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Il numero 34 raccoglie i comunicati stampa del Settembre del 2016. Nel primo abbiamo denunciato la miseria del regolamento per l’erogazione di benefici economici a favore di cittadini indigenti, nonostante la drammatica situazione sociale della nostra città. Nel secondo abbiamo ricordato la vergognosa questione della Pedemontana, opera da anni promessa ai cittadini ma mai realizzato. Nel terzo abbiamo sottolineato la decisione di introdurre un biglietto integrato da € 7,00 per accedere a: Cisternone Romano di Castellone, Criptoportici della Villa Comunale, Criptoportici di Caposele, Criptoportici di Piazza Vittoria. Nel quarto abbiamo denunciato il mistero che circonda l'assunzione delle quattro lavoratrici dell'asilo comunale “La vecchia quercia”. Nel quinto abbiamo raccontato di come l'introduzione del contributo scolastico stia creando scuole di serie A e scuole di serie Z. Nel sesto abbiamo denunciato la mancata pubblicazzazione del “PIANO OPERATIVO DI PROTEZIONE CIVILE”, probabilmente tenuto in qualche cassetto in comune. Nel settimo abbiamo denunciato l'esosità delle rette dell'asilo comunale “La vecchia quercia”.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

La miseria del regolamento per l’erogazione di benefici economici a favore di cittadini indigenti

26 Settembre 2016

Con deliberazione n.11 del 06.06.2016 il consiglio comunale ha approvato il nuovo “REGOLAMENTO PER L’EROGAZIONE DI BENEFICI ECONOMICI A FAVORE DI CITTADINI INDIGENTI”. Durante il suo intervento l’assessore ai Servizi Sociali informa i consiglieri che:

“Per il contributo per l’erogazione ai cittadini indigenti la Commissione all’unanimità ha cambiato dei punti per quanto riguarda i beneficiari. Leggo testualmente il nuovo punto che la Commissione ha votato. Possono beneficiare degli interventi i cittadini italiani e stranieri con residenza anagrafica nel Comune di Formia da almeno tre anni – mentre prima era di due anni – senza reddito di lavoro o da pensione, o comunque nonostante la presenza di tali redditi si trovano in situazioni di emergenza ed indigenza accertata sia da relazioni socio-ambientale del servizio sociale ed in ogni caso con un ISEE relativo al nucleo familiare di appartenenza non superiore al limite stabilito, che prima era di 6500 Euro ed adesso è diventato di 5000 (l’assessore ricorda però male visto che nel nuovo regolamento l’importo è stabilito annualmente dalla Giunta Comunale). L’altro punto importante che la Commissione ha sottolineato è che in tutti i casi in presenza di un nucleo familiare di persone con handicap certificato gli importi con il massimo possono essere aumentati e per quanto riguarda la disabilità con un aumento del 20 percento. Gli importi sono comunque definiti dalla Giunta entro il 31 dicembre. L’altro punto fondamentale è che sono esclusi dalla carta sociale i nuclei familiari con componenti che usufruiscono di analogo beneficio anche da parte di enti pubblici e dello Stato. Tutte queste variazioni comunque la Commissione l’ha date all’unanimità.’’

Tutto bene? Non ce ne vorrà l’attuale amministrazione se consideriamo assolutamente insufficiente gli importi che verranno erogati ai cittadini che faranno richiesta del contributo.

La tipologia degli interventi previsti sono vari.

Tra di essi ci colpisce la conferma della carta Sociale Acquisti, come strumento di contrasto alla povertà sempre più crescente.

Essa consente la possibilità acquistare generi alimentari diretti e farmaci e nelle seguenti modalità: In presenza di una persona sola massimo € 300,00 annue; in presenza di due o più persone adulte massimo € 400,00 annue; in presenza di nuclei familiari con presenza di un minore in situazione di grave disagio socio economico attestato da relazione socio ambientale massimo € 600,00 annue; nucleo familiare composto da due o più minori in stato di grave disagio socio economico attestato da relazione socio ambientale massimo annuo € 800,00.

In realtà tale strumento è stato già introdotto con deliberazione di giunta n.458 del 31 dicembre 2014, con l’obbiettivo di sostituire graduatamente l’erogazione di contributi economici in denaro a favore dei cittadini indigenti.

Era prevista una fase sperimentale della durata di mesi sei che, attraverso un costante monitoraggio, avrebbe dovuto consentire una opportuna valutazione della nuova misura introdotta; che la carta sociale acquisti sarebbe stata riservata alla fornitura di generi alimentari essenziali, da ritirare presso una rete di esercizi commerciali del territorio appositamente individuati (al momento non sappiamo quali sono).

Inoltre avrebbe dovuto garantire anche l’erogazione di prodotti per l’infanzia, per l’igiene personale e della casa e infine di farmaci, da ritirare presso la farmacia comunale.

Ad un cittadino indigente il comune di Formia si impegna a garantir un tetto massimo di spesa pari a 0,82 euro al giorno.

Più sale il numero degli adulti che compongono il nucleo familiare e più miserevole è la cifra di cui si può disporre.

Ad esempio nel caso di due persone adulte, le stesse avranno diritto a un contributo massimo di 0,55 euro al giorno.

Il rischio di ricevere ancora di meno è evidente, perché non sappiamo qual è la cifra messa a bilancio.

Uno strumento – quello della carta Sociale Acquisti – che non è difficile considerare “umiliante” per il fatto che i beneficiari saranno costretti a presentarla nei supermercati convenzionati, rendendo pubblica la propria condizione di povertà.

Rimane comunque una goccia nell’oceano degli interventi necessari a contrastare la povertà nei quali sono caduti in tanti, talmente misera da non poter essere neanche considerato un vero e proprio aiuto, ma una vera e propria elemosina di stato.

Insomma una vera e propria beffa perpetrata ai danni dei poveri della nostra città.

E’ invece necessario da un lato combattere l’impoverimento dei lavoratori e dei pensionati aumentandone i salari e dell’altro introdurre nuove forme di reddito per chi il salario non ce l’ha.

Perché anche nel nostro Paese i cittadini – soprattutto i meno abbienti – hanno smesso di essere titolari dei diritti costituzionali – per diventare clienti dello Stato. E quando sei cliente, puoi forse contare se hai i soldi per pagare. Pagarti gli studi, il servizio sanitario, pagarti il lavoro. Se no non esisti, e dai fastidio quando alzi la voce.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

La nuova pedemontana: A chi conviene?

24 Settembre 2016

Negli ultimi tempi siamo stati informati dell’ennesima variante al progetto della Pedemontana.

Non più una soluzione in galleria, ma una soluzione a raso che attraverserà – qualora verrà realizzata – i rilievi del monte di Mola e del Monte di Santa Maria.

Sembra che il sindaco abbia chiesto all’Anas di studiare questa soluzione “a causa degli alti costi di manutenzione delle gallerie”, che ne impedirebbero la realizzazione nella versione precedente.

Strano! Come già detto più volte, il tracciato previsto dal progetto definitivo non fa menzione alcuna di questa criticità. Anzi, questo è stato scelto tra 11 alternative, tra cui – siamo andati a vedere – è prevista anche quella soluzione “a raso” che ieri non andava bene ed oggi invece riciccia “alla Bartolomeo”, ovvero come una genialata dagli effetti devastanti (vedi Porto turistico).

Di qui la domanda: “Cui prodest?”, cioè “A chi conviene?”. Un’analisi fatta con i mezzi del socialismo scientifico consente di indagare gli equilibri che intende muovere con una mossa del genere. Infatti, non c’è voluto molto a scoprirlo.

La differenza tra il tracciato a vista rispetto al tracciato in galleria, consentirebbe la possibilità di creare delle intersezioni con la viabilità esistente, consentendo ai terreni confinanti di accedere direttamente sulla strada. Cosa non consentita per il tipo di strada di progetto. Ma si sa, a Formia tutto è possibile!

Quindi una volta costruita la strada, tutta la fascia interessata sarebbe oggetto di una potenziale espansione edilizia dovuta a: 1) alla facile accessibilità portata dalla nuova strada; 2) all’enorme valore paesaggistico della zona che fa aumentare notevolmente i valori immobiliari. Non c’è che dire!

Un jolly da buttare nel piatto dell’infinita conquista del voto a tutti i costi , di cui i sindaci – passati e presenti – che hanno dettato legge a Formia si sono dimostrati essere degli indiscutibili campioni.

Allora ecco ancora una volta materializzarsi “il pacco”, ovvero il danno per la collettività. La strada nella nuova soluzione, non solo farebbe aumentare il “consumo di suolo” con l’impermeabilizzazione di importanti superfici di montagna, alterando l’equilibrio idrogeologico dei nostri monti; ma porterebbe in se i germi di una nuova devastazione del territorio, portata dai “palazzinari de noantri” che – come in passato – mangerebbero a morsi i monti di Mola e Santa Maria in men che non si dica, altro che cooperativa “Luci sul Golfo” targata Michele Forte.

Cosi, il sindaco che ieri lanciava la variante al Piano Regolatore Generale (P.R.G.) – di cui si è persa traccia – al grido di “Consumo di suolo zero”; oggi ci regala la polpetta avvelenata di una soluzione miracolosa, che di miracoloso non ha nulla, se non per quei quattro furbetti che muovono pacchi di voti per vendere due case in più!

Infatti si sa, a Formia il voto d’opinione è una chimera!

Naturalmente, i nostri ecologisti al potere tutto questo devono ignorarlo, oppure lo diranno a parole loro, ma sempre sottovoce per non turbare il comandante in capo.

Per non disturbare il manovratore, di cui sono la guardia servile.

Sta tranquilla cara Formia! La variante Appia è un altro “colpo ad effetto” buttato nella mischia in vista delle prossime elezioni comunali!

Tanto i tuoi cittadini resteranno per anni ancora sepolti sotto la coltre di PM10 che opprime strade sovraccariche.

Condannati da una classe politica che non solo non è in grado di costruire il ponte di Acquatraversa della mirabile lunghezza di 10 metri, ma non è capace nemmeno di ripararlo, tant’è che ancora li a far brutta mostra di sé.

La vera sfida – che abbiamo dinnanzi a noi – è quella della ristrutturazione urbanistica del territorio, cioè l’individuazione di comparti urbani all’interno dei quali effettuare interventi di sostituzione edilizia volti ad eliminare edifici ed opere costruite o troppo in fretta nel dopoguerra o dissennatamente, che hanno di fatto distrutto il territorio, rendendolo ostaggio della speculazione edilizia più bieca e non al servizio della collettività, in particolare delle classi meno abbienti.

Perché questo avvenga abbiamo bisogno di una pianificazione particolareggiata che fissi gli standard e definisca – ad esempio – strade complete di luci e marciapiedi e non a posteriori come si è sempre fatto fino ad oggi, con la pezza che diventa peggio del buco.

Ebbene crediamo che con l’attuale classe politica si continuerà con il sacco di Formia.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Beni archeologici: ingresso a pagamento

19 Settembre 2016

Con deliberazione n. 110/2016 l’attuale giunta comunale ha deciso di introdurre un biglietto integrato da € 7,00 per accedere a: Cisternone Romano di Castellone, Criptoportici della Villa Comunale, Criptoportici di Caposele, Criptoportici di Piazza Vittoria.

Per l’accesso al solo Cisternone Romano di Castellone invece il costo del biglietto è di € 3,00.

L’ingresso è gratuito invece per i minori di anni 18 e studenti degli istituti di scuola media superiore, in modo da favorire la crescita culturale dei ragazzi e la valorizzazione dei siti archeologici (secondo loro gli adulti non ne hanno bisogno, in quanto già cresciuti culturamente).

Con deliberazione n.116/2016 si stabilisce – oltre agli orari di apertura dei siti archeologici – l’ingresso gratuito per la visita guidata, dei siti archeologici Torre di Mola, Torre di Castellone e Chiese di Maranola.

Ovviamente non è possibile sapere al momento chi si occuperà di gestire i siti archeologici a pagamento, perché immaginiamo che all’ingresso degli stessi ci dovrà essere del personale a controllare che l’accesso ad essi avvenga solo per le persone munite di biglietto Dalla lettura delle delibera non si comprendono quali saranno le modalità di acquisto degli stessi.

Verrà selezionata un’agenzia di vendita oppure sarà possibile acquistarli direttamente all’ingresso del sito archeologico?

Insomma siamo solo all’inizio di quello che è stato venduto per essere il piano di valorizzazione dell’immenso patrimonio archeologico della nostra città, ma di fatto si trasforma nell’espropriazione degli stessi ai danni dell’intera collettività.

Una forma di privatizzazione che di fatto si trasforma in beffa, visto che – in questi anni – non abbiamo lesinato investimenti pubblici, trascurando invece interventi ben più importanti, quali ad esempio il sostegno alle fasce più bisognose, una vera e propria emergenza sociale soprattutto a causa del dilagare della povertà, figlia delle politiche economiche dei governi dei banchieri.

Abbiamo speso oltre un milione di euro per la “valorizzazione e il recupero area archeologica Caposele”; altri 500mila euro per la “Valorizzazione siti archeologici – Criptoportici Piazza della Vittoria e Via Sarinola”.

Dati che abbiamo recuperato dalla rendicontazione del programma P.L.U.S. “Appia Via del Mare”.

E poi i tanti milioni di euro spesi per il recupero del restante e quelli che si stanno spendendo per riportare alla luce l’anfiteatro romano, ubicato nell’area sottostante la stazione ferroviaria, oppure il finanziamento per la riqualificazione e l’illuminazione della Peschiera Romana posta nel tratto di mare prospiciente la Villa Comunale in via Vitruvio e visibile a pelo d’acqua in condizioni di bassa mare.

Lo stesso dicasi per la tanto sbandierata – nonché iperpubblicizzata – cessione al Comune di Formia – da parte della famiglia del senatore democratico Ranucci – di un terreno attiguo alle Mura di Nerva su cui insistono importantissimi reperti risalenti ad epoche diverse, comprese in un arco temporale amplissimo che dal V secolo a.C. arriva fino al Medio Evo.

Probabilmente la verità è che il senatore democratico non aveva voglia di spendere i soldi per mettere in sicurezza il bene e ha preferito disfarsene regalandolo al comune di Formia, così che i lavori graveranno sulle spalle di noi cittadini.

A completare l’opera la pubblicazione sull’albo pretorio online “dell’avviso per manifestazione d’interesse a presentare offerte per l’affidamento del servizio di guida turistica dei siti archeologici del territorio comunale”, che ha creato così tante polemiche.

E tutto questo con la promessa di fare arrivare dalle nostre parti migliaia di turisti alla ricerca di un’occasione per rifarsi gli occhi e in cambio di tutto questo “ben di dio” porteranno così tanto denaro da ravvivare l’economia della nostra città, ormai agonizzante.

Un sogno che rimarrà tale visti i risultati ottenuti in questi tre anni di giunta Bartalomeo.

Di una cosa siamo però sicuri è cioè che alla fine – come al solito – i conti non torneranno.

Della serie:cornuti e mazziati.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il destino delle lavoratrici dell’asilo comunale “La vecchia Quercia” è ancora un mistero

15 Settembre 2016

Nello scorso Luglio diviene efficace l’aggiudicazione dell’appalto – con durata dal 1° gennaio 2016 al 31 luglio 2018. – per l’affidamento del servizio di Asilo Nido comunale “La vecchia Quercia”. La vincitrice dell’appalto è stata la cooperativa sociale “Gialla” di Roma.

Ebbene nonostante le evidenti ragioni delle lavoratrici – che rimandano tutte all’applicazione integrale del CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO PER L’AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEL SERVIZIO DI ASILO NIDO COMUNALE – le stesse non sono ancora state assunte e forse non lo saranno mai.

Non è un caso – a nostro avviso – che sono proprio le stesse che hanno espresso dei dubbi proprio sull’argomento “assunzioni”, evidentemente a qualcuno non ha fatto piacere che le lavoratrici abbiamo chiesto conto del loro futuro.

Noi stessi avevamo fatto proprie le preoccupazioni di queste lavoratrici circa il loro futuro lavorativo, ma eravamo stati invitati a farci i fatti nostri, perché il sindaco Bartolomeo aveva garantito che la coop. GIALLA avrebbe rispettato il capitolato d’appalto e quindi era garantita l’assunzione di tutte le dipendenti precedentemente in servizio.

Ed allora il mistero diventa ancora più fitto e quindi per capirci qualcosa abbiamo provato a leggere – nella versione rettificata – IL CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO PER L’AFFIDAMENTO DELLA GESTIONE DEL SERVIZIO DI ASILO NIDO COMUNALE.

Infatti il primo capoverso dell’articolo 15 che disciplina gli obblighi dell’appaltatore in materia di trattamento del personale recita che “L’appaltatore ha l’obbligo di assumere tutto il personale attualmente in servizio e dipendenti dell’attuale gestore, che si renderà disponibile alla continuazione del rapporto di lavoro”.

Ovviamente nutriamo seri dubbi sul fatto che tutte le lavoratrici siano state chiamate dal nuovo gestore e soprattutto che a tutte sia stato chiesto la disponibilità alla continuazione del rapporto di lavoro.

Nemmeno è pensabile che la cooperative subentrante fosse all’oscuro del numero delle lavoratrici e delle ore di ognuna di esse, informazioni contenute nell’Allegato “E” del bando di gara.

Il sindaco Bartolomeo – evidentemente impegnato in altro – ha deciso di farci sapere cosa ne pensava ad oltre un mese da quando le quattro operatrici chiedevano chiarimenti.

Da moderno Ponzio Pilato ha comunicato infatti l’impossibilità da parte della sua amministrazione ad intervenire, perché “non può essere l’Amministrazione a stabilire i regimi contrattuali da applicare, né spetta al Comune dirimere controversie che sono disciplinate dalla legislazione sindacale”.

Di fatto smentisce i suoi alleati di coalizione di SEL, che invece la pensano in maniera diametralmente opposta.

A smentire il sindaco viene in nostro aiuto il CAPITOLATO SPECIALE che prevede la risoluzione del contratto (articolo 25) qualora l’azienda vincitrice non rispetti i vincoli dell’appalto.

Evidentemente è un dettaglio (da non da poco) che è sfuggito al sindaco.

Una minaccia che dovrebbe far addivenire a più miti consigli la vincitrice dell’appalto, ma si è capito dalle parole del sindaco che non è intenzione dell’amministrazione alzare la voce, nemmeno nel caso in cui è necessario tutelare delle lavoratrici.

Ricordiamo inoltre che l’importo a base d’asta è stato di € 676.600 oltre ad € 3.400,00 non soggetto a ribasso in quanto oneri per la sicurezza.

La Coop. GIALLA ha vinto praticando un ribasso pari al 6%.

La mancata assunzione delle lavoratrici – cioè 4 stipendi in meno da pagare – significa – in soldoni – un guadagno per la cooperativa romana e non sono sicuramente bruscolini.

In generale le lavoratrici (e i lavoratori) sono considerati alla stregua di oggetti “usa e getta”, tanto il loro destino si perde all’interno di bandi e di regolamenti che nulla hanno a che fare con il rispetto loro dovuto, ancora più grave quando è l’appaltatore è un ente pubblico.

D’altronde questa è la nuova idea di mercato del lavoro alla quale sembra ispirarsi il “modus operandi” dei nostri governanti, sia essi di centrosinistra che di centrodestra.

Ebbene è ora che i lavoratori dicano basta e pretendano il dovuto, altrimenti casi come quello dell’asilo comunale di Formia continueranno a ripetersi all’infinito.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Contributo scolastico: continua senza sosta il disegno per creare scuole di serie A e scuole di serie Z

11 Settembre 2016

La distruzione dello stato sociale – per il quale hanno lottato i padri costituenti (molti dei quali imbracciando il fucile da partigiano) – continua senza sosta nel tentativo di creare cittadini di serie A (i quali possono comprarsi tutti i servizi che il mercato mette a disposizione) e i cittadini di serie Z (i quali non hanno diritto a nulla se non ai servizi messi a disposizione da associazioni caritatevoli).

Per legittimare questo stato di cose si tolgono risorse ai servizi pubblici – grazie a finanziarie (oggi chiamate legge di Stabilità) lacrime e sangue (la scusa è che ce lo chiede l’Europa dei mercanti), e si introducono esosi balzelli da far pagare ai cittadini, per garantire il loro funzionamento.

E’ questo il caso del contributo scolastico introdotto nelle scuole dell’obbligo – per essere utilizzato poi per l’innovazione tecnologica, per l’ampliamento dell’offerta formativa e per l’edilizia scolastica – che viene richiesto alle famiglie senza nemmeno fornire un’indicazione dettagliata e trasparente della spesa e soprattutto senza dire che è totalmente volontario e quindi non vi obbligo alcuno di pagarlo, se non il rischio di essere esposto al pubblico ludibrio (una specie di ricatto morale che funziona benissimo a quanto pare).

Ci risulta ad esempio che lo scorso anno per il liceo Cicerone – Pollione di Formia, per il liceo Alberti di Minturno, per l’istituto Tecnico per Geometri di Formia il contributo scolastico deliberato dal consiglio di istituto sia di 100 euro, mentre per l’istituto nautico di Gaeta e l’istituto tecnico commerciale Filangieri sia di 50 euro.

Le scuole italiane si trovano in una situazione altamente disastrosa e a per evitare problematiche relative al bilancio o addirittura ipotesi di chiusure, utilizzano tale stratagemma volto ad avere una nuova liquidità da utilizzare in attività e miglioramenti didattici.

Infatti il contributo scolastico serve a tenere in piedi i bilanci della scuole pubbliche, nascondendo i tagli devastanti approvati dai governi centrali, che a chiacchiere sottolinea l’importanza di sostenere la società della conoscenza ed invece nei fatti non investe un euro per passare dalle parole ai fatti.

Lo confermano i dati OCSE, che dimostrano che la gran parte dei paesi ha aumentato la spesa per l’istruzione, mentre l’Italia è il paese che ha tagliato di più dopo l’Estonia. Inoltre bisogna tenere a mente che dal 2000 siamo l’unico paese in Europa a non aver aumentato gli investimenti per l’istruzione.

Attualmente siamo scesi al penultimo posto europeo di spesa per l’istruzione, seguiti solo dalla Grecia.

Oltretutto, perché richiedere lo stesso contributo a famiglie con redditi diversi? I soldi non hanno lo stesso “valore” per una famiglia di lavoratori dipendenti o di disoccupati rispetto ad una famiglia di imprenditori o di dirigenti, che possono permettersi di non tenerne conto.

Per noi comunisti non è sufficiente però evidenziare il problema.

E’ arrivato il momento di organizzarci collettivamente e dire basta a queste richieste , rifiutandosi di pagare per quello che è un nostro diritto: una scuola pubblica , da noi tutti già finanziata attraverso le tasse e senza ulteriori gabelle, che vanno a penalizzare soprattutto i redditi più bassi, impossibilitati a far fronte a queste continue richieste di denaro.

D’altronde se le istituzioni scolastische si sono trasformate in moderni gabellieri è giunto invocare la legittima difesa.

Non è questa la scuola pubblica per cui hanno combattuto i padri della Costituzione.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

PIANO OPERATIVO DI PROTEZIONE CIVILE: «Il sogno in un cassetto chiuso»

7 Settembre 2016

All’unanimità! Il consiglio comunale con deliberazione n.84 del 12 novembre 2014– 21 presenti, presiedente Maurizio TALLERINI – ha approvato il “PIANO OPERATIVO DI PROTEZIONE CIVILE” (d’ora in poi P.O.P.C.), su proposta del settore Opere Pubbliche diretto dall’allora dirigente Marilena Terreri.

Obbligo previsto dalla legge n.100 del 12 luglio 2012, che ne disponeva l’approvazione entro novanta giorni dall’entrata in vigore. Altro tema serio della nostra città, recitato in imbarazzante farsa dai nostri amministratori. Altro esempio di come nel palazzo le veline si accartocciano molto in fretta.

La storia del P.O.P.C. si trascina da tempo. Nel 2011 – sindaco Michele Forte – la commissione ” Decentramento Amm.vo- Protezione Civile – Polizia” discute l’aggiornamento di quello risalente al 1988. Al termine il presidente p.t. della commissione Gianluca Taddeo dichiarò il proprio impegno: “Compito dell’amministrazione è produrre degli opuscoli sintesi del P.O.P.C. per avviare un percorso didattico e di conoscenza all’interno delle scuole primarie presenti sul territorio comunale. Il discorso sull’approfondimento dei rischi e delle tecniche d’intervento va esteso anche alle scuole superiori per cui sarà importante coinvolgere la Provincia di Latina al fine di disegnare e concordare un progetto più ampio all’interno degli istituti scolastici della nostra città”.

L’impegno naufragò clamorosamente nella delibera n°25 del 10 maggio 2011, quando il tragicomico assessore competente Gianni Carpinelli dichiarò: “Vista l’ora che volge al desio, sono costretto mio malgrado, a rinviare il punto perché non avrei il piacere di dare corpo alla presentazione.”; quindi ritirò il P.O.P.C., i 25 consiglieri presenti rinviarono la proposta e della delibera non se ne fece più nulla fino al 2014. Roba da matti!

Nel Novembre 2014, come si legge nella delibera 84/14, il servizio Protezione Civile ha ripresentato il P.O.P.C. ritirato nel 2011, aggiornando: i) nominativi, ii) elenco mezzi e risorse, iii) strutture esterne disponibili in caso di necessità. Questo non ha impedito al Sindaco Bartolomeo di presentarlo il 10 maggio 2014 in pompa magna al Prefetto di Latina Antonio D’Acunto, alle Autorità di Pubblica Sicurezza, VV.FF., Corpo Forestale di Stato, Dirigenti Scolastici e Associazioni di Volontariato locali.

Sicuramente il P.O.P.C. è una cosa seria, perché un evento calamitoso – qualsiasi esso sia – richiede, interventi diversi e tempestivi che necessitano di automatismi procedurali, la cui complessità aumenta con la gravità dell’evento corrente. Dunque tira in ballo diversi aspetti chiaramente scritti tra gli obiettivi della delibera che stabilisce: “L’impegno dell’Amministrazione Comunale nell’attività di protezione civile non è limitato al solo intervento operativo di soccorso, ma è diretto soprattutto all’attività di programmazione, intesa quale conoscenza dei rischi che insistono sul territorio; prevenzione ovvero attività finalizzata alla mitigazione dei rischi più probabili al fine di tutelare la vita dei cittadini, dell’ambiente e dei beni”. Il P.O.P.C. ha da indicare gli scenari di rischio e le metodologie operative utili alla salvaguardia delle persone e la tutela del territorio.

Interessando i cittadini, destinatari ultimi delle operazioni; noi dobbiamo essere informati dei comportamenti a cui ci si deve attenere in caso di emergenza. Ma soprattutto è l’amministrazione a dovercelo dire. Invece: 1) Nell’epoca della tanto strombazzata “smart city” il P.O.P.C. non è disponibile in rete, né risulta la pubblicazione integrale, né sono disponibili i numeri di emergenza; 2) la Regione ignora che ne abbiamo uno, come si deduce dall’articolo pubblicato sul sito www.repubblica.it che censisce lo stato di attuazione della legge n°100/2012.

A noi il P.O.P.C. – 500 pagine divise in 4 sezioni: A- Parte generale, B – Lineamenti di pianificazione, C – Scenari e modelli di intervento, D – Cartografia – interessa per sapere come questo Comune mette in atto le azioni di prevenzione e di tutela. Manco a dirlo, già rileviamo scarsi risultati in termini di informazione alla popolazione (scheda B3), specie per i numeri di emergenza (scheda B2), di cui non è chiaro quali siano. Come anche la città ignora quali siano le Aree di attesa, di ricovero, di ammassamento e gli edifici strategici (scheda C7). Mistero! Custodito nei cassetti degli uffici comunali.

Siatene certi! Noi la versione integrale del P.O.P.C. la chiederemo ovviamente con il solito accesso agli atti, sicuramente più efficace di qualsiasi altro consigliere comunale, per capire cosa il Comune deve fare e non fa, soprattutto per capire quali sono gli edifici e le funzioni di interesse strategico.

Oggi possiamo solo valutare la sciatteria con cui un’amministrazione, visto l’orologio, ha rinviato il P.O.P.C. di due anni; cosi come un’altra se ne riempita la bocca, l’ha presentato a tutti tranne che ai cittadini, mancando in aspetti importanti della sua applicazione.

In entrambi i casi, assistiamo a modesti esempi di come sia amministrato il luogo che noi tutti abitiamo e che dovrebbe essere reso sicuro da chi ci governa.

Dolo o colpa? Questo lo lasciamo decidere ai nostri concittadini, rimane però una certezza: a Formia, sindaco-giunta-consiglieri sono peggio degli struzzi; spente le luci, mettono subito la testa sotto la sabbia.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Le rette dell’asilo comunale: un modo per tenere lontano gli studenti delle famiglie povere dalla scuola pubblica?

1 Settembre 2016

Ritorniamo una seconda volta sull’asilo comunale “la vecchia Quercia”.

Questa volta ci vogliamo occupare di un argomento altrettanto spinoso e cioè il costo delle rette, in quanto da nostre fonti risulterebbe un forte calo nelle iscrizioni.

Una delle ipotesi che possiamo formulare è che esso sia causato dall’alto costo delle rette che i cittadini devono pagare perché i loro figli possano frequentare l’asilo comunale.

Dall’avviso pubblico – pubblicato sul sito del comune di Formia – datato 9 Maggio 2016 a firma della dott.ssa Rosanna Picano, per l’ISCRIZIONE ALL’ASILO NIDO COMUNALE per l’ANNO 2016 -2017, risulta che PER LA FREQUENZA dell’Asilo Nido è previsto il pagamento di una retta mensile rapportata alla condizione economica equivalente familiare risultante dall’attestazione I.S.E.E. 2016, rilasciata ai sensi del D.P.C.M. n. 159 del 05/12/2013, nella seguente misura:

ISEE (€)retta mensile (€)
Da 0 a 4mila 90
Da 4mila,01a 8mila 140
Da 8mila,01 a 12mila 180
Da 12mila,01 a 16mila 220
Da 16mila,01 a 20mila 260
Superiore ai 20mila 300

E’ previsto inoltre l’applicazione di una retta ridotta di 50 euro per i bambini inseriti dall’Amministrazione comunale con particolari situazioni socio/economiche attestate dai servizi sociali comunali.

Non sappiamo a quali servizi poi il bambino abbia diritto. Ad esempio alla retta mensile vanno aggiunti il costo della refezione e del trasporto oppure no?

Come è molto difficile capire quali sono i criteri che determinano il punteggio per la graduatoria di ammissione. Nell’avviso pubblico non sono per nulla specificati, ma è scritto genericamente: “condizione lavorativa dei genitori;reddito familiare; assenza della figura materna e/o paterna; composizione del nucleo familiare; rilevanti problemi riguardanti il bambino o la famiglia”. Così che si lascia al libero arbitrio di chi dovrà valutare l’ammissione o meno del bambino.

Rispetto al 2013/2014 è stata poi eliminata la fascia di reddito da 0 a 2,5mila euro, con retta mensile di 80 euro, quindi una famiglia con tale reddito si troverà a pagare 10 euro mensili in più al mese (L’abolizione è avvenuta nell’anno scolastico 2014/2015). Un aumento che vorremmo qualcuno ci spiegasse.

Nessuna esenzione totale è prevista per le famiglie indigenti, quindi è chiaro che queste sono escluse da subito dalla possibilità di iscrivere i propri figli all’asilo comunale, non potendo sostenere il costo delle rette.

Non sappiamo quali siano stati i criteri adoperati dalla nostra amministrazione per formulare fasce e rette (di bilancio? Di disequità sociale? Il tentativo di spingere le famiglie a iscrivere i propri figli agli asili privati?), ma basta spostarsi di qualche chilometri più a nord, nella vicina Gaeta perché le cose cambino in meglio.

L’amministrazione comunale di Gaeta infatti supera a sinistra l’amministratore Bartolomeo, avendo previsto un’esenzione totale per le famiglie con un reddito ISEE fino a 5mila euro e comunque prevedendo rette mensili in generale più basse per fasce di reddito equipollenti, ad esclusione della fascia superiore ai 20mila euro dove il costo è maggiore.

Insomma aiuta i deboli e punisce lievemente i ricchi, quello che invece non fa la nostra amministrazione comunale, che pure si dichiara di centrosinistra e quindi vicina ai problemi delle fasce più deboli della popolazione.

Evidentemente sono gli unici a crederci.

Da parte nostra siamo sempre più convinti che le risposte dell’amministrazione comunale ai problemi delle fasce più deboli della nostra città siano non solo sbagliate ma anche dannose, perché frutto di logiche sbagliate, figlie del motto: “se hai i soldi bene, altrimenti fatti tuoi”.

D’altronde si sa che gli opportunisti usano sempre la pomposità dei loro comunicati per giustificare il loro operato, ma che nella realtà dietro ciò c’è la volontà di nascondere il vuoto assoluto.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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