.............................................. Turismo .................................................
Il turismo è il settore economico a cui da più parti si guarda per trasformare l’attuale visione della città. E’ innegabile che Formia ha una spiccata vocazione turistica, oggi mortificata, ma è appena il caso di osservare che la nostra città in passato ha già avuto uno sviluppo di strutture ricettive, nel tempo chiuse e trasformate in strutture residenziali ad uso privato. Basta osservare la serie storica delle presenze sul territorio per accorgersi del calo (146 194 nel 2001 a 91 031 nel 2009) per rendersi conto del calo che si è verificato. Quindi, prima di riaffermare il rilancio del turismo, sarebbe quanto meno opportuno chiedersi il perché del fallimento di tante attività turistiche nel comune negli ultimi anni. Sicuramente pesano: da una parte la mancanza di un’offerta turistica adeguata dovuta alla mancata valorizzazione del patrimonio archeologico e dall'altra la scarsa iniziativa degli operatori turistici, propensi ad affidarsi di più ad investimenti pubblici che a mettere in campo iniziative private rischiando in proprio. Negli indirizzi del P.R.G. è menzionata la valorizzazione del patrimonio archeologico, per dare una svolta culturale all’offerta turistica di Formia, tuttavia negli indirizzi manca l’indicazione della necessità di una mappatura del patrimonio archeologico, nonché della riconnessione delle diverse aree archeologiche del tutto prive di un itinerario turistico. La sistemazione della costa è indubbiamente un argomento fondamentale per un narrazione impostata sul principio di “sostenibilità”. Nel novero delle proposte sul “water front” riveste un importanza fondamentale il percorso costiero sulla spiaggia di levante, più volte prospettato mai realizzato, che insieme alla metropolitana del mare può cambiare il modo di vivere il mare sulla riviera di levante. A queste aggiungiamo il collegamento dell’area archeologica del Parco di Gianola con la spiaggia di levante, da cui ancora risulta separata. Anche in questo caso non sfugge la forte contrapposizione tra la riqualificazione della costa e la costruzione del porto turistico (vedi allegato [Il Porto Ranucci tra evento storico e grave danno ambientale], allegato [Il porto turistico, l'ennesima cattedrale nel deserto]). Sul porto turistico le perplessità sono tante ed iniziano dall’assenza di una valutazione dell’impatto della nuova opera sull’ecosistema marino. Peraltro ancora poco approfondito da quanto risulta allo stato. Le dimensioni assunte dalla nuova portualità, insieme a quelle dell'erosione e dei ripascimenti, sono spaventose e generano una forte preoccupazione, specie se si considera cosa può significare la consistente riduzione di superfici per la balneazione, prima per i cittadini, poi per l'economia turistica della provincia intera. Il porto turistico più che essere quel grande evento storico e agognato motore di sviluppo per l'intero territorio, così come viene raccontato, è una vera e propria spada di Damocle che incombe minacciosa sulla costa di Formia e sui suoi abitanti. Quindi è opportuno pensare nella pianificazione urbana le misure necessarie per difendere la costa da quella opera. In un contesto critico che coinvolge il territorio intero, affidare al porto turistico le speranze di sviluppo della ricettività appare eccessivo. Infatti, in termini quantitativi, considerando la riduzione di presenze che si è verificata, per quanto di dimensioni considerevoli, il porto, da solo, non può trascinare la ripresa del turismo. Diversamente dall’impostazione assunta dalle recenti amministrazioni è necessario prevedere lo studio interventi anche sulla parte restante della costa carente di infrastrutture utili allo scopo, in special modo per numero di accessi e per fruibilità dei diversi tratti. Il porto, come il cimitero, è recepito nella variante in modo acritico. Mentre in fase di pianificazione sarebbe più che mai opportuna una valutazione attenta degli effetti che questo avrà sugli equilibri ambientali e sugli standard urbanistici della città. Al contrario, l’opera sembra restare a margine della variante senza sapere quale sarà il suo rapporto con il resto dell’organismo urbano, nonostante la notevole quantità di servizi e superfici che si appresta ad offrire soprattutto per i suoi ricchi utenti. Di questo passo è facile dedurre che quest’opera mastodontica si presenta come il nuovo vaso delle Danaidi, vale a dire un’altra opera che difficilmente vedrà la fine; che, come la litoranea, avrà effetti irreversibili e devastanti. Ma se da un lato, il turismo assume il ruolo di “deus ex machina” a cui affidare il rilancio, fino all’estrema conseguenza che la città debba vivere solo di turismo, dall’altro gli altri comparti dell’economia – in particolare agricoltura e pesca – sono anch’essi inspiegabilmente lasciati a margine dello studio di variante, abbandonati ad un declino, segnato più che dalla cattiva congiuntura economica, dalla complessità del settore che richiede forse troppa conoscenza e capacità, a fronte del ridotto bacino elettorale. Probabilmente per ragioni diverse da quelle economiche ed urbanistiche, si vuole recitare il “de profundis” per ciò che per anni è stato il volano dell'economia comunale. Impostare l’economia locale sul turismo è molto rischioso perché poco diversificata, nonché poco efficace sul versante occupazionale. Sotto questo aspetto, enorme è lo scetticismo sulle capacità occupazionali che il porto turistico è può offrire. Diversamente dai suoi sostenitori, riteniamo che l’attività del porto darà poca occupazione e soprattutto precaria e stagionale. Per tale ragioni preferiamo e proponiamo uno modello di sviluppo diversificato che punti su tutti i settori e favorisca lo sviluppo di attività economiche solide che siano in grado di assicurare lavoro stabile.
Capacità ricettiva 1981-2009
Fonte: APT Latina
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