Le criticità del nostro territorio riguardano il rischio alluvione per il “Torrente Pontone” Pontone e il “Rio Santa Croce”
L’edizione 2018 del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia – pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) – fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e presenta gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali. Ovviamente i dati sono quelli che si riferiscono all’anno 2017. Una sintesi sull’argomento è stata pubblicata sull’edizione online del quotidiano confindustriale “IL SOLE 24 ORE”. Dalla lettura apprendiamo tra l’altro che “le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia hanno una superficie di 12.405 chilometri quadrati, quelle a pericolosità media ammontano a 25.398 chilometri quadrati, quelle a pericolosità bassa (scenario massimo atteso) a 32.961 chilometri quadrati”. Per quanto riguarda la nostra città, dalla consultazione della mappa, derivante dai dati ISPRA, è confermato che tra le aree ad elevata pericolosità idraulica, sono comprese la zona di Pontone (corrispondente al “Rio d’Itri”) e la zona di S. Croce (corrispondente al “Rio Santa Croce”).
Per la prima, la gravità del problema è nota a tutti, quantomeno da quella notte di sei anni (31/10-1/11/2012) quando la rottura degli argini provocò la morte di una anziana donna, oltre alla devastazione delle campagne circostanti. Dopo l’evento delittuoso i sindaci di Gaeta e Formia scrissero una lettera congiunta ai vertici della Regione, al Prefetto di Latina, al presidente della Provincia di Latina e all’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio chiedendo interventi urgenti per il ripristino strutturale del rio d’Itri, meglio noto come “Torrente Pontone”. Naturalmente da allora non ci risulta che siano stati finanziate soluzioni definitive, tant’è che lo scorso marzo il presidente del Comitato Pontone che monitora lo stato del torrente ha scritto una nota nella quale ha tenuto ha sottolineare che i cittadini che vivono da quelli parti non sono tranquilli, in quanto “nonostante gli interventi di pulizia ordinaria e straordinaria realizzati dalle amministrazioni di Formia e di Gaeta, ad oggi il rischio è ancora alto, dal momento che può bastare una bomba d’acqua per rendere la situazione critica in poche ore e farci ripiombare all’incubo vissuto il 31 ottobre 2012”. Un allarme che non può che confermare le nostre preoccupazioni. Diversa – ma per questo non meno preoccupante –la situazione del “Rio Santa Croce”. Qui negli ultimi anni non si sono verificate né eventi tragici né esondazioni tali da arrecare danni a cose o persone. Ciò non vuol dire che il rischio è da sottovalutare. Riteniamo necessario scegliere la linea della prevenzione per evitare di piangere nuove tragedie, sempre il giorno dopo. Specie oggi che gli eventi meteorologici estremi aumentano in frequenza, per effetto del riscaldamento globale. Sicuramente tutti ricordano il tornado che travolse Gianola nell’ottobre del 2011 e cosa ha provocato un evento del genere pochi giorni fa a Terracina.
Il punto è che se andiamo a leggere il Piano di Emergenza Comunale non sembra esservi traccia della gestione delle emergenze nei casi suddetti. Speriamo vivamente di essere smentiti da chi si occupa del piano. Nel caso contrario cosa si aspetta a provvedere! Attendiamo fiduciosi una risposta da chi è stato chiamato ad amministrare la nostra città.
Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione
Formia