Il Fascismo per Formia significò morte e distruzione
Anche a Formia il tempo passa e le storie scomode vogliono essere dimenticate. Ma noi non dimentichiamo il destino di morte e di distruzione che il fascismo ha consegnato a questa città con la terribile occupazione militare nazista verificatasi tra il giorno dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e la fine della battaglia di Cassino del 19 maggio 1944.
Formia ha pagato con 411 morti di guerra l’occupazione nazifascista. La notte del giorno 8 settembre 1943 avvenne il primo bombardamento aereo sul ponte di Rialto e sulla stazione ferroviaria. Morirono 2 persone. La mattina del 10 Settembre 1943 avvenne il bombardamento aereo del ponte di Mola che sorprese i formiani intenti a raccogliere il possibile dalle macerie delle loro case. Morirono 72 persone. La notte del 29 Settembre 1943 nel bombardamento aeronavale della stazione vennero colpiti i rifugiati nascosti sopra S. Maria la noce. Morirono 20 persone. Il pomeriggio del 27 Gennaio 1944 – durante un cannoneggiamento – le bombe colpirono i rifugiati nella piazza S. Andrea a Trivio. Morirono 38 persone. La mattina del 18 Aprile 1944 nel cannoneggiamento del Ponte di Rialto vennero colpiti i formiani costretti dai tedeschi a riparare il ponte distrutto. Morirono 24 persone. A questi s’aggiungessero nei giorni successivi: 48 persone uccise per fucilazione; 5 persone uccise per percosse; 41 persone uccise per lo scoppio di mine; 12 persone uccise per scoppio di ordigni inesplosi. Durante i bombardamenti furono effettuati rastrellamenti e deportazioni nei campi di concentramento, nei quali si era costretti a lavorare per la produzione bellica tedesca. Questa sorte toccò a moltissimi operai della Salid.
Da marzo 1944, i tedeschi liberarono il territorio sfollando circa 4.500 persone nei paesi di Ceprano, poi a Roma, Rieti, Poggio Mirteto, Narni, Firenze, Verona.
Chi ha osato opporsi all’occupazione nazi-fascista ha pagato con la morte.
Sulle montagne di Maranola si rifugiarono e trovarono protezione soldati dell’esercito italiano ed aviatori dell’esercito inglese. Da qui le rappresaglie. I fatti di sangue legati alla resistenza della popolazione furono: il 14 ottobre 1943 quando venne ammazzato il tenente Corvino, e gravemente ferito un maggiore. Il 17 ottobre 1943 quando furono ammazzati, dal fascista Rocco Palmieri, Antonio Ricca ed Aurelio Pampena, ritenuti responsabili di aver agito contro i nazifascisti e protetto i partigiani. Il 26 novembre 1943, sulla collina della Costarella, furono rastrellati e barbaramente fucilati Angelo Nocella, Salvatore Marciano, Alfredo Lagni, Antonio Guglielmo, Luigi, Giovanni, Francesco ed Ersilio Filosa dalle SS tedesche al comando del Tenente Kramer. Il 4 dicembre 1943 fu fucilato Ernesto Ribaud, ritenuto antifascista e sospettato di voler costituire un gruppo partigiano. Negli avvenimenti emerge sempre la mano efferata del fascista Rocco Palmieri che più di tutti tra Fondi e Formia perseguitò gli antifascisti. Sapremo poi che il 27 luglio 1944 il partigiano formiano Cosmo Valeriano, medaglia di bronzo al valore militare, morì durante un’azione al fortino sul Ponte di Caneva nei pressi di Tolmezzo (UD).
Dopo la morte, la devastazione. La guerra provocò la distruzione del Real Liceo Ginnasio, del porto, della stazione ferroviaria. Del ponte di Rialto e di quello a due arcate di Mola. Degli antichi monumenti romani: il Tempio di Giano, la Tomba di Cicerone. Alla fine della guerra il nostro territorio risulterà devastato, con il 85% del totale dei fabbricati distrutti a causa degli eventi bellici. La ricostruzione sarà disastrosa, dominata da una speculazione indiscriminata, che arriverà a costruire i fabbricati sulla spiaggia.
Il comune, amministrato da persone dal passato fascista, accederà ai benefici della legge n. 40 del 25 giugno 1949, che regolava gli indennizzi per i danni subiti a beni immobili in conseguenza degli eventi bellici, come previsto dal Trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. Il risultato urbanistico fu la tabula rasa dell’intero patrimonio archeologico formiano, tra cui ricordiamo il tragico esempio della demolizione dell’acquedotto Romano di Mola, con l’unica eccezione dell’anfiteatro, salvatosi perché ancora interrato.
Questo è il lascito del fascismo e della sua politica imperialista alla città di Formia, ma anche all’Italia intera. Il servo del capitale, che a Formia si è manifestato nella rendita più ignorante e cieca, che ha fatto tabula rasa dell’identità culturale, storica ed urbanistica della nostra città. Il ricordo di quei tragici eventi sia la spinta affinché il peggio non si ripeta mai più.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia
exprimegranada.com
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