Campagna contro le lunghe liste di attesa per le prestazioni sanitarie

E’ partita la nostra campagna contro le lunghe liste di attesa per le prestazioni sanitarie, una campagna utile da un lato a riconoscere il diritto ad una prestazione sanitaria tempestiva, e dall’altra ad utilizzare strumenti poco conosciuti che le attuali normative prevedono.

Quante volte le persone – e noi con loro – si sentono impotenti rispetto all’urgenza di fare un esame diagnostico con tempi umanamente inaccettabili che ci vengono prospettati da parte della sanità pubblica.

Quella che proponiamo è una campagna che mette al centro il diritto alla salute delle persone, facendo così un’azione di informazione e anche di servizio nei confronti di tutte le cittadine e i cittadini, soprattutto di quanti non potendo ricorrere al privato – in assenza di possibilità economiche – rinunciano a fare l’esame di cui necessitano.

Esiste, infatti, una legge del 1998 (dlgs 124/98), che stabilisce il diritto del cittadino ad avere una visita medica o l’esame diagnostico in tempi certi e nell’accordo Stato Regioni dell’11 luglio 2002, (repertorio atti n.1488) sono stabiliti i tempi: 30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli esami diagnostici. Qualora i tempi di attesa siano superiori, il malato può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, in intramoenia, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato.

La prestazione sanitaria può essere effettuata anche nel privato, per poi avere il diritto al rimborso dall’azienda sanitaria, che ovviamente non può negarlo.

Nella nostra regione nonostante i proclami del governatore Zingaretti – nonché neosegretario del partito democratico – la situazione ci appare drammatica, tanto che in molti rinunciano agli esami, vista la biblicità dell’attesa.

In alcuni casi si arriva addirittura ad un anno per le visite specialistiche e per gli esami diagnostici.

Le liste di attesa sono il principale sintomo del depotenziamento, in termini di personale, di investimenti e di organizzazione della sanità pubblica per favorire, inconsciamente o scientemente, la privatizzazione di un settore rilevante del servizio sanitario, come la diagnostica e la specialistica.

D’altronde lo conferma l’esplosione in termini numerici dei laboratori privati.

Eppure l’articolo 32 della Costituzione recita che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Nessuno, fra i vari diritti sociali, dipende come il diritto alla salute, dalle risorse pubbliche che vengono stanziate.

Per tutelare il diritto alla salute sono quasi sempre indispensabili strutture e professionisti (medici, infermieri, ecc.) che lo garantiscano in modo universalistico, a prescindere dal reddito. Quindi, tra tutti diritti sociali, è quello più condizionato dalle risorse finanziarie.

In questi anni Il taglio sul diritto alla salute non ha quindi avuto equivalenti, negli ultimi anni, rispetto agli settori della spesa pubblica con tutte le conseguenze negative del caso.

Nelle prossime settimane distribuiremo il modulo da compilare e da far pervenire all’U.R.P.(Ufficio Rapporti con il Pubblico) della propria A.S.L., per chiedere il rispetto di un diritto tra l’altro sancito dalla legge.

Circolo “ENZO SIMEONE”

partito della Rifondazione Comunista

Formia

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