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Il numero 46 raccoglie i comunicati stampa del Settembre del 2017. Nel primo articolo abbiamo sottolineato l'assenza di centri antiviolenza nel sud pontino. Nel secondo articolo abbiamo denunciato lo smantellamento della sanità del sud pontino, con la trasformazione dei Punto di primo soccorso di Minturno e di Gaeta in postazioni “118” medicalizzate. Nel terzo articolo abbiamo raccontato degl infiniti spot elettorali del partito democratico da qui alla prossima primavera ( a partire dall'inaugurazione della casa del libero di Scacciagalline). Nel quarto articolo abbiamo denunciato la mancata presentazione di un progetto per la ristrutturazione idraulica complessiva del corso d’Acqua Pontone, nonostante lo stanziamento di fondi pubblici da parte dello Stato. Nel quinto articolo abbiamo sottolineato la mancata manutenzione dei diversi torrenti che attraversano la nostra città. Nel sesto articolo abbiamo denunciato il mistero dei fondi utilizzati per la realizzazione dello stadio comunale di Maranola. Nel settimo articolo abbiamo sottolineato che l'unica emergenza della nostra città è la cacciata della borghesia dal potere.

circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

L’assenza di centri antiviolenza nel sud pontino è un errore imperdonabile

30 Settembre 2017

L’assenza di centri antiviolenza nel sud pontino è un errore imperdonabile

Nel 2012 ci venne fatto sapere che sarebbe stato aperto uno sportello – presso il centro Caritas di Formia – per denunciare la violenza contro le donne. Della sua gestione se ne sarebbe fatto carico l’associazione Veronica De Laurentis, centro antiviolenza e antimobbing familiare “Silvana Mangano. Lo scorso gennaio il comitato istituzionale del distretto Formia-Gaeta, del quale fanno parte tutti i comuni del sud pontino, si è riunito per discutere se aderire o meno al bando dell’importo di un milione di euro della regione Lazio, rivolto ai comuni, per la costituzione di otto centri antiviolenza, di cui uno nella Provincia di Latina, e di tre case rifugio. Il comitato ha osservato che il finanziamento previsto copriva il funzionamento di un anno, mentre la continuità sarebbe ricaduta sul distretto per gli anni successivi e inoltre che i comuni erano chiamati a mettere a disposizione la struttura.

Per questi motivi il comitato ha deciso di valutare la partecipazione al bando solo se in presenza di una reale esigenza e per questo ha dato mandato al coordinatore di inviare una richiesta formale ai comuni per conoscere il numero di donne che si erano rivolte al servizio. La ricostruzione dei fatti ci consente anche di poter rispondere all’associazione TILT – che lo scorso agosto – si è lamentata proprio della mancata adesione del comune di Formia al bando regionale oggetto del nostro comunicato. Evidentemente i dati raccolti dagli uffici comunali nel sud pontino fanno del nostro territorio un’isola felice, dove le donne non hanno nulla da temere, tant’è che ci risulta che alla fine i comuni del sud pontino non hanno ritenuto opportuno aderire al bando regionale. Difficile però crederlo visti i dati nazionali che sottolineano il dato di oltre cento donne che, ogni anno, vengono uccise da uomini, quasi sempre quelli che sostengono di amarle. Insomma una vera e propria strage, tant’è che è stato coniato il termine di “femminicidio”.

Alle morti violente si aggiungono inoltre le violenze quotidiane, che sfuggono purtroppo ai dati ufficiali. Sono infatti migliaia le donne che sono molestate, aggredite, sfregiate, perseguitate e picchiate. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso.

Difficile pensare che questo non avvenga solo nel sud pontino. Da una nostra ricerca ci risulta – ad esempio – che le quattro strutture antiviolenza presenti sul territorio pontino sono tutte localizzate nel capoluogo pontino. Allora si tratta di capire non solo se la mancata adesione al bando regionale sia la sottovalutazione del fenomeno – già di per sé grave – oppure nasconda altro. Ancora più utile è conoscere quali sono gli strumenti che gli enti locali mettono a disposizione delle donne vittime di violenza.

D’altronde è innegabile l’utilità dei i centri antiviolenza, che in particolare, offrono: ospitalità, orientamento legale, consulenza psicologica; assistenza sociale;assistenza per intraprendere ogni tipo di azione necessaria a ricreare condizioni di vita autonoma e serena, nel rispetto della volontà della donna, supporto ai minori vittime di violenza assistita.

Suvvia – cari amministratori – fateci sentire orgogliosi dell’appartenere ad una comunità che pensa ad aiutare chi ha bisogno.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

La sanità pubblica nel sud pontino è ormai agli sgoccioli

25 Settembre 2017

Un altro tassello viene aggiunto verso il completo smantellamento della sanità pubblica del sud pontino. Lo apprendiamo dalla lettura del Decreto del Commissario ad Acta – cioè del presidente della regione Lazio Zingaretti – n. U00257 del 5 luglio 2017, con il quale si adotta il documento Tecnico denominato: “Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018, in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015”. La nostra attenzione si concentra su i due punti di primo intervento (PPI) che sono ancora attivi nel sud pontino e cioè Gaeta e Minturno. Nell’anno 2015 sono state ben 10mila (a Gaeta) e 21mila (a Minturno) le persone che si sono recate – presso di essi – per ricevere le prime cure.

Ebbene apprendiamo che “al fine di adempiere a quanto previsto dal D.M. n. 70/2015, sono stati condotti specifici incontri con le Aziende sanitarie, che hanno avuto ad oggetto anche la gestione dei rapporti con la comunità locale. Sono stati avviati incontri con le AASSLL finalizzati ad una graduale trasformazione dei PPI. Si prevede in coerenza con quanto disposto dal DM n. 70/2015, la trasformazione dei predetti PPI in postazione “118” medicalizzata. In tale contesto di riconversione potranno essere previsti punti di offerta di assistenza primaria organizzati come presidi ambulatoriali territoriali di medicina generale, nell’ambito di quanto previsto dall’Accordo recepito con DCA 376/2014.

Tale offerta dovrà essere garantita dall’attività dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, attraverso le forme associative dei medici di assistenza primaria e di continuità assistenziale. In tale ambito potranno essere fornite anche prestazioni infermieristiche. Sarà inoltre valutata, sulla base della programmazione aziendale, la possibilità di realizzare ulteriori Case della Salute presso i presidi riportati in tabella”. Nel solito burocraticatese ci viene fatto capire insomma che i due punti di primo intervento (PPI) verranno chiusi per far posto a chissà quale altra diavoleria. Ovviamente questo significherà – in soldoni – un peggioramento della offerta sanitaria della nostra zona. D’altronde già con l’istituzione dei punti di primo intervento – avvenuta con decreto del Ministero della Salute n. 70/2015 – avevamo capito dove volevano andare a parare.

Il risultato dell’attuazione di tale riforma lo ha descritto bene Franco Brugnola, ex consigliere comunale di Sabaudia, che vanta un lungo curriculum nell’amministrazione sanitaria, il quale fa notare che le città di Gaeta e Minturno vedrebbero i due PPI attivi solo nelle ore diurne, mentre durante quelle notturne sarebbe attiva solo una “Postazione territoriale” con una ambulanza del servizio 118.

Lasciamo immaginare il caos che si crearà. Tutto il peso dell’assistenza sanitaria emergenziale ovviamente andrà a gravare sull’unico pronto soccorso rimasto attivo e cioè quello del Dono Svizzero, già ora al limite del collasso. Eppure ci avevamo promesso che la riforma sanitaria, “razionalizzazione” l’hanno chiamata, avrebbe portato ad una riduzione sensibile dei costi, ad un aumento dei controlli, ad accessi facili e veloci alle visite ed esami con l’abbattimento delle liste di attesa insostenibili, e ad un aumento della prevenzione ed invece nulla di più falso se non a spese della qualità del servizio.

Il risultato è che un numero crescente di persone – che se lo possono permettere – è costretta a rivolgersi al privato, convenzionato o no, per poter vedersi garantito il diritto alla salute, mentre i restanti, impossibilitati a pagare, rinunciano a curarsi. E sono milioni.

I principi cardine del nostro sistema sanitario – l’universalismo, l’equità, la solidarietà – sono ancora una volta messi in discussione e il diritto alla tutela della salute è sempre più legato alla disponibilità economica del singolo cittadino. In questa situazione di sfascio non abbiamo invece sentito posizioni miranti a rovesciare un tavolo che traballa da parte dei sindaci del sud pontino, anzi si è cercato di far passare sotto silenzio il provvedimento.

Invitiamo i cittadini alla mobilitazione, prima che sia troppo tardi e soprattutto si rilanci la lotta per il ritorno ad una sanità pubblica e per tutti, buttando a mare l’idea invece che privato è bello.

. Una battaglia però sia chiaro che non può e non deve essere di retroguardia, infatti davanti al taglio dei servizi, del personale e delle macchine è necessario ribadire la centralità del Servizio Sanitario Nazionale, garantendo ad esso le dovute risorse.

Non c’è equilibrio di bilancio che tenga. Sanità pubblica per tutti.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Gli infiniti spot elettorali del partito democratico da qui alla prossima primavera

21 Ottobre 2017

Nei prossimi giorni il presidente della regione Lazio arriverà a Formia per inaugurare la nuova “La Casa dei libri” di Scacciagalline. La domanda che ci siamo fatti è: “perché Zingaretti si scomoda per una cosuccia da nulla?”.

E’ evidente il tentativo di utilizzare l’occasione per dare il via al suo personalissimo tentativo di essere confermato sullo scranno più alto della nostra regione. Nella prossima primavera inoltre verranno rinnovati oltre al consiglio regionale del Lazio e ai suoi organi politici, il consiglio comunale di Formia ed infine le due camere che compongono il parlamento italiano. Da qui ad allora di queste “finte” inaugurazione ne conteremo a migliaia.

D’altronde l’attuale marketing politico le impone. Il tentativo di riconfermarsi nel proprio ruolo di rappresentante istituzionale obbliga infatti il candidato Zingaretti a colmare l’assenza di interesse per la nostra città con questi interventi al limite della decenza. Eppure ci saremmo aspettati un parere del candidato Zingaretti sulla crisi idrica che da mesi sta distruggendo le vite dei cittadini formiani, una crisi idrica che – non dimentichiamo – è stata favorita sicuramente dal sostegno che la politica ha concesso ad Acqualatina, garantendo ad essa la più completa impunità.

Un sostegno che ad esempio Zingaretti ha sostanziato regalando al gestore idrico “37milioni e 200mila euro, per la realizzazione degli impianti di dissalazione di Ponza e di Ventotene e degli interventi necessari alla completa interconnessione delle reti idriche a servizio dell’isola di Ponza”, e questo nonostante che i costi di tali opere siano già incluse nelle nostre bollette.

Lo stesso ha fatto il sindaco Bartolomeo che ha sottratto fondi alla collettività per realizzare opere che avrebbe dovuto fare Acqualatina e che invece si è guardata bene dal fare. D’altronde cosa aspettarsi dagli esponenti del partito democratico, che da anni continua a raccontarci che le privatizzazioni dei servizi pubblici.

Lo slogan che continua ad andare per la maggiore nel partito di Renzi è infatti :“il privato è privato, il pubblico è merda”. Purtroppo i risultati del “credo democratico” lo vivono i cittadini di Formia – e non solo – sulla loro pelle, quando pagano salatamente servizi inefficienti, quali – ad esempio – il servizio idrico, i trasporti pubblici, la sanità (sempre più romanocentrica).

A noi ci piacerebbe inoltre conoscere l’opinione dell’attuale presidente della regione Lazio su temi quali il Policlinico del Golfo e sugli interventi previsti per risolvere lo stato comatoso in cui versa sanità nel sud pontino, la Pedemontana leggera e il rilancio del ruolo del trasporto pubblico (altro che Vivalto), il Porto Turistico “Marina di Cicerone” e la centralità dell’economia del mare, i provvedimenti per combattere la disoccupazione, lasciando perdere intervenni quali “Garanzia Giovani”, che una vera e propria truffa architettata ai danni dei giovani disoccupati in cerca di lavoro. Ad esempio sarebbe utile capire il ruolo dei centri per l’impiego.

Dal sindaco vorremmo sapere a che punto è la conclusione dell’iter della variante al piano Regolatore Generale, ormai abbandonato in qualche cassetto, e lo stato dello scuole nella nostra città.

Dell’acqua al sindaco Bartolomeo non chiediamo nulla per non offendere la nostra di intelligenza, visto che lui è tra quelli che vuole vendere ai cittadini il pacco dell’acquisto delle quote di Acqualatina, in mano al privato, della serie “oltre il danno la beffa”. D’altronde si sa che la politica che si nutre di bugie prima o poi viene smascherata.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Comportamenti superficiali o negligenze insopportabili?

16 Ottobre 2017

Il torrente Pontone, come gli altri torrenti del territorio formiano, tra cui il Rio Santa Croce, è da anni che crea problemi e preoccupazioni e purtroppo qualche volta ci scappa il morto, come la signora C.G. trascinata dalle acque nella notte del 1 Novembre 2012.

Il D.L.133/2014 o “Sblocca Italia”, convertito in legge 164/2014, recante “Misure urgenti per … l’emergenza del dissesto idrogeologico … ”, ha previsto tra le altre cose la predisposizione del Piano Nazionale contro il Dissesto Idrogeologico, il quale impiega la piattaforma web informatica definita “Rendis” (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo); ovvero un “sistema informativo”, gestito da ISPRA, utile per condividere e pubblicare i dati acquisiti e ricevere le richieste di inserimento dei progetti inviate tramite PEC all’indirizzo rendis@regione.lazio.legalmail.it .

Eventi del genere dovrebbero spingere chi si propone per agire nell’interesse comune ad orientare la macchina amministrativa affinché le risorse pubbliche tornino a coloro che le alimentano: i cittadini.

Dunque ci saremmo attesi che chi ha responsabilità politiche avesse dato indicazioni agli uffici competenti di operare in tal senso.

A dire il vero sembrava cosi. Visto che il 7 Gennaio 2016 i Comuni di Formia, rappresentato come solito dall’assessore alle Task Force Manzo, Gaeta ed Itri, hanno messo in campo una unità di crisi incaricata di prevenire fenomeni di inquinamento e fronteggiare eventuali nuove emergenze idrogeologiche del Rio Pontone. Una riunione dove abbiamo potuto contare almeno una ventina di “capoccioni” seduti al tavolo della Sala Sicurezza. Poi il 4 Marzo 2016 il sindaco Bartolomeo dichiarava:“La ristrutturazione idraulica complessiva del corso d’acqua è un obiettivo strutturale di medio-lungo termine”.

Benissimo! Voi pensate che qualcuno dal comune abbia presentato un progetto per la ristrutturazione idraulica complessiva del corso d’Acqua Pontone? Voi pensate che una parte dei 90 milioni di euro finanziati in questi giorni dalla Regione Lazio, provenienti dal programma Por-Fesr 2014-2020, per interventi di messa in sicurezza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera saranno destinati al torrente Pontone o altro torrente nel Comune di Formia? La risposta è No!

Abbiamo consultato la piattaforma http://mappa.Italiasicura.gov.it, per verificare quali fossero i progetti finanziati in Provincia di Latina ed in particolare nel Comune di Formia, scoprendo – con poca sorpresa e molta rabbia – che sono stati finanziati solamente due interventi: in Località Pella, S. Maria Cerquito e Campovortice Codice 260/06 e in Località Malopasso, Cofeniello, Torre Fico e Belvedere di Torrefico Codice LT028A/10).

Che dire!?! l’eccitazione, la solerzia dei “politici de noantri”, Bartolomeo, Manzo, Mitrano, Leccese ed altri è finita a mare, come un normale rifiuto a cui gli stessi hanno dichiarato guerra.

Se non fossero in gioco le vite delle persone e le pubbliche finanze, che noi alimentiamo e loro amministrano, potremmo trascurare i fatti rubricandoli come atti della miseria umana. Ma poiché tali negligenze hanno effetto sulle nostre vite e sul nostro lavoro, abbiamo il diritto di esigere una classe dirigente superiore diversa da questi incantatori da circo che oggi occupano i consigli comunali delle nostre città.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Calamità naturale o comportamento criminale?

12 Settembre 2017

Con le prossime piogge forse usciremo – temporaneamente – dall’emergenza idrica per entrare nel prossimo tunnel della nostra tortuosa vita sociale: l’emergenza meteo. Ormai, con buona pace dei negazionisti dei cambiamenti climatici, si scruta il cielo con preoccupazione, pensando all’intensità della prossima pioggia.

La morfologia del territorio formiano, con le montagne a ridosso del mare, rende la città particolarmente esposta ai fenomeni di esondazione dei suoi torrenti. Il rischio è amplificato dalla edificazione indiscriminata in prossimità delle sponde, che oltre ad aumentare la velocità dell’acqua impedisce la naturale espansione dell’alveo.

Appare appena il caso di ricordare nel nostro comune sono presenti diversi torrenti: dal Rio Pontone, al Rio Santa Croce, poi il Santa Maria La Noce, il Fresco, l’Acqualonga ed l’Acquatraversa. Essi richiedono interventi di pulizia che non possono più essere collocati nell’ambito di una situazione di emergenza, ma devono essere considerati come manutenzione ordinaria.

Sul punto vogliamo solo ricordare che, nel Gennaio 2016, la solita Task Force questa volta intercomunale aveva stabilito di predisporre un piano di intervento per fare fronte alle cattive condizioni di manutenzione del torrente Pontone. Poco dopo gli stessi sindaci che governano oggi Formia e Gaeta, si sono lanciati nell’annuncio della “ristrutturazione idraulica complessiva del corso d’acqua è un obiettivo strutturale di medio-lungo termine.”

Benissimo! E’ notizia di questi giorni che La Regione Lazio ha finanziato 90 milioni di euro, risorse provenienti dal programma Por-Fesr 2014-2020, per interventi e lavori di messa in sicurezza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera. Questi saranno destinati a 225 progetti, di cui 14 in provincia di Latina, destinati ad interventi su dissesti di tipo gravitativo o idraulico. Possiamo solo sperare che gli uffici tecnici comunali si siano fatti trovare pronti di fronte a questa opportunità. Sebbene, non c’è solo il Pontone a preoccupare, ma anche il Santa Croce è capace di fare danni.

Ma come dobbiamo chiamare questi eventi: calamità naturali o atti criminali di una politica miope? Come altro si può definire l’operato di quei tecnici ed amministratori che hanno avallato i progetti di cementificazione delle sponde dei torrenti, con la costruzione di muri fin dentro gli alvei dei torrenti? Di chi è la responsabilità del cittadino ignorante o di colui che sapendo avrebbe dovuto guidarlo in altra direzione? Invece di avallare il diffuso abusivismo edilizio che soffoca Formia.

Basti solo ricordare che da oltre trenta anni la legge n. 431 del 8/08/1985, nota come legge “Galasso” (poi integrata nel DLgs n.42-2004), ha stabilito la redazione dei piani paesaggistici ed imponeva la totale inedificabilità in molte zone del territorio italiano tra cui quelle poste a 150 metri dalle sponde di fiumi e torrenti. Bene. Secondo voi questa legge è stata rispettata o no? Se la risposta è no, di chi è la colpa e di chi la responsabilità dei danni che le acque fanno oggi e che chiamiamo calamità?

Non stiamo parlando di eventi tragici che accadono solo in corrispondenza di eventi meteorologici intensi, ma di un vero e proprio danno ambientale chiamato consumo di suolo, che in Europa Ogni anno fa sparire 1000 kmq di suolo fertile sotto il cemento, un’area estesa come l’intera città di Roma. Con una crescita del consumo di suolo di 8 mq al secondo. In attesa che un atrofico consiglio comunale ponga seriamente la questione del PRG, possiamo ricordare che c’è tempo fino al 12 settembre per firmare l’appello di People4Soil per una legge Europea che preservi il suolo dal crescente degrado, con lo stop alla cementificazione, all’abusivismo e alla costruzione di ecomostri; per impedire che l’ennesimo evento naturale si trasformi in sciagura.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

Il mistero dello stadio di Maranola e tanto altro

6 Settembre 2017

Abbiamo appreso dalla lettura degli organi di stampa che lo stadio di Maranola è inutilizzabile, perché il comune di Formia – proprietario dell’impianto – dal 1 agosto 2016 ad oggi non ha provveduto ad espletare tutti gli oneri di omologazione dello stesso. La Società ASD UNIONE SPORTIVA FORMIA 1905 CALCIO – che ha in concessione temporaneamente l’impianto – appena appresa la notizia ha chiesto spiegazioni agli Uffici Comunali di competenza, che hanno riferito di poter risolvere tale problema attorno all’11 settembre. Non sappiamo quale sia la procedura per ottenere l’omologazione, ma di certo sappiamo che ogni anno gli uffici comunali ha autorizzato il pagamento di circa 4mila euro alla LND per ottenerlo. Quest’anno evidentemente qualcosa è andato storto.

Così come molte sono le cose andate storte nella realizzazione del nuovo stadio, visto che – nonostante i fiumi di soldi spesi – è ancora un’opera sostanzialmente incompleta, mancando ad esempio di un ampio parcheggio per ospitare le autovetture dei tifosi. Nel 2015 l’opera in questione è stata inclusa nell’ELENCO INDICATIVO DEI LAVORI DA AFFIDARE MEDIANTE PROCEDURA RISTRETTA SEMPLIFICATA.Costo 800mila euro, che immaginiamo saranno presi interamente dal bilancio comunale.A cui vanno aggiunti 1milione e 300mila euro per la COPERTURA TRIBUNA EST e 500mila euro per l’IMPIANTO SPORTIVO POLIVALENTE COMUNALE DI MARANOLA.

Alla fine il trasferimento dello stadio dalla vecchia struttura di S.Pietro a quella di nuova – se pur incompleta – di Maranola, costerà alla collettività formiana un importo stratosferico, tra l’altro difficilmente quantificabile visto che non siamo ancora riuscito a capire bene cosa doveva essere di competenza del CONI e cosa del comune di Formia. Ebbene a noi non interessa tanto il fatto in sé, ma il metodo truffaldino utilizzato per appioppare l’ennesima “sola” alla nostra città.

“Sola” è stato – ad esempio – aver regalato alla nostra città Acqualatina, con i risultati drammatici che ne sono conseguiti. Da città ricca d’acqua siamo diventati una città che deve elemosinarla. E questo nonostante bollette con costi arrivati alle stelle con danno in primis per i semplici cittadini e poi per le strutture pubbliche, le piccole attività e i turisti, quest’ultimi diventati da anni la motivazione per il tentativo di stravolgimento urbanistico di Formia.

“Sola” è stato il porto turistico “Marina di Cicerone”, che si sono palleggiati il centrosinistra e il centrodestra, con il risultato – e ne siamo contentissimi – che nemmeno uno pietra è stata messa. Eppure su di esso si sono giocate almeno due campagne elettorale. Un ottimo specchietto per le allodole per catturare il consenso degli strati più poveri della nostra città, che sono alla disperata ricerca di un posto di lavoro per sé e per i propri figli e che vedevano nel porto turistico un’ottima occasione.

“Sola” è stato fino ad ora l’aver promesso la realizzazione del nuovo Ospedale del Golfo – l’aver speso 180mila euro per la progettazione preliminare (fonte L’Azienda Unità Sanitaria Locale di Latina). L’opera avrebbe dovuto avere un costo iniziale di 75milioni di euro (fonte regione Lazio). Usiamo il condizionale, perché come abbiamo imparato – nella nostra città – nulla è più volatile del costo delle opere pubbliche.

E se invece di continuare a costruire il nuovo provassimo a risanare il vecchio? Troppo difficile? Evidentemente si vuole continuare a procedere trattando la città come la gallina d’oro per sé e i propri amici, senza preoccuparsi minimamente dei bisogni reali dei cittadini, che speriamo smettano di farsi prendere in giro.

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

L’unica emergenza:“Cacciare la borghesia dal potere”

2 Settembre 2017

La crisi idrica ha fatto esplodere gli annosi problemi della qualità delle nostre infrastrutture che, purtroppo a circa vent’anni dal fatidico 2000, hanno gli stessi problemi di sempre. Ebbene negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una assurda crisi idrica che ha colpito la città a macchia di leopardo, con strade completamente prive d’acqua, poste a fianco di strade che hanno avuto disponibilità d’acqua per tutto il giorno. Mostrando l’incapacità della rete quanto meno di attenuare i disagi distribuendo equamente le poche risorse idriche disponibili.

Poi le manifestazioni di protesta hanno messo in evidenza quello che durante l’estate la stessa crisi idrica aveva attenuato: il traffico e l’incapacità della rete viarie di offrire alternative per consentire a quanti per necessità sono costretti a scavalcare Formia.

La politica affronta il problema sempre nello stesso modo, con soluzioni “smart”, dati dettagliati e l’eldorado dietro l’angolo.

In questo vortice di profonda rabbia mischiata con soluzioni scintillanti, si rischia di perdere di vista i nodi dei problemi; tra cui la necessità non differibile di recuperare i deficit infrastrutturali ed i ritardi nella soluzione di problemi che impediscono ciò.

Un esempio su tutti: la dispersione idrica! Insieme alla siccità ci viene opposta come la calamità che causa tutto questo, ma non abbiamo sentito nessuno dei responsabili del problema dire, quali siano le linee di distribuzione che danno le dispersioni maggiori e quali gli interventi utili ed i tempi previsti per ridurre il fenomeno ad esempio dal 70% al 60%. Niente di tutto ciò si preferisce aspettare l’inverno per mettere a tacere il problema che si ripresenterà puntualmente l’anno prossimo.

Altro problema infrastrutturale che colpisce le zone pianeggianti da San Pietro, a Gianola e Penitro, è il calo di pressione, che forse rende necessario la realizzazione di un serbatoio di compensazione per attenuare il fenomeno; assicurando peraltro una maggiore disponibilità d’acqua nei momenti di crisi; magari riducendo i tempi dell’interruzione.

Quest’ultimo è un provvedimento che può essere annoverato tra quelle opere di urbanizzazione che i costruttori di Formia avrebbero dovuto realizzare e non lo hanno fatto con la complicità dei politici che hanno beneficiato dei loro voti.

Un esempio di pianificazione urbanistica che un amministrazione responsabile avrebbe dovuto fare ed invece colpevolmente non ha fatto, lasciando che espandere la città nel caos.

Cosi Formia, una città a cui la natura ha donato di tanta acqua raccolta sotto le nostre montagne, si trova ad affrontare la siccità. Per colpa di una classe politica che da quando è al governo, lasciando perdere il fantasma “pedemontana” buona per ogni elezione, non è stata in grado di realizzare nemmeno quei ponti e ponticelli che avrebbero permesso di attenuare il blocco del traffico.

Chissà se alle prossime elezioni avranno il coraggio di ripresentarsi, sicuramente lo faranno i loro colleghi e/o emissari che ci opporranno nuove soluzioni ad antichi problemi sotto il segno dell’emergenza, indicandoci le imprese private come portatori delle azioni risolutive. Noi sappiamo che non è cosi, che fino a quando le risorse pubbliche saranno gestite da quanti vorranno massimizzare i profitti per destinarli al proprio tornaconto personale, i cittadini potranno solo subire gli effetti, o meglio i danni, della gestione di questi farabutti.

Per questo possiamo dire che l’unica emergenza è cacciare la “borghesia” dal potere

Circolo “Enzo Simeone”

Partito della Rifondazione Comunista

Formia

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