Piano casa: «Una cambiale firmata UDC»

Se qualcuno non lo avesse ancora capito, il piano casa è una delle più grandi cambiali che la giunta regionale deve ai suoi grandi elettori, per ottenere nuovamente i voti da spendere nella prossima tornata elettorale. La cambiale consiste nelle operazioni immobiliari possibili quando grandi parti di territorio, oggi oggetto di tutela, saranno liberate dal controllo delle autorità e degli enti locali.

La prova dell’urgenza di scontare la cambiale è la caparbietà con cui il provvedimento è stato voluto ed approvato, per mano di Luciano Ciocchetti, assessore all’urbanistica della giunta Polverini e dell’Udc, nonostante due distinti pareri del governo – del 13/02/2012 e del 30/04/2012 – sull’incostituzionalità del piano casa legata “alla pianificazione paesaggistica” che hanno bocciato duramente il progetto parlando di “escamotage terminologici”, “vizi di fondo legati alla condonabilità degli abusi”, “formulazioni ambigue e disordinate”.

Per nulla spaventato dal grave giudizio già dato dal governo, l’assessore si è reso autore nottetempo di un maxiemendamento per approvare nuove norme che, secondo lui, sono state concordate con il governo, dopo l’impugnazione di parte della legge di fronte alla Corte costituzionale, cosa successivamente smentita dal Ministero Beni Attività Culturali. Ragion per cui il piano è stato deliberato senza che il titolare delle tutele di quei vincoli, che di fatto hanno bloccato il piano, non solo lo abbia approvato, ma addirittura senza che sia stato consultato.

La determinazione di Ciocchetti si spiega con i milioni di euro di investimenti, appalti, indotto, centri commerciali che gravitano sul piano. Infatti, il piano, presentato un anno fa, s’è fatto subito notare per i milioni di metri cubi di cemento, pronti ad invadere la regione, e più in generale per un’attitudine alla cementificazione selvaggia e alla speculazione edilizia in una prospettiva in cui l’emergenza abitativa risiede all’ultimo posto delle priorità.

Infatti su questo punto la legge contiene solo una norma quadro sul mutuo sociale, secondo cui la regione dovrebbe costruire alloggi di edilizia sovvenzionata, acquistabili da nuclei familiari con reddito Isee fino a 40mila euro senza garanzie sufficienti per ottenere un prestito, accedendo a un mutuo da pagare in rate non superiori al 20 per cento del reddito mensile.

Il colpo di mano, prima di scuotere l’economia, già preannuncia ricorsi al tribunale a cui presto si potrebbero aggiungere altri interventi, a cominciare da quello della Corte dei Conti. Ragione per cui, il tanto sperato impulso potrebbe restare un altro cavallo zoppo di una destra, tanto boriosa, quanto pasticciona.

L’enorme conflittualità che il piano sciagurato porta con sé, deve aver spinto i cattolicissimi UDC ad ingraziarsi le attenzioni della chiesa – altro grande elettore – introducendo un maxi sub emendamento sempre a firma dell’assessore all’urbanistica Ciocchetti, che dice: “Per garantire agli Enti istituzionalmente competenti le risorse finanziarie per l’ampliamento degli edifici di culto è consentita la realizzazione di strutture ad uso residenziale, commerciale e turistico”.

In altre parole viene data facoltà al Vaticano ed alle sue parrocchie di edificare su terreni di loro proprietà, in deroga al piano regolatore, anche uffici, case e centri commerciali, occupando fino a tremila metri quadrati di terreno, al fine di recuperare soldi per la realizzazione e l’ampliamento di chiese ed oratori, senza provvedimento alcuno per scuole ed edifici pubblici al servizio dello Stato.

In tal modo si garantisce agli enti religiosi la possibilità di realizzare operazioni immobiliari di notevole convenienza, anche nel sud pontino, dove la chiesa gestisce un immenso patrimonio immobiliare. Un’altra agevolazione che si aggiunge all’esenzione dall’IMU, che grava in gran parte sulle spalle di noi cittadini; all’8 per mille delle tasse governative, all’8% delle somme raccolte dalle urbanizzazioni secondarie devolute agli edifici di culto.

D’altronde si è ormai capito chi detta gli ordini, tant’è che oltre all’IMU, di cui sopra, ricordiamo le decine di miglia di euro spesi per il restauro dei luoghi di culto, i finanziamenti per le attività sociali riconducibili alle parrocchie sparse sul territorio e le assegnazioni di beni pubblici a enti riconducibili alla chiesa.

Da questa sporca vicenda, come da tante altre firmate dall’UDC, possiamo concludere che il piano di “casa”, di diritto all’abitare, parla davvero poco, spinto com’è verso operazioni immobiliari in territori di particolare pregio che fanno pensare a tutto tranne che all’edilizia residenziale per chi ne ha effettivamente bisogno.

Infatti, ci devono spiegare cosa c’entrano i centri commerciali con il Piano casa? Cosa c’entrano le aree sottoposte a tutela ambientale con l’edilizia residenziale sovvenzionata? Con i cittadini, bisognosi di abitazioni a basso costo: niente. Con palazzinari, alla ricerca di tassi di rendimento a due cifre: molto.

Le vittime di questa storia assurda sono il territorio e la pianificazione urbanistica, elementi fondamentali per lo sviluppo sostenibile del territorio, messi da parte in nome di una crisi economica, che proprio nella “deregulation” ha trovato la sua fonte.

La stessa variante al PRG che l’UDC si propone di approvare diventa insignificante di fronte alle trasformazioni urbane che il piano potrebbe apportare.

La nostra idea è in antitesi con tutto ciò e per questo che proveremo nelle prossime settimane ad indicare una diversa idea di sviluppo, che interpreti i bisogni reali dei cittadini, soprattutto delle fasce più povere.

Gennaro Varriale
segretario del Circolo “Enzo Simeone”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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