La privatizzazione dell’acqua si abbatte anche sulla fontana della stazione
Chiunque abbia la sventura di dover utilizzare la stazione ferroviaria di Formia per recarsi nel luogo di destinazione, forse non si è accorto di un dettaglio non da poco e cioè che è stata chiusa l’unica fontana per bere di cui era dotata la stazione, dopo i lavori di restyling che ha subito la piazza antistante la stessa.
Per bere quindi lo sprovveduto cittadino ha due possibilità: o andare al bar della stazione oppure dotarsi di monetine, poi recarsi presso il distributore automatico di proprietà della società Fast Service Italia srl di Roma e infine prelevare una bottiglietta da 25cl al costo stratosferico di 1.20euro.
Per fare un paragone con più o meno gli stessi soldi porti a casa una confezione da sei da uno dei tanti discount di cui è disseminata ormai Formia.
In alternativa alle due possibilità descritte c’è una terza e cioè quella di tenersi la sete e sperare che passi così come è venuta.
Non sappiamo quali siano le motivazioni che hanno spinto le ferrovie dello stato ha chiudere le fontane, ma possiamo suggerirne un paio.
La prima: vuole impedire ai tanti senzatetto che stazionano la sera in stazione di poterla utilizzare. Della serie: ti faccio morire di sete, così capisce che non sei il benvenuto e te ne vai.
Oppure la seconda ipotesa e che le ferrovie dello stato, di prossima privatizzazione tra l’altro, ha deciso di risparmiare, dovendo altrimenti pagare ad Acqualatina il corrispettivo economico che la società – che gestisce il servizio idrico nella nostra città – pretende per alimentare con la nostra acqua la fontana della stazione.
Non è uno scherzo, infatti Acqualatina chiede per qualsiasi utenza il pagamento della relativa bolletta, fosse anche di utilità pubblica.
Succede infatti che anche al comune di Formia debba pagare ad Acqualatina il corrispettivo economico per le tante fontanelle pubbliche dislocate sul proprio territorio, ma non basta. Paga anche per le scuole, per gli uffici comunali, per i cimiteri, per i lavatoi, nonché per tutti gli impianti sportivi di propria competenza.
Per il solo 2016 l’impegno di spesa – per consumi idrici, fognari e depurazione per fontane e lavatoi pubblici – è di € 21.000.
Insomma un bel gruzzoletto che il comune di Formia, come tutti i comuni dell’ATO4, paga al gestore idrico.
Ritornando al problema della chiusura della fontanella riteniamo che sia solo l’ennesima figuraccia che la città colleziona.
D’altronde questa volta è veramente difficile – anche per noi – trovare le parole per commentare l’abbruttimento sociale che si è abbattuto sulla nostra città.
Una lunga serie di brutte figure che di certo non fanno bene al buon nome della città, che tanti a chiacchiere dicono di difendere, ma che con i loro comportamento scellerati continuano invece ad infangare.
Da città dell’ospitalità a città lager, nella quale è garantita la sopravvivenza solo a chi ha i soldi, per potersela permette, dove i diritti scompaiono in nome del profitto.
Noi però come al solito non siamo stupiti, perché questo processo di desertificazione dei diritti lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle di comuni cittadini.
E’ d’altronde solo l’ennesima conferma che la sinistra di mercato in nome del profitto ha abbandonato ogni forma di pudore e laddove trova la sua convenienza vende i diritti dei cittadini al miglior offerente.
A breve privatizzeranno anche l’aria e a noi non rimarrà che trattenere il fiato, per non dover pagare ad un privato il solito esoso balzello.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia
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