....................................Conclusioni e proposte ......................................
Il Circolo “Enzo Simeone” ritiene importante che la città venga dotata di uno strumento urbanistico in grado di razionalizzare il territorio, ed è ancora più importante che esso sia aggiornato secondo i moderni principi della pianificazione urbanistica, nonché, adeguato ai reali bisogni della collettività. Tale strumento si rende oltremodo necessario, tenendo conto che il nostro territorio è stato saccheggiato negli anni dagli individualismi personali e politici che spesso sono legati tra di loro direttamente o indirettamente e che hanno generato uno sviluppo urbanistico caotico. Tuttavia l’idea di razionalizzazione del tessuto urbano che riteniamo valida possiede pochi punti in comune con quella riportata nel documento di indirizzi redatto dal Prof. Purini, che appare una formalizzazione degli “indirizzi politici” dell’Amministrazione. Un esempio calzante in tal senso è la definizione di “rammagliatura”, in realtà, non sono altro dei mini condoni realizzati mediante la creazione a macchia di leopardo di zone di espansione a bassa intensità in aree limitate e già aggredite dall’abusivismo, inoltre, dall’esame dell’elaborato grafico di indirizzi vengono proposte ulteriori zone di espansione a chiaro carattere speculativo, come quella posta in località Costamezza che assume gli aspetti di un clone della famigerata lottizzazione realizzata a S.Maria la Noce tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, mai completata, rimane una cicatrice sul territorio che, ricordiamolo, è figlia della politica degli anni ottanta. Oltre a queste compare una strana zona di completamento sul Monte di Mola. Su questi punti noi siamo chiari e diretti. Siamo contrari! Come siamo contrari, ad esempio, al progetto della assurda funivia del Redentore, che vedrà coinvolto anche il parco De Curtis che rivestirà il ruolo di stazione di partenza. Probabilmente il vero motivo per cui il comune di Formia ha chiesto l'acquisizione dello stesso alla regione Lazio. Proponiamo di affrontare il problema della pianificazione in senso razionale ponendo come base i seguenti punti:
Vogliamo che vengano colmate le carenze in termini di standard urbanistici (scuole e verde e sport) e territoriali (ospedali e parchi pubblici urbani e territoriali), come già evidenziato in precedenza. Questo deve essere il primo obbiettivo da perseguire, perché, ricordiamolo, le dotazioni standard da garantire sono un obbligo di legge. Qui si parla di numeri, non di proposte di progetti faraonici che lasciano il tempo che trovano. Le volumetrie e le superfici possono essere recuperate anche nei siti industriali dismessi da riqualificare. Per quanto concerne la carenza di standard territoriali, in termini di servizi sanitari, questa potrà essere colmata con la realizzazione del Policlinico del Golfo. Tra le ubicazioni proposte, proprio nell’ottica di una razionalizzazione, per superare gli attuali problemi di accessibilità dell’attuale ospedale, riteniamo più opportuna la localizzazione iniziale nel sito del ex ENAOLI. Tuttavia riteniamo che sia stata una occasione persa il non avere preso in considerazione l’integrazione dei servizi espletati dall’attuale struttura ospedaliera e delle strutture complementari con il reperimento degli spazi in aree prossime all'attuale ospedale o alle aree industriali dismesse.
Vogliamo un P.R.G. che garantisca a tutti la prima casa, dove l’edilizia popolare, economica, convenzionata e sovvenzionata abbia un ruolo primario e che non mascheri speculazioni, soddisfi le esigenze reali della popolazione, che vada a colmare gli squilibri del passato. Una edilizia popolare che non venga relegata in ghetti dormitorio, ma pienamente integrata con l’edilizia privata. In quest’ottica proponiamo di ripartire gli le volumetrie di progetto secondo le seguenti aliquote:
Allo stesso tempo è necessario valutare tutte le forme di recupero del patrimonio edilizio esistente da riportare nel mercato delle locazioni.
Vogliamo un P.R.G. che salvaguardi l’ambiente e che non incida su quanto di verde è rimasto, in particolar modo sulla fascia a nord della Variante Appia Formia – Garigliano dove rimangono gli ultimi uliveti e dove si vuole realizzare un cimitero monumentale. Pertanto proponiamo che il Monte Campese, Castellonorato e località Pella siano inglobate nella perimetrazione del Parco Regionale dei Monti Aurunci ed eventualmente realizzare un parco suburbano autonomo che inglobi almeno il Monte Campese, per poi intitolarlo a Lello Cicione.
Siamo contrari a nuove opere a mare: siamo per la riorganizzazione dell’attuale porto di Formia che, rinunciando allo scalo merci, insieme al costruendo porto di levante e lo storico porticciolo Caposele può fornire un considerevole numero di posti barca turistici, insieme alla conservazione e potenziamento dello scalo passeggeri, indispensabile per il collegamento con le isole tenendo conto anche della presenza della stazione ferroviaria.
Siamo convinti che Formia non può vivere solo di turismo e terziario ma debba anche conservare quel che rimane della pesca e dell’agricoltura di qualità, oltre che favorire il decollo definitivo delle aree industriali esistenti che possono ospitare tutte quelle attività inquadrabili con la filiera corta. Si tenga presente che la zona industriale di Penitro da poco sta incominciando a somigliare ad un nucleo industriale e che svariati lotti appaiono ad oggi ancora liberi o con capannoni inutilizzati.
Per quanto concerne il turismo siamo favorevoli ad un turismo di qualità che deve derivare dalla valorizzazione del patrimonio archeologico e storico di Formia e che soprattutto esso debba essere fruibile. Per quanto concerne la balneazione noi sosteniamo che gli arenili, prima di tutto, debbano essere accessibili, cosa, ad oggi, alquanto difficile per la riviera di levante.
A Formia è sempre attivo il dibattito sulla Pedemontana, opera pubblica ormai diventata una chimera. Fare affidamento sulla Pedemontana a breve termine è una ipotesi di lavoro che non è realisticamente applicabile, per svariati motivi, sui quali ci siamo già espressi nel nostro documento sulla mobilità. Noi non siamo contrari alla Pedemontana a prescindere. Il tracciato deve innanzitutto salvaguardare le sorgenti, in primis la sorgente Mazzoccolo. La soluzione interamente in galleria, pur salvaguardando il paesaggio non salvaguarda le falde sostanzialmente drenandole, creando un danno irreparabile ad una delle risorse più preziose della città e dell’intero comprensorio. Siamo favorevoli prendere in considerazione soluzioni tecniche che tengano conto: della salvaguardia delle sorgenti, dell’impatto ambientale e della funzionalità dell’opera. Ci rendiamo conto che il problema non è si facile soluzione. Per le soluzioni a breve termine si rimanda al documento sulla mobilità allegato [La mobilità di questa città]. Siamo favorevoli alla riattivazione della ferrovia Formia-Gaeta nel tempo più breve possibile sia come raccordo merci, a servizio del porto di Gaeta, sia come servizio viaggiatori fino a Serapo. Si ricorda che la linea è stata ripristinata dalla stazione di Formia fino all’interporto di recente realizzazione in località Bevano (Gaeta) con la funzione di raccordo merci, tuttavia la linea riamane, ad oggi, fuori servizio. Mentre la rimanente parte della linea non è stata ripristinata.
Nel territorio di Formia sono presenti due siti industriali dismessi di considerevoli dimensioni: la D’Agostino e la SALID, entrambe ex fabbriche di laterizi ed entrambe di proprietà privata, entrambe prossime al centro cittadino, vista la difficoltà di espropriare tali aree vogliamo che, attraverso lo strumento della perequazione, li vengano previste quelle strutture utili a colmare i deficit almeno in termini di standard urbanistici. In particolare il sito della D’Agostino dovrà essere riqualificato ponendo particolare cura alla tutela della sorgente Mazzoccolo, si intende, sia in termini di rispetto delle distanze, sia in termini delle destinazioni d’uso da definirvi. Nel segno della continuità, concludiamo riannodandoci alle posizioni già espresse dal circolo il 29/09/1995: ”Non vogliamo una città solo “paradiso” di chi ha un reddito di cinque milioni al mese, ma una città dove strutturalmente possano vivere tutti; con un indirizzo politico ed economico che vada verso una ridistribuzione della ricchezza; una città che garantisca una vita dignitosa a tutti, anche e soprattutto dal punto di vista economico”.
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