Gli orrori dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio di Latina

Per capire lo stato disgraziato nel quale versa la scuola pubblica basta farsi un giro sul sito dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio di Latina. Anche una persona che mastica poco di informatica e di navigazione web probabilmente rimarrà sconcertata dalla modalità con la quale viene gestito. Difficile infatti una facile lettura della documentazione che è pubblicata al suo interno.
Peggio ancora se uno prova a dare un’occhiata all’albo pretorio – obbligatorio per legge. Si accorgerà che esso è ospitato da un sito privato di un dipendente dello stesso ufficio scolastico. Alla faccia di qualsiasi correttezza istituzionale.
La cosa più grave però è un’altra. Abbiamo infatti provato a leggere qualche allegato pubblicato e con errore in uno di essi abbiamo scoperto che i disabili sono chiamati “minorati psicofisici”. Un salto indietro nel tempo di almeno trent’anni. Il sangue ci ribolle nelle vene dall’indignazione. Possibile che nel terzo millennio si usino ancora questi termini? Così come è vergognoso la gestione degli insegnanti di sostegno che spesso sono insufficienti a coprire tutte le ore di cui avrebbero diritto gli alunni e le alunne disabili. Ed allora ecco provvedimenti tampone che non fanno che aggravare la situazione. In più di un caso i genitori sono dovuti ricorrere alle aule dei tribunali, per vedersi riconosciuto il diritto allo studio per i loro figli.
La cabina di regia, come in tanti altri aspetti dell’attacco alla scuola pubblica, va ricercata nei poteri forti e nei loro strumenti, che dettano i compiti ai governi, che prontamente eseguono. Nascono così innovazioni perverse e soprattutto parte un progressivo e devastante taglio delle ore di sostegno, nonostante innumerevoli sentenze contrarie della magistratura, in ogni grado di giudizio, ma da qui a un ravvedimento da parte del governo Renzi ce ne passa.
Vari elementi concorrono infatti a negare il diritto allo studio a centinaia di studenti svantaggiati. Le riforme degli ultimi governi hanno comportato il mancato riconoscimento del Sostegno agli alunni disgrafici, dislessici, disortografici, classificati tra i cosiddetti “disturbi specifici dell’apprendimento” (DSA) oltre ad alunni con gravi problemi di carattere emotivo, comportamentale o linguistico. Oggi tutti questi rientrano nella grande e caotica categoria dei BES (Bisogni Educativi Speciali) ed il più delle volte non godono nella realtà di alcun tipo di supporto. Il sostegno viene riconosciuto ancora solo a chi è in possesso dei benefici della legge 104. La controriforma della cosiddetta “Buona scuola” ha inoltre comportato problemi e ritardi senza precedenti nelle procedure per la mobilità del personale docente, le assegnazioni provvisorie, le utilizzazioni e le supplenze in generale, che hanno comportato un ulteriore aggravio delle problematiche relative soprattutto alla disabilità. In questo momento ci sono ancora centinaia di alunni diversamente abili che non hanno l’insegnante di sostegno per quanto gli spetti o lo hanno per molte meno ore di quelle assegnate.
Inoltre l’aumento del numero di alunni per classe, frutto di altri tagli, ha fatto il resto: classi di oltre trenta alunni in cui vengono inseriti alunni disabili (le norme ne prevedono al massimo venti) e lo scandalo di classi “differenziate di fatto”.
Si punta a smantellare il cuore del modello di integrazione nella scuola: il diritto allo studio per tutte le persone con disabilità.
Eppure l’articolo 34 della Costituzione repubblica recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.
Chissà cosa ne pensa il ministro Giannini, una delle più grandi sciagure che sia potuta capitare al già disgraziato mondo della scuola pubblica.
D’altronde è almeno dalla controriforma del ministro diessino Luigi Berlinguer che gli eredi dell’ex-PCI – poi convertitisi in massa al libero mercato – stanno provando a distruggere la scuola pubblica, da un lato tagliando i fondi e dell’altro aprendo ai privati, che ovviamente ringraziano per l’appetitoso tavolo apparecchiato loro. A questo si aggiunge un’idea di scuola pubblica che premia i geni e abbandona gli ultimi.
L’ennesima controriforma voluta da Renzi e dai suoi prezzolati consulenti va proprio in questo senso.
Ebbene è ora di ribellarsi con la forza delle proprie idee e la rabbia dei propri sogni a questo stato di fatto che ha il solo obbiettivo di attuare il mandato che i poteri forti hanno dato a Renzi e cioè l’idea che anche gli ultimi possono aspirare a diventare qualcuno nella vita e non rimanere relegati in fondo alla società.

Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Latina

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