strategie di piano definite “risarcimento spazi pubblici”. Sicuramente sappiamo che quel poco di pubblico che aveva Via Cassio, il campo di calcetto, gli è stato tolto con una convenzione sulla cui attuale validità nutriamo seri dubbi. Una questione di cui nessuno ha voglia di occuparsene. Forse lo farà la Corte dei Conti a cui abbiamo inviato un esposto.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Le politiche sociali e di assistenza a rischio a causa dei tagli del governo Gentiloni

10 marzo 2017

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze – guidato dal ministro Padoan – “d’intesa” con la Conferenza Stato-Regioni, ha deciso di intervenire pesantemente – sulle prestazioni che offre lo Stato ai cittadini – con la riduzione del Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze da 500 a 450 milioni di euro per il 2017, e di un terzo del Fondo per le Politiche sociali, che infatti passa da 313 milioni di euro a 99,7.

Con il taglio del primo fondo sono a rischio gli interventi di sostegno alle persone con una gravissima disabilità, quali ad esempio le persone in condizione di coma, Stato Vegetativo (SV) oppure di Stato di Stato di Minima Coscienza (SMC), ma anche ogni altra persona in condizione di dipendenza vitale che necessiti di assistenza continuativa e monitoraggio nelle 24 ore, sette giorni su sette, per bisogni complessi derivanti dalle gravi condizioni psico-fisiche. Ora sono tutti a rischio.

Con il taglio del secondo fondo sono invece a rischio gli interventi previsti dalla Legge 328/2000, quali – ad esempio – il finanziamento degli asili nido, dell’assistenza domiciliare e dei centri antiviolenza (un pessimo regalo alle donne).

E’ un atto gravissimo, che purtroppo avrà pesanti conseguenze per i cittadini e le famiglie che si trovano in condizioni di fortissimo disagio sociale e che hanno più di altre bisogno di essere sostenuti dalle istituzioni.

A fronte di sprechi figli della cultura del consenso a tutti i costi e di una elevata corruzione, il governo Gentiloni ha deciso di ubbidere all’imposizione dei mercati che chiedono politiche sociali “lacrime e sangue” e lo ha fatto proprio partendo dal taglio del Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze e del Fondo per le Politiche sociali.

A sostenerlo in queste politiche di macelleria sociale è arrivato buon ultimo l’ennesimo partitino di centrosinistra, creato dai fuorisciti del partito di Renzi.

Non è una novità che a chiacchiere si prendono le distanze dalle politiche sociali “lacrime e sangue” del partito democratico, ma di fatto se ne sostiene l’operato, con l’appoggio già promesso al governo Gentiloni in fase di presentazione del nuovo gruppo parlamentare.

E’ semplicemente l’ennesimo tentativo di sostenere la propria sopravvivenza politica a spese delle fasce meno abbienti, con l’approvazione di provvedimenti anti-sociali.

La continuità tra il governo Renzi e quello Gentiloni è spaventosa ed è figlia dell’accettazione incondizionata delle regole europee, che prevedono il taglio del debito pubblico a spese dello Stato sociale.

Il ricatto che viene da Bruxelles non solo non è stato respinto ma anzi lo si è accettato senza fiatare.Insomma si va separati per colpire uniti.

D’altronde sono anni che lo spazio a sinistra viene occupato da gruppuscoli che sono indegni dall’essere associati ad una parola che da sempre significa “equità” e “democrazia dal basso”.

Una sinistra che si dice tale dovrebbe infatti rifiutarsi di avallare le scelte anti-sociali di Gentiloni e del suo ministro Padoan, sempre più calato nel suo ruolo di assassino dello Stato sociale, nel tentativo disperato di inseguire il consenso dei burocrati europei.

La spesa sociale italiana necessità invece di maggiori investimenti per rafforzare le misure di inclusione sociale delle persone svantaggiate, che soffrono più di altri i morsi della crisi di un sistema capitalistico come quello attuale.

Di certo l’ inclusione sociale non si ottiene con i tagli, che minacciano fortemente la possibilità che lo Stato possa erogare i servizi sociali di base, ma d’altronde cosa aspettarsi da “chi predica bene ma razzola male?”.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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