Quando l’ex-discoteca “Seven up”verrà restituita alla città? Attendiamo risposte
Da luogo di eccellenza della movida targata camorra a cumulo di macerie. E’ il destino toccato in sorte all’ex-discoteca “Seven up”. Non vogliamo rivangare un passato di cui tanti dovrebbero vergognarsi non avendo impedito alla criminalità organizzata di mettere radici e di proliferare nella nostra città, ma di certo siamo preoccupati per lo stato di abbandono in cui continua a versare l’immobile acquisito al patrimonio comunale – nel 2002 – con un esborso per la collettività pari a 720 milioni di lire.
Il completo abbandono dell’immobile è uno schiaffo in faccia a quanti hanno creduto alle promesse dell’allora sindaco Bartolomeo circa la resistituzione del bene alla cittadinanza. Eppure nel 2012 l’allora giunta Forte ha approvato – con delibera n.18/2012 – l’istituzione di un Centro alcologico, un vero e proprio Polo sociale e sanitario da realizzare attraverso la riqualificazione della struttura ex Seven Up e “l’utilizzazione di diverse figure professionali sanitarie e sociali da reperire mediante gara pubblica”.
Questo grazie ad un finanziamento iniziale della regione Lazio (D.G.R. n.634/2010) di 600mila euro, di cui 400mila euro per la riqualificazione della struttura e 200mila euro per l’avvio del progetto del centro per l’alcolismo. A cui poi si sono aggiunti altri 300mila euro (determinazione B10103 del 29.12.2011). Per arrivare ad un totale di 800mila euro per la struttura e 100mila euro per l’avvio del progetto.
Poi però le apparenti buone intenzioni si sono perse per strada, tant’è che troviamo traccia di un unico finanziamento in entrata nelle casse comunali pari a 100mila euro, quale “finanziamento regionale destinato all’attivazione di un servizio sperimentale a carattere semiresidenziale a brave e medio termine per soggetti alcolisti”.
Del resto nulla più, almeno negli atti ufficiali in nostro possesso.
Ancora una volta la politica ha perso l’occasione per dare buona prova di sé. Lo testimonia il rudere ancora in piede e un servizio mai attivato. Eppure la città ha bisogno disperatamente di messaggi positivi, soprattutto se ad essere interessato è un bene simbolo di quanto la camorra continui ad essere la vera padrona della nostra città e di quanto poco si faccia per lasciarsi alle spalle tutto ciò.
Da parte nostra non ci stupiamo che tutto ciò avvenga, perché nulla succede per caso.
E’ ormai chiaro a tutti che se a Formia c’è la criminalità organizzata è perché il tessuto sociale l’ha accolta, in quanto faceva comodo poter disporre dei soldi che la stessa ricicla senza sosta, soldi che sono frutto di un disegno criminale ad ampio raggio, che vede come braccio i piccoli delinquenti ma come mente i famosi colletti bianchi, di cui poco si parla ma che sono essenziali per continuare a dominare la nostra città. E non siamo solo noi a sostenere ma centinaia di sentenze della magistratura, nonché migliaia di sequestri operati dalle forze dell’ordine.
D’altronde è risaputo che a Formia le lavatrici hanno sempre lavorato a pieni giri, per dare la possibilità a chi veniva da fuori di ripulire i soldi frutto delle mille attività illecite messe in piedi dalla criminalità organizzata.
Se così non fosse non ci spiegheremmo la presenza – nella nostra città – di tanti personaggi riconducibili alle ben note famiglie camorristiche campane e l’assoluto complice silenzio di tutte le rappresentanze politiche comunali. Nessuna esclusa.
Non siamo avvezzi a sottrarci alla nostre responsabilità di forza comunista e quindi continueremo a denunciare quanto succede nella nostra città, anche rischiando di trovarci isolati nel farlo, consapevoli che è necessario alzare l’asticella nella lotta alle mafie.
Circolo “ENZO SIMEONE
partito della Rifondazione Comunista
Formia