Lo smantellamento del camino della centrale del Garigliano avviene nel silenzio delle istituzioni locali
Leggendo un articolo pubblicato sul sito della Sogin (www.sogin.it) siamo venuti a conoscenza del fatto che “nel marzo 2014 sono iniziate le attività che porteranno alla demolizione del camino della centrale, alto 95 metri. I lavori si svolgeranno in quattro fasi. Nella prima si realizzerà un mock up del camino alto 12 metri che permette di collaudare i sistemi e i macchinari che saranno impiegati nella decontaminazione e demolizione del camino e di formare il personale. Verranno quindi svolti lavori di consolidamento della struttura per garantire che tutte le attività si svolgano nella massima sicurezza. La terza fase riguarderà invece la decontaminazione, tramite scarifica, delle pareti interne e lo smantellamento della struttura. I lavori di scarifica saranno svolti da un robot di tecnologia italiana, appositamente progettato e costruito, che sarà movimentato in remoto dall’esterno. Al termine, nello stesso punto sarà realizzato il nuovo camino alto 34 metri. Un’altezza quasi tre volte inferiore a quella dell’attuale, sufficiente per lo scarico degli effluenti aeriformi necessari per le prossime attività di decommissioning. Il progetto e la tecnologia che sarà adottata garantisce che non vi sarà alcun impatto sull’ambiente. I lavori termineranno entro il febbraio del 2016”.
“Tutto va ben, madama la marchesa” allora? Secondo noi no purtroppo.
Ci spiace ancora una volta dover essere gli unici a prendere una posizione critica sulle modalità con le quali sta procedendo l’operazione si smantellamento del camino, ma il fatto che avvenga tutto in gran segreto non ci consente di esimerci dal farlo.
Quali siano i criteri di sicurezza adottati rimane un mistero, così come non è noto le condizioni di lavoro nelle quali opera il personale che si sta adoperando per l’operazione di smantellamento.
A nostro avviso ancora più grave è che è assente (forse perché non è stato ritenuti stirarlo) un piano di evacuazione nel caso in cui durante il processo di smantellamento del camino capitino degli inconveniente tali da mettere a rischio la salute delle persone che abitano nei dintorni della centrale nucleare del Garigliano, che seppur dismessa rimane comunque un pericolo (lo sanno anche le pietre).
D’altronde è proprio la storia della centrale nucleare che dovrebbe essere per noi cittadini fonte di inquietudine.
Lo raccontava bene l’avvocato Tibaldi quando parlava di strani incidenti avvenuti all’interno della centrale e della conseguenza di questi sulla salute delle persone.
L’obbiettivo dichiarato della Sogin è lo smantellamento totale degli impianti nucleari, nel rispetto dei criteri di massima sicurezza, e di sensibilizzare sul tema della gestione dei rifiuti radioattivi, dal loro stoccaggio nei depositi temporanei alla sistemazione definitiva nel deposito nazionale.
C’è da fidarsi?
Conoscendo i tanti misteri che circondano la gestione del nucleare italiano consigliamo agli amministratori locali, sempre pronti a soddisfare il padrone di turno, a tenere dritte le orecchie e soprattutto a chiedere i chiarimenti di cui sopra.
La salute dei cittadini del Golfo vale molto di più dei soldi del ristoro che sono assegnati dalla Legge 368/2003 – Deliberazione 61/2011 agli enti enti locali (comuni, province) per compensare i disagi derivanti dall’effettiva esecuzione delle attività per la messa in sicurezza e lo smantellamento degli impianti dismessi e per lo stoccaggio dei rifiuti
Le somme disponibili per la nostra provincia di Latina ammontano a 3,2 milioni di euro.
E’ un peccato che solo pochi privilegiati sappiano che fine abbiano fatto, così come è difficile sapere se sono stati usati veramente per le motivazioni previste dalla legge.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia