Il nucleare secondo «Ponzio Pilato»

Il sindaco Forte non si smentisce mai, ancora una volta si atteggia a moderno «Ponzio Pilato». Peccato – che nell’occasione – si stia discutendo di nucleare, un argomento che nella sua drammatica importanza avrebbe bisogno di politici di altra levatura, capaci di mettere da parte il proprio interesse particolare, per schierarsi in difesa dell’intera collettività.

Invece ci troviamo a dover discutere della probabile astensione con cui il gruppo Udc accoglierà, in consiglio provinciale, la mozione con cui tutte le forze politiche, ad esclusione dell’Udc, comunicano al governo Berlusconi l’indisponibilità del territorio pontino ad ospitare nuove centrali o depositi di scorie.

Un chiaro segnale di collaborazionismo lanciato a chi vuole continuare a considerare il nostro territorio una discarica tossica, in cui poter installare ciò che altre province italiane rifiutano. La scelta dell’Udc pontino fa il paio con quella del gruppo consiliare dello stesso partito alla regione Lazio, di cui è componente suo figlio, che a fine Novembre si è astenuto su una mozione di pari contenuto, presentata dall’opposizione.

Il tutto coerentemente con la posizione assunta dal sindaco Forte – nel Marzo del 2010 – quando non volle firmare un documento contro l’ipotesi di creazione del deposito di scorie all’interno del sito del Garigliano, cosa che fecero invece dai sindaci di molti altri comuni.

Evidentemente il messaggio è chiaro, siamo per il nucleare ma non possiamo dirlo esplicitamente, per non inimicarci il nostro elettorato, per cui vorremmo tanto votare sì ma accontentatevi dell’astensione, poi vedremo.

Evidentemente il sindaco Forte non ha imparato nulla dalla travagliata storia della centrale del Garigliano, che ha lasciato molti interrogativi sulla capacità dei governi, che si sono susseguiti nel corso degli anni, di garantire il diritto alla salute, così come sancito dall’articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana. La centrale, costruita dove non dovrebbe, in quanto la zona è classificata come sismica ed alluvionale, è di tipo ‘Reattore ad acqua bollente (Bwr)’ da 160 MegaWatt, un modello superato già nel periodo della sua realizzazione, che va dal novembre del 1959 al gennaio del 1964, entrata in produzione a giugno del 1964. Fino alla chiusura definitiva avvenuta nel marzo del 1982 fu soggetta – secondo i dati del Wwf – a 18 incidenti di rilievo. Il più grave nel 1980 con la fuoriuscita di ingenti quantità di materiale radioattivo (in particolare Cesio 137, Cesio 134 e Cobalto 60), che hanno contaminato oltre 1.700 kmq di mare, per poi entrare nella catena alimentare, lo confermano 4 campagne radioecologiche dell’Enea.

La nota associazione ambientalista segnala, inoltre, che sono “numerosi i casi di malformazioni fetali di piante, animali ed esseri umani e di tumori ed altre patologie direttamente riconducibili all’inquinamento radioattivo, nella zona di Sessa Aurunca, Castelforte (Latina), Minturno (Latina) e gli altri comuni vicini”.

Aggiungiamo a questo l’instancabile opera di sensibilizzazione del defunto avvocato Tibaldi, una vita spesa a denunciare i danni del mostro nucleare, nei suoi interventi pubblici non si stancava mai di ricordare come la mortalità per leucemia e per cancro fosse aumentata in modo esponenziale in tutte e tre le regioni esposte alle radiazioni della centrale del Garigliano: in provincia di Latina, nel basso Lazio e in Abruzzo. «A San Castrese, in provincia di Caserta” – ha ricordato più volte l’avvocato Tibaldi – i casi di mortalità per tumore – negli anni ’83 ed ’84 – passarono dall’1,8% del ventennio ’44-’64 all’11,4% di quindici anni più tardi. A Santi Cosma e Damiano (Lt) dal 6,8% al 16%. A Minturno dal 5,6% al 10,6%. A Formia infine dal 7,21% all’11,41%».

Denunce verso le quali Enel, Enea e Ministero della Sanità ebbero sempre un atteggiamento silente, evidentemente non vi erano argomenti per zittirlo. I dati Istat, raccolti nel periodo compreso fra il 1972 e il 1978, rilevano che il tasso di mortalità per leucemie e tumori, su una percentuale media italiana di poco più del 7%, nella piana del Garigliano, era attestato drammaticamente al 44,48% (di cui il 21,63% nella sola provincia di Latina).

Proprio perché è un argomento che comporta conseguenze devastanti per le nostre comunità chiediamo al sindaco Forte, non solo di abbandonare la sua politica attendista, ma di farsi promotore, presso la provincia e la regione, organismo dove è ben rappresentato, di azioni che non si fermino alla sola approvazione di una mozione, ma che lancino un chiaro messaggio al governo:«il nucleare non è il benvenuto, né in provincia di Latina né nel resto d’Italia».

Ricordiamo le migliaia di persone persone che abitano sul territorio a stretto contatto con la centrale nucleare, molte delle quali in un raggio di soli 30 km dal sito. Senza contare le tantissime persone che durante i mesi estivi frequentano le località turistiche del Golfo di Gaeta. Persone, famiglie e intere comunità esposte continuamente in tutti questi anni dalle radiazioni presenti nelle acque del golfo di Gaeta, messe a serio rischio oggi dalla superficialità con cui è stato approntato il rischio “nucleare” dalle amministrazioni pubbliche che negli anni si sono succedute.

L’istituzione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta, avvenuta con la giunta Marrazzo, poteva essere, e può esserlo ancora, l’occasione perché lo stanziamento di fondi per avviare studi epidemiologici sull’impatto che ha avuto la centrale nucleare sulla nostra salute e per lanciare un chiaro messaggio a chi scherza con il “fuoco atomico”.

Giulio Chinappi
responsabile Ambiente
circolo “ENZO SIMEONE
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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