...................... I metodi della variante: la contrattazione ........................

Ben vengano, dopo anni di abusi edilizi e di edificazioni in sfregio alle previsioni di piano, una progettazione urbanistica incentrata sulle “buone condizioni di salute”, con l'obbiettivo di garantire “una città complessivamente più sostenibile”, e scelte urbanistiche effettuate sulla base di “una consultazione estesa” o anche di una “contrattazione collettiva”.

Tuttavia, solo osservando il metodo di governo dell’attuale amministrazione diventa davvero dura credere che tutto ciò avvenga in questa città dove valgono regole quali la chiusura degli spazi pubblici aperti, con grave danno per la collettività ed il favoreggiamento della propria parte politica.

E’ difficile credere che chi governa in forte contrapposizione con il resto della città, soprattutto quando essa non rappresenta il proprio elettorato, possa poi favorire il confronto, l’apertura e l’accessibilità. Tant’è che la tanto decantata apertura ai cittadini, “la contrattazione con la popolazione” della discussione sugli obiettivi del P.R.G., corre seriamente il rischio di trasformarsi in “una contrattazione individuale” di bisogni di singole persone, abbandonando in tal modo l’impostazione iniziale strettamente collegata ai fabbisogni abitativi ed al raggiungimento degli standard urbanistici e della qualità di vita adeguata. In tal senso, il rifiuto di “prescrizioni fisse” corre seriamente il rischio di trasformarsi nella negazione dello studio e delle valutazioni poste alla base del piano stesso.

Un impostazione di questo genere confliggerebbe anche con la funzione d’indirizzo del consiglio comunale, chiamato di volta in volta e con metri diversi a decidere sulle trasformazioni urbanistiche della città.

Premesse di tal genere mortificano qualsiasi ottimismo sul futuro. Infatti se la variante di P.R.G. non interpreta lo stato reale del territorio, in coerenza con una previsione concreta, fattibile, del suo sviluppo, è possibile che lo strumento adottato sia bloccato da logiche speculative che lo limitino alla teoria trasformandolo in una rappresentazione ideale della città, superata dalla realtà e per questo inutile. Mentre invece è necessario imprimere un forte cambio di direzione allo sviluppo urbano locale.

Se non si coglie il significato fisico ed economico dei fenomeni e delle necessità di tutti i cittadini, opponendo l’interesse di pochi all’interesse di tutti, il territorio continuerà verso il degrado in cui attualmente versa. Un andamento del genere è già visibile osservando l’attuazione del piano regolatore vigente, per anni completamente assente dallo sviluppo del territorio, da cui sono spariti i servizi pubblici a favore di un edificazione caotica e praticamente inutile tanto che a dispetto delle piazze e delle scuole sono state edificate case tanto da far esaurire il fabbisogno di vani abitativi nel nostro territorio in anticipo sulle previsioni del piano stesso. Come la relazione Acocella certifica nel momento in cui deve stabilire il fabbisogno di abitazioni prevedibile.

Chiaro è anche il rapporto tra carenza di standard urbanistici e l’insopportabile presenza di doppie case inutilizzate, che dà idea di come sia stata prediletta l’edilizia autonoma, privatistica e puntuale, trascurando colpevolmente quella pubblica, lineare (strade) ed areale (spazi).

Il fenomeno delle doppie case collima con il concetto che negli anni sia prevalsa la tendenza a fare del mercato il “paradigma” centrale dell’evoluzione urbana che Purini sembra voler superare.

Peccato che sostenendo la flessibilità del P.R.G., si rischia di ricadere in uno sviluppo che premia il portatore di interessi speculativi pronto a spostare il proprio pacchetto di voti sul consigliere deputato a difendere tali interessi.

Il fenomeno delle doppie case, favorito negli anni da una gestione miope del territorio, rappresenta una insopportabile zavorra per lo sviluppo del territorio. Infatti a fronte della necessità di vani ad uso alberghiero, offre vani, ad uso privato per non residenti, pertanto incapaci di sostenere la richiesta di alloggi temporanei da offrire ai turisti e pertanto incapaci di produrre valore aggiunto ad uso collettivo e inutili ad aumentare la domanda di lavoro.

Da ciò si deduce che prima di promuovere l’edificazione di nuovi vani sarebbe utile conoscere l’attuale disponibilità e favorirne il pieno utilizzo.

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