Il “Parco di Gianola” trasformato in una discarica a cielo aperto

Probabilmente pochi se ne sono corti ma segnaliamo che all’interno del parco “Parco di Gianola” si trova una discarica di rifiuti a cielo aperto, ma c’è anche altro.
Il tour degli orrori inizia all’ingresso di via Afan de Rivera, dove troviamo i resti di alcune palme, buttati alla rinfusa sul terreno.
Probabilmente l’abbattimento delle palme si è reso necessario in quanto compromesse dall’infestazione da punteruolo rosso.
In questo caso le operazioni di smaltimento dovevano essere effettuate nelle discariche autorizzate all’espletamento di tutti i procedimenti previsti dalla normativa vigente.
E se non così non fosse saremmo davanti ad uno scempio ambientale di notevoli proporzioni.
Subito dopo aver fotografato i resti delle palme ci siamo diretti verso la discarica.
Per raggiungerla è bastato costeggiare il maneggio (anch’esso oggetto di un sequestro) e poi tenersi sulla destra. Dopo appena una cinquantina di metri la si incontra.
Essa sorge a fianco dello scheletro di una struttura in ferro (appena abbozzata), che dal cartello di cantiere che abbiamo trovato nascosto dalle erbacce, una volta ultimato sarebbe diventato un laboratorio di ricerca sulla biodiversità marina e centro di recupero tartarughe.
I lavori, appaltati dall’Ente Parco Regionale “Riviera di Ulisse” alla COSTRUZIONI TERREZZA SRL (costo oltre 60mila euro), sarebbero dovuti terminari nell’ottobre 2014, ma come testimoniano le foto in nostro possesso sono ancora in alto mare e crediamo possa diventare l’ennesimo pozzo senza fondo, dove precipiteranno i soldi della collettività.
All’interno della discarica, che copre un’area di circa 500mq, abbiamo potuto identificare materiali quali calcinacci, una bombola del gas, un bombolone del gas, alcuni elettrodomestici, del materiale ferroso, e tanto altro.
Abbiamo avuto l’impressione che il materiale sia lì da un bel po’ di tempo e che gli autori dello smaltimento abusivo abbiamo avuto tutto il tempo di dileguarsi senza nessun problema.
Rimane da capire come sia possibile che a fronte della tanta sbandierata valorizzazione del territorio del Parco Regionale “Riviera di Ulisse”, all’interno del quale ricadono le tre aree protette di Formia, Minturno, Gaeta e Sperlonga, sia tollerabile quanto da noi raccontato e se non ci sono gli estremi per l’intervento delle magistratura ( è evidente la violazione della legge Ronchi del 1997 sullo smaltimento dei rifiuti).
In particolare ci farebbe piacere cosa ne pensa l’attuale direttore Roberto Rotasso, ex segretario ed ex consigliere comunale del Partito Democratico di Minturno.
Leggendo sul sito del Parco Regionale “Riviera di Ulisse” abbiamo appreso che tra i tanti compiti istituzionali dell’ente parco vi è anche quello “della conservazione e della vigilanza degli ambienti naturali di sua competenza”.
Ed allora? Che qualcuno vada a controllare la regolarità o meno di quanto da noi denunciato, prima che il monte di Gianola diventi l’ennesimo scandalo per la nostra città.
Una lunga successione a cui pare siano rimasti in pochi a non volersi abituare e noi tra questi pochi.
Mentre invece il resto della città sonnecchia indifferente, lasciandosi alle spalle una scia di inutili chiacchiere, buone a niente.

Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia
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