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Il numero 48 raccoglie i comunicati stampa del Novembre del 2017. Nel primo articolo denunciato lo stato drammaticodella sanità pubblica. Nel secondo articolo abbiamo raccontato il modo lo strano caso che ruota intorno al progetto approvato per la riqualificazione dell'area ex Salid. Nel terzo articolo abbiamo sottolineato le principali criticità del bonus per gli asili nido. Nel quarto articolo abbiamo raccontato il problema dei venti lavoratori che rischiano di trovarsi in mezzo ad una strada, a causa della conclusione dell’appalto “Global Service”

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

Sanità pubblica, la morte può attendere?

27 Novembre 2017

Come abbiamo raccontato più volte lo stato della sanità pubblica è drammatico. Lo confermano i dati riguardanti le liste d’attesa per le visite mediche da effettuare tramite il servizio sanitario nazionale, che vanno ben al di là dei tempi indicati dalla normativa nazionale, e cioè 30 giorni per le visite diagnostiche e 60 per le prestazioni strumentali.

E’ invece noto a tutti che in più di un caso il paziente – se vuole utilizzare la sanità pubblica – è costretto a tempi di attesa che arrivano all’anno e in altri casi le prenotazioni non sono nemmeno accettate. Ben diversa la situazione qualora il paziente intenda utilizzare l’intramoenia, con la quale si intendono le prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa.

Ebbene in questi casi i tempi si ridicono notevolmente. In alcuni casi addirittura si riesce ad ottenere la prestazione di cui si necessità in 1-2 giorni. Che qualcosa non funzioni nel modo dovuto se ne è accorta anche la regione Lazio, che ha previsto la sospensione delle prestazioni in intramoenia, qualora le normali liste di attesa siano lunghissime. Non sappiamo però se si è passati dalle parole ai fatti.

D’altronde le motivazioni perché questo non avvenga sono tantissime, visto che sulle prestazioni in intramoenia non solo ci guadagna il medico, che riceve un compenso extra rispetto al normale stipendio, ma anche le aziende sanitarie che incassano una percentuale sui loro guadagni extra. Insomma un sistema da far venire l’acquolina in bocca, soprattutto ora che le stesse aziende sanitarie fanno fatica a far quadrare i conti, visti i numerosi tagli ai trasferimenti dello stato nei loro confronti.

Eppure i cittadini continuano a pagare le tasse, nonostante vengano privati di un così prezioso diritto, come quella alla salute. La stessa Costituzione repubblicana lo definisce un diritto fondamentale dell’individuo.

Così infatti recita il I° comma dell’art. 32, ad esso interamente dedicato:«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Come abbiamo visto la Carta costituzionale sancisce quindi il diritto dei cittadini a vedere tutelata la propria salute e lo Stato deve assumersi il compito di realizzare tutte le condizioni affinché ciò avvenga; questo equivale a dire che il servizio sanitario nazionale è l’esplicazione dei doveri costituzionali a carico dello Stato e a favore delle comunità. Eppure il dettato costituzionale è continuamente violato, proprio da chi dovrebbe metterlo in pratica e cioè dalla politica.

E’ questo il caso del presidente Nicola Zingaretti, che è riuscito a farci rimpiangere Storace e la Polverini, due che in fatto di disastri sanitari avrebbero potuto scrivere dei libri. Ed è proprio lo stesso che ha avuto il coraggio di annunciare la realizzazione di due nuovi ospedali nel Lazio: a Gaeta e a Sora. E questo grazie alla presunta disponibilità di circa 500milioni di euro.

Una notizia che ai cittadini meno attenti avrebbe potuto far fare i salti di gioia, ma noi che ormai siamo avvezzi al teatrino della politica ci ha ricordato un’altra promessa che la politica ha regalato al sud pontino e cioè la realizzazione – in località exEnaoli (Formia) – del Nuovo Presidio Ospedaliero denominato Ospedale del Golfo che avrebbe dovuto sostituire completamente la funzione ospedaliera dell’attuale Ospedale ‘Dono Svizzero’ di Formia.

Ebbene gli unici soldi che al momento sono stati spesi per tale opera sono quelli riguardanti la progettazione, ma non si è andato oltre quello. Nel frattempo si è proceduto allo smantellamento della santità pubblica pontina, grazie alle politiche liberiste sostenute proprio dall’accoppiata, Forza Italia-Partito Democratico, e lo conferma il nuovo piano strategico aziendale della ASL, che assesta un altro duro colpo alla sanità pubblica pontina. Nel mentre i pazienti in fila per curarsi sentitamente ringraziano.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Salid, esempio della malapolitica formiana

21 Novembre 2017

Il territorio di Formia è disseminato degli esempi di cattiva politica e malagestione. Per i complessi edilizi abbiamo: 1) Ex Salid, 2) D’Agostino, 3) SevenUP, 4) ex-Di Donato, 5) Pastificio Paone 6) Le Fosse,. Per le infrastrutture: 1) Pedemontana, 2) Porto, 3) Rete Idrica, 4) Via Solaro, 5) Ponte di Acquatraversa. E per ora lasciamo stare i servizi.

Tra tutti, esempio di inconcludenza politica è la Salid (Società Anonima Laterizi Industrie Diverse) che a Formia è anche testimonianza dello sviluppo industriale che fu. La crisi del 1966 ne determinò la chiusura; ed è chiusa da allora, fatta eccezione per il breve periodo del Centro Sociale Occupato Autogestito “Mario Giovannangelo”, raro esempio di produzione culturale giovanile, spontanea ed autonoma. Nonostante tutto. Ma se i ragazzi hanno provato ad utilizzare i resti della fabbrica a modo loro, gli eletti delle ultime tre consigliatore hanno fatto una figura vergognosa.

Andiamo ai fatti. Nel 2007 il comune approva il piano di lottizzazione convenzionata della «Tirrenia Immobiliare» per un’area di tipo “direzionale-commerciale” con uffici. Salvo poi, nel gennaio 2010, il consiglio comunale all’unanimità modifica il piano per realizzare un’area di tipo “ricettiva commerciale”, con la costruzione di un unico edificio di 5 piani, di 50 metri di larghezza per oltre 200 di lunghezza, all’interno del quale ci saranno un centro commerciale e un albergo con 100 camere, ristoranti, piscina e centro benessere, ai quali si aggiungono 25000 m2 di parcheggi ed un centro congressi da 500 posti, che rientrerà però nel patrimonio comunale. Oltre a verde attrezzato ed adeguamento della viabilità locale.

Le richieste di un asilo nido e di una scuola materna utili al vicino agglomerato residenziale di «Scacciagalline» e «Rio Fresco» restano inascoltate. Poi nel 2015 l’Amministrazione Comunale, di concerto con la Compagnia Carabinieri di Formia, si attiva per costruire una nuova Caserma nell’area ex-Salid. Caserma di proprietà del Comune concessa in locazione all’Arma. Il progetto non ha mai messo piede in consiglio comunale.

Nel 2015 il sindaco Bartolomeo incontra – come abbiamo appreso dalla stampa – l’amministratore della società, con precedenti per contrabbando, evasione e lavori edilizi senza licenza, per discutere il via libera al piano, ma due mesi dopo una società del gruppo Pedato – Tirrenia fallisce.

A gennaio 2016 scoppia la polemica sul PRG dove le aree dismesse della ex Salid e ex D’Agostino, poiché destinate a varianti urbanistiche, sono stralciate dal piano”. Un paradosso vero e proprio visto che nella Salid si prevedono 65000 mc espandibili a 95000 mc e un centro commerciale e nella D’Agostino si prevedono 130 000 mc e un centro commerciale (anche qui il piano è fermo visto l’annullamento della delibera n.4/2009).

Dunque, due aree centrali per un totale di circa 80000 m2, con un potenziale di 225000 mc e due centri commerciali a circa 500 m di distanza, restano di fatto fuori dal Piano Regolatore; che regola ben poco se un’area nevralgica del centro resta esclusa. Dove sembra siano previsti la metà degli alloggi da realizzare su tutto il territorio formiano.

Andiamo avanti. A novembre 2016, mentre si discute di PRG, la GDF di Napoli sequestra 12 milioni di euro ai referenti del piano Ex Salid.

Diciamo referenti perché qua succede un fattaccio. Infatti, è cronaca di questi giorni, il Tar di Latina ha annullato il progetto approvato per l’area ex Salid, accogliendo il ricorso di nove cittadini contro Comune e Tirrena, proprietaria di parte dell’area. Il motivo sta “nella formazione dell’originario piano di lottizzazione” approvato senza la necessaria interlocuzione con i proprietari dei lotti interessati, a causa: 1) della omessa attivazione del contraddittorio ovvero la comunicazione di avvio del procedimento amministrativo; 2) per non aver sollecitato l’intervento dei proprietari dell’area, come prescritto dalla legge urbanistica. Dunque per violazione del contraddittorio tra Amministrazione e proprietari, , come richiesto dalle disposizioni della norma. Passaggio tutt’altro che secondario visto che i proprietari non hanno accettato il piano anzi hanno proposto delle loro varianti. Dunque dopo anni di trattative scopriamo che i proprietari delle aree interessate dal piano non erano nemmeno stati presi in considerazione!

Risultato. Oltre dieci anni di inutili discussioni e rifacimenti, per discutere un piano trattato con persone dal passato discutibile e viziato dal mancato coinvolgimento dei proprietari. Un piano che pone seri dubbi sulla validità di un PRG che ancora non è entrato in vigore e già sarà inefficace in un momento decisivo della pianificazione urbanistica.

Ma il giudizio peggiore lo serbiamo per i tanti che si sono succeduti sugli scranni della sala Ribaud, senza capire niente di quello che stava succedendo. Non hanno capito che il piano era viziato, dando evidenza di essere esclusi dalle trattative; non hanno capito l’ingiustizia di un PRG che decide le sorti di tutta la città, tranne che quella dei proprietari di due aree del centro che inevitabilmente condizioneranno il futuro della città.

Che dire! Se fossero rimasti a casa non ci saremmo accorti della loro mancanza. A che serve farsi eleggere se poi ogni giorno si vien meno al proprio dovere? Ora arriveranno le elezioni ed inizierà la fiera delle promesse tradite, noi possiamo solo dire che fuori o dentro dal consiglio, la nostra vigilanza sul malaffare non avrà mai tregua.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Per il governo Gentiloni ricchi e poveri uguali sono

18 Novembre 2017

Apprendiamo dalla lettura degli organi di stampa che tra i bonus confermati nella legge di Bilancio 2018 c’è quello per gli asili nido, già introdotto nella Finanziaria dello scorso anno. Non sono previsti cambiamenti rispetto all’ammontare del beneficio e ai criteri e alle modalità di erogazione.

Il bonus per gli asili nido andrà a sostenere i genitori – nel pagamento delle rette per la frequentazione – da parte dei figli piccoli (fino a 3 anni) – degli asili nido pubblici e privati autorizzati, e consiste in un buono di mille euro l’anno per tre anni (per un totale di massimo 3mila euro), a cui hanno diritto le famiglie con figli piccoli.

L’importo a cui hanno diritto i beneficiari è legato alle ore di frequentazione dell’asilo nido da parte dei figli piccoli, infatti per ottenere l’assegno intero di mille euro, il bambino deve essere iscritto per tutto l’anno ( la durata della frequenza dovrà essere indicata nella domanda). Inoltre ne potranno beneficiare le famiglie con bambini sotto i 3 anni malati gravi che non possono frequentare gli asili nido, tramite l’introduzione di “forme di supporto presso la propria abitazione”.

Due le principali criticità di questa forma di bonus: a) I bonus verranno erogati fino al raggiungimento del limite massimo complessivo previsto (144 milioni di euro per l’anno 2017, 250 milioni per il 2018, 300 milioni per il 2019 e 330 milioni a decorrere dal 2020) secondo l’ordine di presentazione telematica.

Questo significa che terminati i soldi stanziati, le successive domande presentate non verranno prese in alcuna considerazione; b) L’usufruizione del bonus asilo nido non è legato al reddito e questo significherà che potranno beneficiarne anche i ricchi e quindi senza averne necessità alcuna.

Quindi, una vera e propria lotteria, dove ad arrivare prima non saranno quelle famiglie in stato di povertà assoluta che sono 1.619.000 ( fonte ISTAT), e che, come è ben noto a tutti , hanno un minore accesso alle informazioni e ai servizi.

Perché il reddito, per il governo Gentiloni – così come per quello precedente di Renzi (entrambi esponenti del partito democratico) – non è un criterio di riferimento? Per gli esponenti del partito democratico ricchi e poveri uguali sono o più probabilmente al partito democratico dei poveri non importa assolutamente nulla, perché il suo elettorato di riferimento è la media e ricca borghesia italiana.

D’altronde solo in questo modo si possono spiegare provvedimenti legislativi come il bonus per gli asili nido, che di sicuro non riducono la forbice tra i ricchi e i poveri. Eppure lasciando per un attimo il nostro disgraziato paese la situazione mondiale non è migliore. Infatti l’1% di super-ricchi possiede oltre il 50% della ricchezza complessiva (ne aveva il 42,5% nel 2008). Se si guarda al 10% più ricco, la quota di ricchezza detenuta è addirittura pari all’88%. Invece il 50% più povero della popolazione mondiale non possiede nemmeno l’1% della ricchezza totale. La ricchezza globale è cresciuta, in maniera particolare nell’ultimo anno, ma si concentra sempre di più in poche mani.

E’ l’ennesima conferma delle disuguaglianze abissali prodotte dalle politiche neoliberiste, di un mondo talmente iniquo da essere insostenibile. Non vi è alcun dubbio che in questi anni proprio il partito democratico è stato uno dei principali sostenitori di questo modello di società, nella quale i poveri non hanno alcun diritto, se non quello di doversi accontentare di raccogliere le briciole da sotto il tavolo dei ricchi e potenti.

La famosa teoria del «gocciolamento» o della «ricaduta favorevole».

Noi comunisti la pensiamo diversamente e per questo faremo sempre sentire la nostra voce a fianco di quanti credono nelle necessità di azioni concrete sul piano sociale, economico e politico per l’abbattimento di questo modello di società, altrimenti sarà meglio sparire senza lasciare traccia.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

I lavoratori sotto il ricatto della peggior politica

I centristi per Formia hanno giustamente segnalato il problema dei venti lavoratori che rischiano di trovarsi in mezzo ad una strada, a causa della conclusione dell’appalto “Global Service”, con il quale nel 2008 il comune di Formia ha affidato i servizi di manutenzione, tramite bando di gara, all’A.T.I. composta – in qualità di capogruppo mandataria- dalla COFETEHC SERVIZI SPA, poi divenuta ENGIE SERVIZI SPA.

Un affare al quanto misterioso visto che ci è stato sempre negato – dagli uffici comunali – copia del contratto. Dopo un’estenuante ricerca abbiamo trovato – tramite il web – delle slide a firma dell’architetto Arch.j Buffolino nelle quali vengono raccontate le meraviglie dell’operazione di esternalizzazione delle manutenzioni dei beni di proprietà comunale.

Alla fine del contratto si sarebbe dovuta ottenere una RIDUZIONE DEI COSTI DIRETTI di circa il 20% anno, una RIDUZIONE DEI COSTI INDIRETTI di 7 unità in comando all’ATI (per un totale di circa 150mila euro l’anno) e la RIDUZIONE DEI COSTI PER LA MANUTENZIONE STRAORDINARIA.

Ovviamente l’operazione avrebbe dovuto garantire un netto miglioramento dei servizi manutentivi, con il contemporaneo soddisfacimento da parte dei cittadini. Abbiamo più volte segnalato alcune stranezze, come l’esplosione degli appalti manutentivi non inclusi nel regime di “Global Service”, così che i risparmi promessi probabilmente non sono stati mantenuti.

D’altronde che qualcosa non sia andato per il verso giusto lo dimostra il fatto che l’attuale amministrazione ha deciso di utilizzare la modalità spezzatino, quindi non più un unico appalto di durata novennale, ma diversi appalti di durata minore. Veniamo finalmente al capitolo dei lavoratori coinvolti, di cui ignoriamo il numero e le mansioni, visto il silenzio calato sull’appalto, che ci ha fatto pensare ad una vera e propria “spy story”. Ebbene siamo concordi con i centristi per Formia circa il rischio che corrono i lavoratori.

D’altronde siamo stati i primi a chiedere che negli appalti comunali si reintroducesse la clausola sociale, cioè l’obbligo di riassunzione di tutto il vecchio personale che – grazie al nuovo “nuovo codice dei contratti e degli appalti pubblici – a firma del governo Renzi – è passato dall’essere un obbligo all’essere una facoltà per le stazioni appaltanti, nel nostro caso il comune di Formia.

Lo abbiamo fatto – nell’ottobre 2016 – per il nuovo bando di gara per “l’affidamento del servizio di gestione del procedimento sanzionatorio delle violazioni delle norme del codice della strada e di polizia amministrativa di competenza della polizia locale”. Il risultato è stato che né la maggioranza né l’opposizione ci hanno degnato di una risposta.

Così come siamo stati tra i pochi ad intervenire pubblicamente per difendere le lavoratrici dell’asilo comunale che non sono state assunte dalla “cooperativa gialla” di Roma, nonostante gli obblighi contrattuali lo prevedessero allora e lo prevedono a tuttoggi.

D’altronde parlando di lavoro abbiamo avuto modo in più occasione di indicare nella flessibilità, o meglio, nell’incertezza, uno dei maggiori problemi dei nostri tempi. In particolare, il sempre maggiore utilizzo di appalti da parte degli enti pubblici ha di fatto accentuato il rischio per i lavoratori di essere considerati un peso di cui scaricarsi.

E noi da sempre siamo contro l’esternalizzazione dei servizi locali, proprio perché crediamo che sia uno strumento per demolire il lavoro e i lavoratori. Proprio per quanto riguarda i servizi manutentivi avevamo chiesto che ritornasse ad essere gestita direttamente dal comune e non appaltata a terzi.

E anche in questo caso né la maggioranza né l’opposizione ci hanno degnato di una risposta. Le elezioni si avvicinano e tutti sono disposti a dire tutto e il contrario di tutto pur di apparire come i difensori del bene pubblico.

Ora si tratta di capire cosa quali saranno le risposte provenienti dal palazzo. Da parte nostre crediamo sia opportuno un consiglio comunale che chiarisca la faccenda. Il futuro della nostra città non può essere ostaggio di una maggioranza che fa dell’arroganza il suo “modus operandi”. Nemmeno i nostri concittadini possono sottrarsi da tale responsabilità.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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