Gli effetti delle privatizzazioni sulla città sono devastanti ma ancora si continua a volerle
Nei giorni scorsi è stata pubblicata sull’albo pretorio del comune di Formia la deliberazione di giunta comunale n.185/2017 con la quale vengono fornite “al dirigente del settore OOPP e Manutenzione le linee di indirizzo per l’individuazione degli operatori economici a cui affidare i servizi manutentivi affidati in regime di Global service successivamente la loro scadenza fissata alla data del 31.10.2017”, gli stessi che attualmente sono affidati all’A.T.I, avente come capofila la ENGIE SERVIZI SPA. La durata degli affidamenti dovrà essere di massimo di 24 mesi salvo proroghe consentite dalla legge. Del precedente contratto non sono mai stati resi noti i dettagli. Abbiamo ripetutamente provato a chiederne una copia, ma tutte le nostre richieste di accesso agli atti sono state respinte dalla responsabile del settore “OPERE PUBBLICHE – MANUTENZIONE URBANA” con la motivazione – francamente surreale – che “la nostra richiesta era troppo generica per essere soddisfatta”. Il solco seguito dall’attuale amministrazione comunale è quello tracciato dalle precedenti e cioè la privatizzazione dei servizi pubblici locali. D’altronde alcune di esse hanno avuto in comune degli amminsitratori. In questi anni abbiamo assistito alla privatizzazione della gestione della sosta, dei tributi, degli arenili, dei rifiuti (un parziale marcia indietro si è avuta con la nascita della Formia Rifiuti Zero), di molte strutture sportive (alcune delle quali rimangono in carico dei privati nonostante le convenzioni siano ampiamente scadute), del trasporto pubblico locale, dell’esplosione degli asili nido privati, in assenza di una risposta pubblica all’altezza e finanche dell’acqua, con le drammatiche conseguenze del caso. Proprio con l’acqua stiamo toccando con mano cosa significa la parola “privatizzazione”. Infatti a fronte di un ambizioso piano di investimenti che avrebbe dovuto portare alla nostra comunità dei vantaggi di tipo qualitativo e quantitativo, ci troviamo invece a vivere un’estate – tra le più torride degli ultimi anni – con il razionamento della preziosa risorsa a fronte dell’esplosione delle tariffe. Senza poi dimenticare l’aver sostenuto – grazie anche ad una normativa troppo indulgente – l’esplosione dell’edilizia privata selvaggia che ha anteposto gli interessi dei privati a quelli della collettività. Ciò ha significato la riduzione degli spazi pubblici che potevano essere luoghi di diffusa socialità e oggi sono alla mercé di asfalto e cemento. In questi anni – almeno un ventennio – la privatizzazione dei servizi pubblici locali ha dimostrato l’assenza di vantaggi per i cittadini. Ci hanno dunque raccontato che era necessario lasciarsi cullare dalle braccia accogliente del “dio mercato” per avviarsi vero un futuro roseo. Al contrario si è constatato un arretramento in termini di qualità e di efficienza degli stessi. Eppure si continua a favorirla con una legislazione attenta più agli appetiti delle imprese che alla tutela degli interessi dei cittadini, vessati – come più volte ricordato – dall’esplosione dei costi e da un miglioramento della qualità che tarda a venire. La scusa è che «c’è il debito, i soldi non ci sono». Quindi è si voluto ricorrere ai privati per garantire i servizi. Non vorremmo che dalle prossime tornate elettorali a scegliere il consiglio comunale e il sindaco non saranno più i cittadini ma le imprese. Lo stesso appalto dei servizi manutentivi conferma che si vuole ripercorrere la vecchia strada, non facendo tesoro del detto che “chi dimentica il passato sarà un giorno condannato a riviverlo”. A nostro avviso è necessario ripensare il ruolo del pubblico nella gestione dei servizi. Laddove fino ad ieri è stato penalizzato fino a renderlo residuale, oggi va rilanciato, favorendo le buone pratiche e soprattutto dando finalmente la parola ai lavoratori e ai cittadini. Invitiamo le altre forze politiche e associative a dire la loro sull’argomento, senza però lasciarsi suggestionare da pregiudizi circa una “vera” gestione pubblica dei servizi locali. D’altronde un dialogo pubblico è un buon inizio per provare a dare un futuro ad una città sempre più agonizzante, nella quale ormai solo chi ha i soldi può permettersi di non affondare con lei.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia
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