Il tribunale di Gaeta chiude? I clan della camorra sentitamente ringraziano
La pretura circondariale di Latina dista ben 50 chilometri, mentre è stata appena ultimata a Gaeta la costruzione di ampi locali per la ex pretura mandamentale. Rischia di essere una cattedrale nel deserto, inutilizzata, nonostante il cospicuo investimento (5 miliardi di lire) occorso per i lavori. Da più parti è stato richiesto di istituire proprio a Gaeta, o comunque nel Sud Pontino, una sede di tribunale, con annessa pretura circondariale. Tra le proposte c’è quella di un rafforzamento della Guardia di finanza, dell’apertura di nuovi commissariati di PS e di istituzione del tribunale di Gaeta, dov’è già disponibile una sede appena ultimata”.
Ancora, il 18 maggio 2006 si deposita l’ennesima proposta di legge per l’istituzione del tribunale di Gaeta, per iniziativa del deputato Gianfranco Conte. La prima datata al 1984 fu presentata dall’allora deputato Guido Bernardi e da altri dodici parlamentari (atto Camera n. 1102, IX legislatura). Ancora una volta le motivazioni a supporto dell’istituzione di una sezione distaccata del tribunale di Latina nel sud pontino erano l’alto tasso di criminalità nel territorio, legato in particolar modo alla vicinanza geografica con la regione Campania, dove da anni imperversano sanguinari clan camorristici.
Il 5 novembre 2007, finalmente dopo 22 anni, è stato finalmente inaugurato il Tribunale di Gaeta –sezione staccata di Latina – alla presenza dell’On. Mastella. Ma dopo appena a 5 anni dalla sua apertura il governo ha deciso di chiudere il Tribunale di Gaeta. Lo strumento per la chiusura è la proposta di legge, presentata il 14 settembre 2010 dal deputato Versace, con cui il parlamento ha delegato il Governo per la razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie e la rideterminazione delle relative piante organiche mediante la soppressione delle sezioni distaccate dei tribunali. Un bel regalo lasciato in eredità dal governo Berlusconi a Monti. Nonostante l’indicazione contraria data dalla Commissione tecnica del Ministero della Giustizia proprio e sempre sulla base delle stesse ragioni: popolazione, caratteristiche del territorio e soprattutto numero di processi, che indicano chiaramente l’utilità della sezione di Gaeta.
L’attuale parlamento italiano – per la prima volta orfano dei comunisti – sicuramente vive con sofferenza la questione della legalità, considerato l’elevato numero di inquisiti che lo compone. Nel 2011 erano 88 i parlamentari con pendenze con la giustizia, (di cui 52 PDL, 12 PD, 5 UDC). L’invarianza della scelta dell’esecutivo nonostante il cambio di governo suona come la conferma, vista da molti, di una chiara continuità tra il vecchio ed il nuovo. In parole povere: “La banda è cambiata ma la musica rimane la stessa”. Non v’è dubbio che una decisione del genere può essere presa solo stando lontano anni luce dai problemi delle persone, soprattutto di chi è costretto a fare i conti con la lentezza dei procedimenti civili, penali ed amministrativi, che trasformano un processo in una odissea.
Ma qui, il rischio reale che corriamo è l’abbassamento del livello di guardia delle istituzioni rispetto all’azione della criminalità organizzata sempre presente, vera e propria piaga per tutto il sud pontino. Non crediamo che la chiusura del tribunale di Gaeta sia parte di un piano per dare alla camorra la possibilità di riprendersi dai colpi inferti con le ultime indagini, che hanno portato all’arresto di numerosi fiancheggiatori del crimine organizzato, tra cui ricordiamo molti colletti bianchi. Purtroppo, aldilà di qualsiasi volontà, effetti e conseguenze lo dimostreranno inesorabilmente.
Gennaro Varriale
segretario del Circolo “Enzo Simeone”
partito della Rifondazione Comunista
Formia