La nostra solidarietà ai lavoratori delle poste vittime del mercato
Esprimiamo la nostra solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori delle Poste Italiane – che nella giornata si oggi – si asterranno dal lavoro, per protestare contro il ventilato piano del governo Renzi, che prevede un ulteriore privatizzazione della società, con la cessione di un’ulteriore quota del 30% ai privati e la cessione del rimanente 35% a Cassa Depositi e Prestiti).
Il tutto avrà pesantissime ricadute occupazionali: sono infatti a rischio oltre 20.000 posti di lavoro sia nel settore postale che in quello finanziario.
L’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane è inaccettabile da un punto di vista meramente economico, perché significa per il bilancio dello stato, privarsi dei consistenti utili che l’Azienda produce ogni anno, per regalarli agli interessi dei privati, che acquisteranno le quote in vendita.
Ed è ancora più inaccettabile a fronte della necessità di mantenere l’universalità di un servizio essenziale come questo, già messo a dura prova dalle politiche “lacrime e sangue” degli ultimi anni.
Lo sanno bene i cittadini di Formia, molti dei quali sono da anni vittime di pesantissimi disservizi, legati al processo di riorganizzazione del servizio di consegna della posta.
La riorganizzazione con la divisione dei servizi e la riduzione dei giorni di lavoro nei centri di smistamento (CMP e CPO), dovuta anche alla diminuzione di personale, ha aumentato i tempi di consegna delle bollette, che in questo modo arrivano se va bene qualche giorno prima della scadenza. Se va male invece si è costretti a sperare che il gestore del servizio – anch’esso privato – non ne interrompa l’erogazione all’utente, che non ha potuto pagare il dovuto.
D’altronde – lo abbiamo scritto più volte come “la legge del profitto è spietata, così che cerca di fare più profitto possibile a discapito della qualità dei servizi, procedendo allo stesso tempo allo smantellamento di un’azienda che quasi inutile ricordare ha sempre avuto nei servizi di recapito, nella logistica, nella capillare rete distributiva, nella raccolta postale, i suoi punti di forza ed invece oggi si trova ad essere ridotto ai minimi termini, perché si preferisce investire nella finanza con tutti i rischi che ne conseguono.
Eppure nonostare i disservizi i costi dei singoli servizi sono aumentati in maniera esponenziale. Basti pensare che dal giugno del 2015 spedire una lettera – sul territorio italiano – con affrancatura ordinaria costa ben 0.95 euro, cioè con un aumento del 15,8% rispetto alla tariffa precedente che era di 0.80 euro”.
E’ giunta l’ora di invertire la rotta. Sono infatti necessarie politiche industriali che vadano nella direzione opposta alle logiche privatistiche figlie dell’idea distorta che “il mercato è bello”
E’ quindi necessario bloccare la cessione del patrimonio pubblico – che non è solo immobiliare ma anche l’insieme di tante realtà industriale – e progettare il ritorno del pubblico nella gestione dei servizi, come quello postale.
Solo allora sarà possibile garantire il servizio di consegna in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, ponendo così fine al taglio degli sportelli a partire dalle aree più disagiate, garantendo inoltre i livelli occupazionali e la rimessa in discussione della crescita insostenibile dei carichi di lavoro, che fanno dei lavoratori delle poste moderni schiavi.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia