L’inferno degli esami medici
L’Esame da effettuare è l’Elettrocardiogramma doppler a riposo. La prescrizione è datata settembre 2018. La data dell’esame è aprile 2019 presso l’ospedale di Formia. Ovviamente il paziente non può aspettare e quindi è costretto a ricorrere ad una struttura convenzionata. Nel caso invece di una visita medica probabilmente sarebbe stata costretto a considerare la possibilità di rivolgersi a privato o all’’intramoenia per accorciare i tempi. Questa è la situazione catastrofica nella quale versa la sanità pubblica del sud pontino. Sono significative, a tal proposito, le parole del coordinatore del tribunale dei diritti del malato di cittadinanzattiva, Tonino Aceti, che ha affermato in un suo intervento: “Se lo scorso anno abbiamo denunciato che si stavano abituando i cittadini a considerare il privato e l’intramoenia come prima scelta, ora ne abbiamo la prova: le persone sono state abituate a farlo per le prestazioni a più basso costo (ecografie, esami del sangue, etc.). Non perché non vogliano usufruire del SSN, ma perché vivono ogni giorno un assurdo: per tempi e peso dei ticket, a conti fatti, si fa prima ad andare in intramoenia o nel privato. E il SSN, in particolare sulle prestazioni meno complesse, e forse anche più “redditizie”, ha di fatto scelto di non essere la prima opzione per i cittadini. Secondo assurdo: si tratta di prestazioni previste nei Livelli Essenziali di Assistenza, quindi un diritto. E’ questa la revisione dei LEA “in pratica” che i cittadini già sperimentano ogni giorni. Eppure nell’aprile del 2017 il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il Ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, hanno presentato il nuovo piano per abbattere le liste d’attesa nella sanità della Regione Lazio: una soluzione strutturale a una delle più gravi disfunzioni del sistema sanitario regionale, finalmente possibile grazie al risanamento dei conti, che consente anche di dotare le strutture sanitarie del Lazio di nuovo personale. Durante la presentazione il presidente Zingaretti ebbe a dire:“Priorità a chi ha più urgenza, nuove regole relative all’intramoenia, responsabilizzando le aziende sanitarie, trasparenza e nuove regole nella gestione delle liste d’attesa, recall per i pazienti che aspettano da troppo tempo di fare un esame. Possiamo farlo perché i conti sono finalmente in ordine e questo ci consente anche di dotare le strutture sanitarie del Lazio di nuovo personale”. Evidentemente qualcosa è andato storto, tant’è che continuano ad esserci una lunga serie di disservizi che penalizzano i cittadini, soprattutto quelli che non possono pagare. D’altronde l’accesso al sistema sanitario in Italia è sempre meno equo, sempre più caro, sempre meno universalistico. Non c’è uno studio che possa contraddire questa tendenza, che trasforma i cittadini da portatori di diritti a vittime della malasanità. Le famiglie che non riescono ad accedere a cure mediche sono sempre più numerose. Nel 2013, secondo il Rapporto Istat, sono state oltre due milioni e mezzo le persone che, impoverite dalla lunghissima crisi economica, hanno dichiarato di doversi privare di esami e terapie.Nel 2015, la rinuncia ha riguardato il 9,5% della popolazione (più di 11 milioni di persone), con punte più alte al meridione (13.5%). Sei povero e non ti curi o diventi povero per curarti. Proprio al meridione c’è la maggiore concentrazione di famiglie in condizioni di disagio economico a causa delle eccessive spese sanitarie. Eppure l’articolo Articolo 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Con la scusa dei tagli imposti dall’Europa questo diritto viene violato quotidianamente. Non crediamo che quest’andazzo cesserà con il nuovo ministro della salute, se l’attuale compagine governativa non avrà il coraggio di rompere con l’attuali politiche ultraliberiste, che hanno trasformato sempre più la salute in una semplice merce e le politiche sanitarie in uno strumento finanziario per il risanamento del debito pubblico del Paese, attraverso le politiche di apertura alla sussidiarietà (pubblico e privato uguali sono) e dei tagli (tagli di spesa e imposizione dei ticket).
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia
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