I consultori vittime della mannaia oscurantista del centrodestra
Nel consiglio regionale del Lazio è in discussione la proposta di legge “Riforma e riqualificazione dei consultori familiari” presentata dal consigliere, e presidente della Commissione Consiliare Permanente “Scuola, diritto allo studio, formazione professionale, università”, Olimpia Tarzia e da altri 39 firmatari (tra cui quattro del PD) che intende ridisegnare la fisionomia dei consultori nel Lazio.
L’evento politico-legislativo risulta particolarmente grave sotto vari aspetti.
Prima di ogni cosa è necessario segnalare che la riforma in discussione altera sostanzialmente i valori fondanti della legge nazionale n° 405 del 29 luglio 1975 che regola la disciplina in materia di consultori familiari.
La legge 405/75, arrivata in un periodo di forte fermento culturale e sessuale, formulava in senso moderno la gestione del rapporto tra le strutture sanitarie e socio-assistenziali, da un lato, e la comunità civile, dall’altro. I principi fondanti, ispiratori e contenuti, nella legge, nascono da una concezione moderna di società e si concentravano sulla centralità della persona, sulla sua autodeterminazione come elemento essenziale per il corretto funzionamento della pratica genitoriale e matrimoniale nella complessa dinamica familiare, nella quotidianità dei rapporti.
Nell’accezione moderna, il singolo, l’individuo, la persona, quindi la tutela della sua integrità fisica e psicologica del singolo sono posti alla base del buon funzionamento della “famiglia”, in una prospettiva di ricomposizione dei conflitti, nella ricerca del miglior equilibrio dei rapporti interpersonali, di cui benificiano i bambini spesso vittime occulte dei contrasti che nascono nell’ambito familiare.
La proposta di legge “Tarzia”, con un assurda inversione di senso, capovolge sostanzialmente i principi fino ad oggi attuati, dando priorità agli obiettivi etici che, secondo questa proposta, i consultori dovranno perseguire.
Nel contesto di involuzione ed oscurantismo culturale che oggi stiamo vivendo assistiamo dunque, anche in merito all’assistenza sociale, ad un brusco cambiamento di tendenza.
Il fatto risulta di estrema gravità. I motivi ispiratori della riforma richiamano fortemente leggi simili di ispirazione fascista. La famiglia, secondo la vulgata dell’attuale maggioranza regionale, torna ad essere considerata soggetto politico inquadrato in una rigida morale che vuole dominare una quotidianità che non riesce a seguire, se solo si considerano le statistiche circa i matrimoni e le coppie di fatto. I valori etici da sostenere e promuovere – declinati secondo la dottrina cattolica presunta dominante – non saranno certo quelli sanciti dalla pluralità, ma saranno filtrati da associazioni di famiglie che, prescindendo dalla persona, intenderanno promuovere la stabilità e la cultura familiare, portando in secondo piano la condizione dei singoli. Qui pensiamo alle donne, spesso vittime silenziose delle violenze domestiche, rese più acute dall’isolamento asfittico cui sono relegate da una visione subordinata della donna al ruolo di serva di famiglia.
Le associazioni, a chiara vocazione confessionale, avranno dignità di istituzioni sociali con fini pubblici (ISFP) e saranno legittimate a gestire i consultori anche a scopo di lucro (art.3 e art.21). A questo punto è lecito domandarsi: che cosa ne sarà della RU486 la cui somministrazione è stata già sospesa nella regione Lazio per carenza di posti letto?
Non ultimo la regione istiuisce un Comitato Bioetico Indipendente che ha competenza sull’operato dei consultori pubblici e valuta “la conformità dei servizi alle norme bioetiche” (art.26). Ma quali sono queste norme se non quelle dettate dal nostro imperante cattolicesimo?
Oppure si ricorrerà all’ausilio del Fondo Regionale per la ricerca sulla famiglia e sulle problematiche familiari (art.24) concernente i settori della “bioetica familiare” (una disciplina inaugurata da Tarzia ed esistente solo nel Lazio!!!!).
Che ne sarà della delicatissima gestione di problemi come l’aborto? della somministrazione della “pillola del giorno dopo”? della genitorialità consapevole? dell’integrità psicologica e materiale dei singoli componenti del nucleo familiare? aspetto fondamentale alla base del buon funzionamento dello stesso.
Un bel problema se viene capovolta ogni logica, se invece di tutelare l’individuo si tutela una definizione di nucleo ingessata e prima di una vera essenza, se la morale prende il sopravvento sull’individuo, se la sessualità di una coppia è subordinata alla procreazione, se la genitorialità diventa un fine primario rispetto alla consapevolezza e alla maturità di coloro che dovranno affrontarla.
L’importante è ciò che sembra affinchè tutto sia inquadrato e gestibile politicamente. La massificazione del pensiero critico invade così anche l’etica, ma che cos’è l’etica senza il pensiero critico? Nient’altro che un dogma!
Di fronte a questo tentativo di ripristino dell’oscurantismo medievale, di scippo della libertà e dell’autodeterminazione, noi facciamo appello a tutte le donne, alle giovani coppie che stanno per determinare se stesse e il loro futuro, alle famiglie già esistenti e a tutti soggetti in difficoltà: affinchè tutti possano gridare vergogna alla legge Tarzia!
Riprendiamoci le strutture pubbliche e lottiamo per farle funzionare perchè l’assistenza è un diritto di tutti, non un compromesso politico, un favore elettorale, o peggio una miniera d’oro!
Roberta Trombetti
responsabile Forum Donne
circolo Enzo Simeone
partito della Rifondazione Comunista
Forrmia