Le privatizzazione dei beni comuni da parte del governo Renzi non si ferma:«anche l’acqua nel mirino»
Nel decreto “Sblocca Italia” trovano spazio norme, quali il rilancio delle “grandi opere“ (nonostante gli scandali), la svendita del patrimonio pubblico, il via all’aumento degli inceneritori, il via libera a perforazioni per la ricerca di idrocarburi e alla costruzione di gasdotti, la deregolamentazione delle bonifiche e la “semplificazione” delle procedure a favore degli inquinatori, il regali ai costruttori con l’aumento del cemento, la riduzione controlli a tutela di paesaggio e del patrimonio storico-architettonico.
Il decreto del governo Renzi è in contrasto inoltre con la volontà popolare espressa a grande maggioranza nel referendum del 2011. Infatti il Capo III (art 7) del decreto contiene l’imbroglio di norme che trattando di mitigazione del dissesto idrogeologico, in realtà mirano ad un’autentica privatizzazione del servizio idrico.
Infatti, viene modificata la disciplina relativa alla gestione dell’acqua imponendo un unico gestore in ciascun ambito territoriale favorendo le grandi aziende e multiutilities, molte delle quali già sono quotate in borsa e fanno affari trasformando l’acqua in moneta sonante, a discapito delle comunità a cui hanno sottratto il suo controllo.
Il decreto rappresenta infatti un passaggio fondamentale nel solco della piena realizzazione del piano di privatizzazione dei beni comuni e delle aziende pubbliche che troverà pieno compimento nella Legge di Stabilità.
L’obiettivo appare ormai chiaro: imporre agii Enti Locali la quotazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, costringere a fusione e accorpamento secondo le prescrizioni già previste dal piano sulla “spending review”. Un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali che costretti dai tagli dei trasferimenti statali, avrebbero come unica possibilità la cessione delle loro quote al mercato azionano per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo, per questa via. si premura di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
Il decreto “Sblocca Italia’ svela le reali intenzioni del Governo: consegnare nelle mani dei grandi capitali finanziari la gestione dell’acqua e degli altri servizi pubblici locali.
La strategia governativa, con il “carosello“ propagandistico dello slogan ‘riduzione delle aziende da 8.000 a 1.000”, farà esclusivamente l’interesse dei privati e dei grandi potentati economici, favorendo la massimizzazione dei profitti delle grandi aziende multiutilities che già gestiscono acqua, rifiuti e trasporto pubblico locale, tutto ciò a scapito dell’interesse pubblico e collettivo.
Sarebbe utile capire cosa ne pensa il sindaco Bartolomeo della posizione assunta dal PD a livello nazionale, così da farci capire se ha intenzione di cacciare Acqualatina dalla nostra città.
E’ infatti necessario che il sindaco chiarisca nell’immediato quali saranno i prossimi passi della sua amministrazione nei riguardi di Acqualatina.
Non basta infatti votare no quando si va all’assemblea dei sindaci ATO4. Sarebbe infatti troppo facile limitarsi ad esprimere un voto di dissenso rispetto alle scelte che vengono imposte dall’alto, visto che poi la maggioranza dei sindaci vota a favore.
I cittadini di Formia, stufi di subire le angherie del gestore idrico. Chiedono al sindaco un’azione più incisiva, che preveda da subito la rescissione del contratto e la ripresa incarico degli impianti che sono di proprietà comunale e contemporaneamente discutere di come approvvigionare le zone servite dalla sorgente di Capodacqua.
Bisogna imporre al gestore la volontà dei cittadini, senza trucchi e tentennamenti.
Da parte nostra continueremo a rivendicare “più gestione pubblica non meno, più trasparenza e partecipazione diretta dei cittadini alla gestione dei servizi e non la cessione ai privati del controllo dei beni comuni”.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia