Caro sindaco, parliamo di biblioteche

Essendo venuti a conoscenza per tramite della stampa dello stato di fatiscenza in cui versa la biblioteca comunale, priva com’è da oltre due anni dei riscaldamenti, e del personale appena sufficiente a garantirne l’apertura in maniera continuativa rispetto a quelli che sono i bisogni della comunità di lettori che la frequenta, abbiamo pensato di regalare al sindaco Forte un libricino di appena un centinaio di pagine dal titolo:«Caro sindaco, parliamo di biblioteche», con il quale ricordargli che il suo disinteresse verso lo stato in cui versa la biblioteca comunale di Formia è un delitto, ancora più grave se pensiamo che la stessa, insieme a quelle di Campodimele, di Castelforte, di Fondi, di Gaeta, di Itri, di Lenola e e di Monte San Biagio, aderisce al Sistema Bibliotecario SUD PONTINO, nato su progetto dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio per migliorare e sviluppare il servizio di pubblica lettura e di cui – ci risulta – è tuttora presidente Giancarlo Cardillo, ex-vicesindaco ed ex-assessore alla cultura del Comune di Castelforte (incarico oscuro il suo, e non è chiaro se avvenga a titolo gratuito oppure a pagamento).

L’autrice del libro Antonella Agnoli ci ricorda che purtroppo solo il 2% degli italiani legge più di due libri al mese; che i volumi cartacei garantiscono una migliore integrità rispetto ai moderni supporti digitali, che cambiano nel tempo e che in molti casi diventano inutilizzabili; che i computer nonostante l’attuale potenza di calcolo non potranno mai sostituire né la scuola né una biblioteca nel compito di insegnare allo studente/lettore la capacità di apprenderne il contenuto; che non servono un numero di volumi elevato ma solo una selezione ragionevole, capace di soddisfare le esigenze di un lettore medio; che spesso un bibliotecario riesce a trovare quello che ci occorre molto più velocemente di un motore di ricerca, perché capace di intercettare i bisogni di chi si trova davanti ; che l’Italia è vittima di una arretratezza culturale che si sta sempre più trasformando in un grave handicap (percentuali di lettori in diminuzione, tassi di laureati metà di quelli europei, grande differenza tra scuole di periferia, soprattutto quelle dei piccoli paesi, e le scuole cittadine); che è prioritario il coinvolgimento di gruppi di volontari che amplino l’offerta delle attività socioculturali da tenere durante la sua apertura; che la cultura ha un bisogno vitale di investimenti in infrastrutture, che sappiano valorizzare meglio i contesti ricchi di esperienze; che le biblioteche possono funzionare come luoghi di socialità, in cui sia possibile apprendere quanto sia importante la diversità e l’incontro con l’Altro; che dalla crisi del 2007 le biblioteche pubbliche fanno, sempre più, da ammortizzatore sociale indispensabile per molti dei nuovi poveri che, avendo perso la possibilità di poter acquistare libri, possono ricorrere ai volumi delle biblioteche comunali; che le stesse sempre di più possono svolgere un ruolo di supporto alla cittadinanza, fornendo servizi che in altri luoghi sono di difficile utilizzo; che trovare i soldi per le biblioteche in tempi di crisi anche per un piccolo comune non è per nulla impossibile, basta solo volerlo; che le biblioteche – a saperle progettare – possono diventare come è accaduto in molti casi in Italia i centri propulsori di una più efficace strategia di riqualificazione urbana, capace di sconfiggere il disastro di questi anni, di cui nessuno è esente da colpe.

Insomma nei panni di un amministratore pubblico leggeremo con attenzione questo libro e scriveremmo il nostro programma politico proprio a partire dalla necessità di dotare la nostra città di una biblioteca capace di regalarci dei cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, altrimenti il rischio che si aprano le porte di un fallimento epocale è dietro l’angolo.

D’altronde, cosa c’è da aspettarsi da chi utilizza la cultura per fare da cassa di risonanza alla fortune politiche del proprio erede maschio?

Qualcuno comunichi al sindaco Forte che l’assessore alla cultura della regione Lazio non è suo figlio Aldo, ma una certa Fabiana Santini, che è probabilmente all’oscuro di ciò che avviene a Formia, altrimenti certamente impedirebbe che i nostri soldi vengano spesi per grandi kermesse culturali e non investiti nel quotidiano.

Intanto caro il nostro sindaco corra a leggersi questo libro e poi, quando lo ha finito, lo passi al suo figliolo. Speriamo solo che sappiano farne buon uso.

Gennaro Varriale
segretario Circolo “Enzo Simeone”
partito della Rifondazione Comunista
Formia

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