L’orrore della sanità continua

Gli allarmi lanciati da molte forze politiche sulla disastrosa situazione della sanità pontina ha di fatto riaperto le ferite mai rimarginate di un processo di distruzione della sanità pubblica iniziato all’alba del 2008 quando l’allora governo decise il commissariamento della sanità la Regione Lazio. L’obbiettivo dichiarato era da un lato di migliorare la qualità delle prestazioni e d’altro di abbattere un debito di decide di miliardi di euro che la stessa aveva accumulata negli anni.

In realtà il piano di rientro e il relativo commissariamento della sanità del Lazio purtroppo avevano come obbiettivo la distruzione della sanità pubblica. Il frutto avvelenato dell’adesione incondizionata delle coalizioni politiche – che in questi anni si sono alternate al governo del paese – alle logiche di mercato, secondo le quali tutto quello che è pubblico va distrutto.

Sia ben chiaro che se è vero che gli sprechi vanno eliminati e ancora più vero che la salute di noi cittadini – soprattutto di quanti non si possono permettere di pagare i privati – vale molto di più del ricatto degli organismi che da Bruxelles tiranneggiano sulle nostre vite.

Eppure i famosi galli sulla monnezza hanno brindato, quando nel dicembre dello scorso 2017 il consiglio dei ministri ha deciso la fine al commissariamento della sanità del Lazio e questo alla base del netto miglioramento della qualità delle cure e del buon andamento dei conti, tra questi proprio l’attuale commissario e cioè il presidente della regione Lazio Zingaretti, nonché tra i candidati alla segreteria del Partito Democratico, che ha avuto la faccia tosta di sostenire che i livelli essenziali di assistenza – i famosi LEA – sono andati migliorando di anno in anno. Non sappiamo su quale pianeta del nostro sistema solare viva, ma di certo non frequenta l’ospedale di Formia, che è stato ridotto in uno stato pietoso.

Lo hanno sconfessato le lettere del suo collega di partito Francesco Carta. L’ultima è di pochi giorni fa e racconta di una situazione sanitaria drammatica, soprattutto per quanto riguarda l’ospedale Dono Svizzero, l’ultimo dei presidi ospedaliari rimasto aperto dopo la chiusura degli ospedali di Gaeta e di Minturno, prima diventati punti di primo intervento (PPI), cioè luoghi nei quali è previsto poco o nulla per assistere i cittadini che vi giungono, e poi improbabili postazioni del “118” medicalizzate.

Cosa simile sta avvenendo all’ospedale di Anagni con il Punto di primo intervento che è diventato un PAT, cioè una sorta di consultorio con i medici di base per la Asl. Secondo l’ASL di Frosinone in pratica non cambia nulla e sono garantiti gli stessi servizi, ma chiaramente non sarà così. In questi anni le numerose riforme sanitarie hanno significato lacrime e sangue

Riteniamo fondamentale nonché doveroso interrogarsi sui veri motivi dei numerosi disservizi cui i cittadini sono vittime con sempre maggior frequenza. Dobbiamo imputarli forse alla malafede e alla scarsa professionalità del personale ospedaliero? O dobbiamo forse chiamare in causa in primis i tagli alla sanità pubblica e il contenimento delle spese della stessa, che inevitabilmente si traducono in una riduzione dei posti letto negli ospedali e del personale sanitario assunto? Senza dimenticare i turni massacranti ai quali sono obbligati questi ultimi, proprio per sopperrire al blocco delle assunzioni.

Probabilmente l’obbiettivo è un altro. Infatti se da un lato la spesa per la sanità pubblica è stata penalizzata fino all’inverosimile, quella convenzionata, cioè quella privata accreditata è esplosa. Lo confermano il rapporto 2017 dell’Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano (Oasi). Nella regione Lazio il 60% degli esami viene svolto presso strutture pubbliche e ben il 40% presso strutture private convenzionate. A cui ovviamente vanno aggiunti quanti sono costretti che pagano di tasca propria i migliori centri privati “non convenzionati”

Sempre nella regione lazio la spesa procapite è pari a 1890 euro, di cui 1.424 euro sono spesi presso strutture pubbliche e 466 euro presso strutture private convenzionate. Moltiplicati per il numero dei cittadini si può ben capire quanto sia cospicuo il denaro drenato dalle casse dello stato per far felici i gruppi privati convenzionati.

Ebbene ora si tratta di costruire un’opposizione feroce a chi vuole continuare demonizzare il pubblico ed arricchire i privati.

E’ una situazione simile a quella che si è verificata con l’Acqua. Con la scusa che I gestori pubblici erano inefficienti si è imposta la sua privatizzazione, con i risultati disastrosi che ne sono conseguiti. A pilotare l’operazione sono stati gli stessi soggetti istituzionali che ora provano a cavalcare il diffuso malessere che serpeggia nella popolazione per la chiusura degli ex-ospedali di Gaeta e di Minturno, cioè il partito democratico e Forza Italia.

Lo stesso dicasi per le autostrade, regalate ai privati. Il risultato sono i 43 morti che continuano a gridare vendetta.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

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