......................................... Zonizzazione ...........................................
La zonizzazione del comune di Formia è poco convincente sotto diversi aspetti, perché: non chiarisce le relazioni esistenti tra le diverse centralità urbane; perché non chiarisce il modo in cui si svilupperà l’attività edilizia; perché non risponde alle esigenze di recupero degli standard urbani nelle parti di territorio edificate nelle zone definite dal P.R.G. precedente. Le centralità urbane che dovrebbero costituire i punti di partenza del nuovo sviluppo sono prive di un percorso di collegamento che dovrebbe consentirne la connessione. In tal senso questo tema andrebbe sviluppato di pari passo con quello della mobilità conducendo lo studio su quali siano i modi di spostamento adeguati a consentire la fruizione di nuovi spazi con elevati livelli di sostenibilità. Infatti manca l’evidenza di quali saranno le vie scelte per collegare queste microzone, nella speranza che non si vorrà fare affidamento sulla viabilità esistente. La proposta di zonizzazione presenta un elevato consumo di territorio, con zone di espansione estensive ed intensive distribuite in modo confuso, senza una ragione evidente e perciò dando l’impressione di essere posizionate secondo il famigerato “intuitu personae” del sindaco, finalizzato a soddisfare le esigenze dei sostenitori dell'attuale amministrazione. Infatti, invece di seguire limiti naturali o strutturali del territorio, quali ad esempio i torrenti, curve di livello o strade, la definizione delle zone segue limiti particolari ben definiti da particelle catastali, coerenti con una divisione “elettorale” del territorio. Da questo punto di vista, sia il concetto della rammagliatura dell’esistente e dei nuclei abusivi condonati, sia quello della fruibilità dell’offerta turistica, quand’anche fondati su principi condivisibili, lasciano intravedere l’altra faccia della medaglia, cioè l’intenzione già apparsa in passato di aggredire la montagna con modi che lasciano presagire la distruzione della parte di territorio ancora non ancora sufficientemente aggredito. Negli indirizzi del P.R.G. da un lato emerge l’esclusione dei quartieri di levante, con l’unica eccezione Penitro. Dall’altro, la definizione di “città campagna”, definita per indicare la presenza di edifici sparsi a servizio dell’attività agricola, dà l’idea di un intervento di adeguamento per nuove esigenze abitative, che lascia presupporre l’apertura della restante parte della zona agricola del comune all’edificazione residenziale. E’ molto probabile che un intervento del genere preluda alla progressiva scomparsa della zona agricola nel territorio posto al di sotto della SP Maranola-Trivio-Castellonorato. Qualora esistessero ancora dei dubbi sulla sorte riservata alle zone agricole nella parte bassa del territorio comunale, la valutazione degli effetti sul P.R.G. della L.R. 21/09 appena approvato dalla Giunta Polverini, altrimenti definita “Piano casa”, li spazza via in un battibaleno [vedi allegati sul piano casa]. Infatti, nel momento in cui si parla di nuove edificazioni, non poteva non mancare il riferimento alla variante al piano casa, che al contrario di quanto sostiene il centrodestra, a regime comporterà l’alterazione di qualsiasi indirizzo pianificatore del comune. La normativa, in via di definizione della variante del P.R.G. addirittura intende recepire la “cristallizzazione” dei benefici previsti dalla nuova versione della legge regionale relativa agli ampliamenti, consentiti una tantum e con maggiore premialità per gli organismi di dimensioni ridotte, e per operazioni di demolizione e ricostruzione. Le zone agricole di margine urbano, quelle in cui si sono persi i caratteri agricoli preesistenti e sono interessati da una crescente pressione antropica, avranno una normativa conforme a quanto previsto dall’art. 56 della legge regionale 38/99 che disciplina gli “Insediamenti residenziali estensivi” in zona agricola, che potranno essere “classificate come zone di espansione di cui alla lettera C”. Ciò significa premiare l’abusivismo permettendo ampliamenti e/o ricostruzioni a chi a edificato abusivamente con buona pace di chi ha rispettato la legge. Da quanto detto si deduce che il verde, la natura specifica dell’ambiente, la sua biodiversità nel documento di indirizzi occupano una posizione marginale. Il primo segnale è dato dalla centralità del Monte Campese, eletto a moderna necropoli in pendenza, dove è prevista la realizzazione del nuovo cimitero monumentale lungo il suo fianco in località Archi, in una zona, evidenziata anche negli elaborati del Prof. Purini, a rischio “frana”. Questa contraddizione, o meglio, paradosso è di per se un indice dei “criteri” secondo i quali è stata individuata l’area, nonché di quanto valore può avere il logo scelto dal progettista. Il cimitero dà l’idea del valore effimero e superficiale che la ricettività ha nell’attuale pianificazione, in quanto la sua posizione contrasta con quella di uno dei pochi alberghi aperti di recente in tutto il Golfo di Gaeta ed affossa una delle ultime aziende agricole del comprensorio. L’utilità discutibile del cimitero Archi è ormai nota, mentre sarebbe opportuno seguire la precedente linea guida che prevedeva l’ampliamento dei cimiteri esistenti e la realizzazione di un nuovo cimitero a Penitro in un’area già individuata allo scopo. Il Monte Campese è al centro, inoltre, di un altro progetto discutibile: la “funivia del Redentore”, che partendo dal Parco De Curtis, prevede una tappa intermedia sul monte, per giungere sulla cima del Redentore, obiettivo dichiarato delle nuove conquiste della attuale amministrazione, che in passato ne ha sostenuto l’elettrificazione. Lasciamo ai cittadini immaginare il devastante effetto che questa scelta determinerà sul panorama, quando si materializzeranno alti piloni che taglieranno la nostra città passando prima sulla cima del Monte Campese, poi su quella del Monte Redentore, senza avere uno straccio di idea su quante persone intendono realmente utilizzare tale sistema di trasporto. Con la prospettiva realistica che la nuova infrastruttura diventi il nuovo ecomostro di Formia, togliendo tale titolo alla Litoranea. Evidentemente nelle intenzioni future si fa molto affidamento a questo elemento centrale del territorio comunale, tanto da riconsiderarlo anche nelle superfici da utilizzare per recuperare il gap esistente in termini di aree verdi. Sul punto è appena il caso di osservare che sebbene centrale, quest’area è avulsa da qualsiasi contesto urbano, per cui i quartieri nei quali più si soffre l’assenza di spazi verdi attrezzati continueranno ad avere il deficit esistente, con buona pace dei cittadini impossibilitati ad essere ristorati di quel benessere ambientale che il territorio sclerotizzato sottrae loro.
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