Ve ne dovete andare da questa città, che è nostra
Il Giudice Paolo Borsellino sosteneva:«Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene». Diversamente da quanto ha chiesto, da colui che ha assunto la lotta alla mafia a ragione di vita, tanto da sacrificarla al fine, l’argomento è stato sempre trattato con superficialità e fastidio, arrivando anche a negare la presenza delle mafie nella nostra terra e questo di fronte alle evidenze emergenti da numerose indagini che continuamente succedendo in zona. Non crediamo nella buona fede di quanti oggi, cambiando il copione, affermano la propria indignazione e mostrano disponibilità verso la lotta alla camorra. Specialmente dopo che per anni hanno contrastato qualsiasi iniziativa volta a diffondere la cultura della legalità nel comune.
Un esempio su tutti il rifiuto di sindaco e della sua maggioranza di attivare l'”Osservatorio sulla legalità”, utile allo scopo, seguendo l’invito del magistrato palermitano. Noi siamo convinti che il silenzio sulla criminalità a Formia e in provincia, non è per niente casuale, ma nasce dalla volontà di chi ha inteso costruire la propria fortuna politica sul patto politico-economico, lo scambio voti contro licenze e appalti, che la camorra cerca e offre. Non si spiega altrimenti l’influenza dei clan camorristici nella città, fatta di sostanziosi investimenti e stabili riferimenti nell’economia locale. Riteniamo che ciò sia stato favorito anche dall’atteggiamento di amministratori locali che, se non hanno avuto un vantaggio diretto, hanno favorito l’affermazione di uno “stile” che dell’illegalità si fa vanto, e che ha spesso tollerato o intrattenuto rapporti con attività riconducibili alla criminalità.
La conferma è nelle parole del governatore della Banca d’Italia che, durante un convegno dell’associazione antimafia “Libera”, ha affermato che le mafie fanno affari grazie al servizio di amministratori e professionisti che curano gli interessi illegali. L’analisi dei fenomeni mafiosi evidenzia che le mafie sono sconfitte nel momento in cui le persone oneste tra cui i criminali vivono, li isolano e li contrastano non accettando il ricatto mafioso.
Da ciò diventa chiaro che è la comunità locale ad avere un ruolo fondamentale nel riscatto del territorio da questa vergogna. Per tali ragioni invitiamo i responsabili istituzionali a dare priorità alla lotta alla criminalità in tutti i campi di competenza:
1) attuando una maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, vero argine alle infiltrazioni malavitose;
2) isolando chi è vicino politicamente ai clan malavitosi. Per i nomi basta sfogliare le pagine dei giornali;
3) controllando il territorio, in particolare l’edilizia, dietro cui, oltre il degrado del territorio, spesso si celano investimenti criminali;
4) controllando il settore del commercio, che offre occasione per riciclare capitali malavitosi.
Nel rivendicare le nostre origini politiche e culturali il sindaco avrebbe dovuto lanciare un chiaro segnale di sfida ai custodi dell’omertà e a chi li paga: «Ve ne dovete andare da questa città, che è nostra!». Ed invece solo mezze parole che lasciano per l’ennesima volta l’amaro in bocca. Ultimo, ma non meno importante, è il ruolo delle scuole a cui deve essere restituito il valore fondamentale di luogo di crescita culturale e sociale, verso una società futura, libera dalla violenza criminale, libera dalle mafie.
Gennaro Varriale
segretario del circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia