“Merda” è chi dice che la camorra non esiste

Cogliamo con preoccupazione l’allarme lanciato dall’ex sindaco comunista di Casal Di Principe, Renato Natale, in un convegno tenutosi qualche settima fa a Gaeta, sui legami tra criminalità organizzata e sudpontino, ma non ne siamo stupiti.
D’altronde le ultime affermazioni dell’ex-boss dei casalesi, Carmine Schiavone, lo avevano anticipato, squarciando il velo di silenzio che per anni ha avvolto l’azione della criminalità organizzata nel nostro territorio e in particolare nella nostra città.
Paradossalmente sui pochi che hanno continuato a denunciare la nostra città come il luogo in cui la camorra investe a mani basse i proventi dei propri commerci illeciti, è piovuta la solita accusa di spargere “merda” sull’immagine di Formia.
Nell’assenza di una vera opposizione la criminalità ha dilagato, tanto che qualcuno ha parlato di Formia come una nuova “SVIZZERA”, alludendo probabilmente al fatto che questi commerci illeciti avvenivano, e avvengono, in tutta tranquillità, grazie agli appoggi di cui potevano, e possono, godere nelle istituzioni.
Perché deve essere chiaro a tutti, come la conquista della nostra città da parte della criminalità organizzata sia avvenuto proprio grazie ad accordi tra camorristi, politici e imprenditori.
Una risposta dai toni durissimi è venuta dall’ex-sindaco Michele Forte, che come tutti hanno potuto ascoltare, durante un consiglio provinciale, che lui presiedeva in qualità di presidente, ha definito Carmine Schiavone “una merda di comandante”.
Il suo era un commento alle dichiarazioni dell’ex-boss sull’interramento di fusti pieni di rifiuti tossici nella nostra città.
La polemica tra i due non è terminata qui, infatti l’ex-boss ha ribadito in un’intervista, che proprio Michele Forte aveva tra i suoi “amici” proprio esponenti di spicco del clan Bardellino.
Una dichiarazione che ha suscitato l’ira dell’ex-sindaco, che ha preannunciato una querela, a cui è seguita, a quanto pare, una contro-querela da parte di Carmine Schiavone.
Non è il solo Carmine Schiavone a dire qualcosa sui legami tra la nostra città e i Bardellino. Lo ha fatto anche la COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA, presieduta dal senatore Chiaromonte, che nella relazione approvata nella seduta del 20 novembre 1991, denunciò che “Dagli inizi degli anni Ottanta risiedono a Formia esponenti dei clan Bardellino (Ernesto e Silvio), dei clan Moccia e Magliulo. Altri esponenti della camorra sono i fratelli Beneduce, Giuseppe Natale e il cognato di questi, Luigi Pezzone. Tutti costoro hanno dato vita a imprese e attività speculative nel settore edilizio e nel Commercio. Sono state citate la “Edilgaeta” dei fratelli Magliulo che possiede dei terreni in località Vindicio e che ha cercato di realizzare un centro commerciale in località Scacciagalline, la “Tirreno Sud” di Beneduce e Bardellino, l'”Immobiliare Solemar” che ha realizzato negli anni Ottanta il “Parco Solemar di Vindicio”. La CASMEZ avrebbe appaltato a un parente di Bardellino i lavori di costruzione di un acquedotto. Nel commercio, in particolare nel centro storico e nella grande distribuzione, la camorra si è impossessata di una grossa quota dei negozi di abbigliamento, mentre un pregiudicato, tale D’Agostino, avrebbe presentato un progetto per un centro commerciale con superficie espositiva di 70.000 metri quadrati. Agli inizi degli anni Ottanta una discoteca di Formia, la “Seven Up”, subì un grave attentato dinamitardo. Il commissario della Polizia di Stato di Formia ha ricordato l’uccisione, con modalità raccapriccianti, dei fratelli Beneduce e da allora il fenomeno dell’infiltrazione camorristica, che si iniziò nei primi anni Ottanta, ha continuato a svilupparsi, nonostante le numerose acquisizioni investigative compiute dalle forze dell’ordine, la riduzione progressiva di attentati dinamitardi e di violenze, e nonostante il rigetto da parte della società civile. Nei primi due mesi del 1991 sono stati imposti 42 fogli di via obbligatorio e per otto persone è stata richiesta la sorveglianza speciale. Vi è una catena di estorsioni in entrambe le sponde del fiume Garigliano. Il clan Moccia ha acquistato trenta autovetture presso un autosalone che in seguito è stato fatto segno di un attentato. Tra i gruppi presenti, i Chiovi di Mondragone (del clan La Torre)”.
E’ evidente quindi che la camorra ha due alleati terribili: “l’IPOCRISIA e l’OMERTÀ”, di chi fa finta che siano passati oltre 30 anni, senza che la criminalità organizzata abbia smesso di mettere radici nel nostro territorio.
Così come è ovvio che le collusioni della politica con la camorra non siano solo un problema del centrodestra, toccherà, prima o poi, anche al centrosinistra farsi un bell’esame di coscienza, così come toccherà farlo a tutte le istituzioni che hanno chiuso gli occhi davanti all’ondata camorristica che ci sta travolgendo.
D’altronde lo dice l’ex-boss Carmine Schiavone e c’è da crederci.

 
 
circolo “ENZO SIMEONE
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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