L’inquinamento del mare di Formia è una triste realtà

I prelievi, effettuati nel giugno 2013, da Goletta Verde di Legambiente ci dicono che le coste del Lazio sono in pessime condizioni, tanto da meritarsi quattro “Bandiere Nere”.

Una delle quattro è andata a Formia per il grave inquinamento della foce del Rio Santa Croce.

Più volte Goletta Verde ha denunciato la trasformazione in una vera e propria fogna a cielo aperto dell’area di Gianola, uno dei luoghi più pregiati di Formia, tanto da essere sede del Parco di Gianola e Monte di Scauri, una delle tre aree protette gestite dal Parco Riviera d’Ulisse.

I risultati delle analisi di Goletta Verde che riguardano Formia mandano in frantumi le fandonie che circolano da anni sulle eccelse qualità del mare di Formia e in particolare per quanto riguarda la foce del Rio Santa Croce, presso il lungomare Città di Ferrara, che risulta essere “FORTEMENTE INQUINATO”, in quanto presenta valori (Escherichia coli, e Enterococchi intestinali), superiori ai limiti consentiti dalla legge, dovuti probabilmente alla presenza di scarichi fognari illegali lungo il percorso.

Un segnale allarmante non solo per una città a forte vocazione turistica come la nostra, ma anche per noi comuni cittadini nelle cui acque cerchiamo refrigerio per salvarci dalla canicola estiva.

Un problema che da anni si manifesta in tutta la sua gravità e che noi abbiamo più volte segnalato, anche all’ex-sindaco Forte ed è per questo che troviamo fuori luogo le parole dell’ex Assessore Cardillo Cupo, a cui probabilmente interessa più buttarla in “caciara” che di risolvere il problema.
D’altronde nella nostra città esiste un vecchio vizio duro a morire e cioè che agli slogan dei politici non seguano mai i fatti.

Ricordiamo a tal proposito l’istituzione della famosa «task force» che avrebbe dovuto risolvere il problema (e su cui ritorneremo).

Eppure la Giunta Regionale del Lazio ha approvato con la delibera n. 116 del 19 Febbraio 2010, l’istituzione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta e dei bacini drenanti ad essa afferenti ai sensi della direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991 e del D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152.

Da allora poco è stato fatto, eppure nella delibera stessa vi erano numerose prescrizioni da attuare.

In particolare gli impianti di depurazione dei reflui urbani degli agglomerati di Gaeta e di Formia, entro il 22 dicembre 2015, dovranno essere adeguati per l’abbattimento degli inquinanti azoto e fosforo e gli impianti di depurazione di reflui di tutti gli agglomerati superiori ai 2.000 a.e, nonché gli effluenti industriali con portata superiore a 500 metri cubi per giorno devono conseguire l’efficienza depurativa.

Invece entro dodici mesi dalla data di pubblicazione della presente deliberazione, per prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque del Golfo di Gaeta i Comuni ricadenti nell’area sensibile e nel bacino drenante, avrebbero dovuto individuare gli scarichi a mare e nei fossi ad esso efferenti non depurati, affinché venissero intercettati o da rete fognaria o adeguatamente trattati.

Altri interventi previsti: per il contenimento dei nutrienti di origine agricola e zootecnica nelle aree sensibili, le aziende agricole e zootecniche presenti nell’area sensibile e nei relativi bacini drenanti dovevano almeno applicare le indicazioni contenute nel “Codice di buona pratica agricola” approvato con decreto del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali del 19 aprile 1999; fatti salvi gli impianti concessi in conformità con quanto previsto dall’art.13 della l.r. 4/2009; all’interno dell’area sensibile del Golfo di Gaeta sono vietati nuovi impianti di attività di mitilicoltura e piscicoltura o ampliamenti degli impianti esistenti; gli impianti esistenti e autorizzati allo svolgimento di attività di mitilicoltura e piscicoltura sopra specificata, siti all’interno dell’area sensibile del Golfo di Gaeta, devono essere ricollocati fuori dall’area sensibile e posizionati in modo tale che le correnti non convoglino gli apporti inquinanti prodotti nella zona marina individuata come area sensibile, in accordo a quanto previsto al comma 3 dell’art. 2 del regolamento regionale n. 13/2009.

La Direzione Regionale Ambiente avrebbe dovuto istituire l’ennesima «task force» composta dai rappresentati di tutti gli Enti competenti in materia per svolgere azioni di indagine, di studio, di monitoraggio e strutturali tese a ridurre il carico di sostanze inquinanti in mare.

Qualcuno ha visto qualcosa? Non vorremmo che a furia di nascondere la polvere sotto il tappeto, ci troveremo a doverne parlare ancora per i prossimi anni degli stessi problemi.

Gennaro Varriale
segretario del circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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