La Scuola “INDIGNATA”
Mentre l’agonizzante governo Berlusconi non è più capace di convincenti farse mediatiche di fronte ai disastri economici, la borsa di Milano crolla e i lavoratori e le lavoratrici pagano le contraddizioni della dittatura della finanza internazionale che ha inginocchiato tutta l’Europa.
Evitando di recuperare risorse attraverso imposte patrimoniali e lotta all’evasione fiscale di potenti miliardari, affaristi speculatori e mafiosi, il governo taglia nei settori del pubblico impiego e legittima facili licenziamenti per quei pochi che ancora lavorano stabilmente.
La ricetta finisce per colpire mortalmente i servizi fondamentali e tra questi la scuola.
Il nuovo anno scolastico è iniziato con tagli spaventosi di posti di lavoro nel settore (20.000 docenti e 15.000 impiegati ATA) previsti dalla legge 133 per il 2011/2012, decreto legge con il quale il governo ha varato la manovra 2011. Come se non bastasse lo stesso governo ha prorogato di un anno il blocco degli stipendi già fissato al 2013.
Migliaia infine i precari licenziati con la sparizione delle immissioni in ruolo. Se infatti i “non idonei” saranno costretti a ricoprire ruoli di assistente amministrativo o tecnico, i giovani che desiderano lavorare con passione, impegno e preparazione rimangono a casa.
Poco più di un mese fa si sono chiuse le iscrizioni nelle graduatorie d’Istituto per le quali migliaia di laureati hanno consegnato le domande che, nella maggior parte dei casi, rimarranno fogli di archivio. La speranza di poter ricevere anche un brevissimo incarico dalla terza fascia per i non abilitati è di fatto impossibile.
L’elenco è troppo lungo, la paralisi totale, la scuola invecchia, i giovani rimangono disoccupati, gli studenti sovraffollano “classi-pollaio”, chi può si affretta ad andare in pensione prima che il governo decida di abolire anche quella.
Il sistema “scuola” è completamente paralizzato.
Il taglio delle ore e degli insegnamenti impoverisce l’offerta didattica generale e soprattutto penalizza gli Istituti rispetto ai Licei legittimando di fatto una vera e propria discriminazione tra gli studenti. Inoltre la drastica riduzione degli insegnanti di sostegno impedisce alle scuole di poter garantire un’adeguata assistenza agli studenti diversamente abili.
A parere del governo la condizione attuale dell’istruzione pubblica è conseguenza dell’inefficienza degli insegnanti e dei dirigenti e per questo eroga contributi ad Istituti collaterali come gli Invalsi che, al pari di una “società di rating”, hanno il compito di “valutare” le singole scuole. In base a queste valutazioni si deciderà di finanziare quelle virtuose e prendere provvedimenti contro quelle a rischio, ispirandosi in modo capestro al modello americano.
Infine le distinzioni gerarchiche tra i docenti, introdotte attraverso l’attribuzione di ruoli gestionali, sono di fatto funzionali alla rottura del fronte dei lavoratori e completano la trasformazione della scuola da servizio pubblico ad azienda, con tutte le conseguenze disastrose del caso.
In tutto questo tagliare all’impazzata si salvano le scuole private, per le quali la legge “di Stabilità” ha appena stanziato 242milioni di euro. Se a questa cifra aggiungiamo i 245milioni stanziati nella precedente legge e i 681.262.070 euro fino al 2009 (dati Miur), raggiungiamo la ragguardevole cifra di 1milione e 168mila di euro, a fronte dei 596milioni per la scuola pubblica. Se poi consideriamo che gli studenti della scuola statale sono 8 milioni, mentre quelli delle private sono 900mila ci accorgiamo che il risultato è una media di 74,5 euro l’anno per uno studente di scuola pubblica, contro i 1297,77 per uno studente di scuola privata. E non stiamo considerando gli oltre 20 milioni per le università private.
Interrompere questo processo di distruzione è solo il primo passo. Il governo oggi maschera in nome della necessità economica quelle che sono scelte politiche ben precise orientate a demolire i servizi dello stato a tutela dei grandi capitali privati e finalizzate al controllo mediatico che, in assenza di qualunque pensiero critico, si impone con logiche affariste.
Il primo passo perché si impedisca che la distruzione della scuola pubblica continui è la nascita di comitati spontanei tra genitori, alunni e insegnanti, perché se aspettiamo che si muovano le istituzioni locali siamo belli che freschi.
Non abbiamo più bisogno di riforme ma di cambiamento, la crisi la pagasse chi l’ha provocata!
Gennaro Varriale
segretario del Circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia