I luoghi della cultura sono vuoti
La città di Formia da sempre si è caratterizzata per la sua vivace attività multiculturale e senso civico. Negli ultimi anni si era riusciti anche a migliorare la dotazione di spazi dedicati a quest’attività, tant’è che oggi sul territorio sono quattro le strutture che, se aperte e rese gratuite a chi le utilizza, potrebbero diventare luoghi di eccellenza: il teatro “Remigio Paone”, la struttura polivalente di Via O. Spaventola, la struttura del parco “De Curtis” e l’Officina Culturale.
Il caso dell’Officina culturale è esemplare di come la giunta Forte intenda quest’aspetto della vita del uomo, ahinoi assai lontano dalla cernita di voti. In passato l’officina è stata frequentatissima da giovani e meno giovani, utilissima a chi in modo gratuito intendesse sviluppare progetti culturali e ricreativi. Grazie al servizio dell’Arci che garantiva in modo economico l’accesso alla stessa, a titolo praticamente volontaristico, cosa che sembra sfugga a molti.
Con buona pace dell’attuale delegato alle politiche giovanili, che ancora deve spiegare alla città cosa stia facendo, visto che nessuno si è accorto della sua presenz se non per interventi al servizio dei Forte. Il cui unico compito, da da buon fido e grato ad Aldo e Michele Forte, sembra quello di alimentare la polemica con l’opposizione, cosa che gli riesce facile grazie alla sua intolleranza al principio costituzionale dell’antifascismo, che gli consentiva di accusare i frequentatori dell’officina culturale di essere dediti all’alcool ed altro, senza nulla dire circa il comportamento dei suoi simili.
Fatto sta che, per strumentali ragioni economiche, considerato l’esiguo introito che dà l’affitto delle sale comunali, attualmente l’Officina è quasi sempra chiusa. L’accesso è consentito a pagamento, ad eccezione di quanti usufruiscono del patrocinio e delle associazioni teatrali ma limitatamente alle sole ore di prova. Cosa che fa ben capire come sia inteso in questo comune la concessione e l’uso del bene pubblico.
Un destino ben peggiore ha atteso le altre strutture, arrivate al punto di essere aperte e che restano invece chiuse da mesi, senza capire bene perché, senza che ufficialmente vi sia stata comunicazione da parte dell’amministrazione comunale delle motivazioni che hanno portato ad una scelta del genere e soprattutto, cosa ben più grave, senza che coloro che devono provvedere alla loro fruibilità abbiano predisposto soluzioni a breve termine, per risolvere gli eventuali problemi sorti.
Oggi, i tre spazi culturali giacciono infatti in uno stato di completo abbandono, facendo immaginare che una loro eventuale apertura avverrà chissà quando, visto come l’attività amministrativa sia inversamente proporzionale a quella propagandistica.
Il fatto grave ed intollerabile è che tutto ciò comporterà un ulteriore danno economico, dovuto all’estendersi del degrado, perché come è ben noto, la chiusura prolungata di un immobile aumenta i problemi di cui questo soffre, in maniera tale che ciò che oggi è risolvibile con poco, domani necessiterà di nuovi finanziamenti e appalti, con sommo piacere di quanti trarranno beneficio da ciò. I problemi invece di essere risolti sembrano creati ad arte per paralizzare qualsiasi cosa.
Chissà perché si avverte questa strana sensazione. Il caso del “Teatro Remigio Paone” – sta li ad esempio. Prima abbiamo assistito ad un insopportabile balletto tra enti che disputavano sulla proprietà e sulla gestione senza che a nessuno di questi venisse in mente di aprirlo il teatro e renderlo fruibile ai veri proprietari: i cittadini. Poi, nei giorni scorsi, il presidente della commissione cultura, dopo lungo silenzio, dice che esistono problemi di sicurezza interna e di infiltrazioni d’acqua che danneggiano la struttura ed impediscono l’apertura.
Nulla dice circa le responsabilità di chi ha eseguito i lavori, e soprattutto, sulle responsabilità di chi doveva vigilare: lui e l’assessore competente. Sembra il caso della scuola dell’infanzia di Gianola, dove ancora siamo in attesa di capire come intende risolvere il problema. Diversamente da quanti sperano di salvarsi nel gorgo dei rimpalli e degli scarica barile, noi siamo convinti che è necessario interrogarsi sulle ragioni di questi problemi ed intervenire affinchè in futuro si eviti l’emergere di problematiche simili.
Ma non è finita qui! A proposito di Gianola, il presidente della commissione cultura, magari potrebbe illustrare ai cittadini le intenzioni sui futuri utilizzi della struttura interna al Parco “De Curtis”, località S.Janni, anche questo un edificio mai aperto, tranne per un breve periodo, e non per gli usi previsti, ma per accogliere i piccoli alunni della scuola dell’infanzia “Il Gabbiano”, scappati in tutta fretta dalla loro vecchia sede, perché anche loro perseguitati dalle infiltrazioni di acqua. Eppure lo spazio di Gianola ha un potenziale enorme per la collettività del quartiere. Lo stato di abbandono in cui si trova la periferia dipende anche dall’inefficienza di chi si deve occupare della qualità della vita degli abitanti del quartiere.
Ma evidentemente le periferie non hanno la giusta attenzione da parte dell’attuale amministrazione, nonostante il forte consenso che raccolgono alcuni suoi esponenti durante le varie tornate elettorali. In questo cimitero di opere pubbliche, nate e defunte, la struttura di via O.Spaventola non si sottrae a questa disgraziata sorte. Senza che nessuno – ad eccezione degli eletti – l’abbia potuto vedere aperta e funzionante, toh come per caso, si introduce l’esigenza di nuovi lavori, si parla di lievitazione dei costi, senza uno straccio di carta o motivazione certa di addetti e/o responsabili, solo racconti.
Anche qui assomma lo storico fantasma formiano: il multipiano delle Poste. Opera costosa per la collettività e per la Formia Servizi, crollata sotto il peso della sciagurata gestione finanziaria e soprattutto di una serie di varianti in corso d’opera prima della sua apertura, tanto da farla chiudere prima di essere effettivamente funzionante.
Tante, tutte occasioni sprecate, utili per sperimentare nuovi modi di stare insieme, contro l’attuale modello sociale imperante che ci vede soli contro il destino, avendo acquisito un “modus vivendi” contraddistinto da una dispersione dei legami sociali, labili e precari.
Avremmo bisogno di un corpo sociale più solido e solidale, temprato negli spazi pubblici aperti e vivi, all’interno dei quali si confrontino idee, culture e tradizioni diverse. In modo da capire e sperimentare una pratica nuova, fondamento di una società sana, perché questo avvenga bisogna riaprire gli spazi pubblici e restituirli ai loro legittimi proprietari: i cittadini. Molti si sono, purtroppo, ormai abituati allo attuale stato delle cose, molti hanno rinunciato a pretendere i servizi dovuti; tutto rientra, purtroppo, in una quotidianità che spinge verso la marginalità, che spesso colpisce i ragazzi, privi di riferimenti che imparano a riconoscere al denaro l’unico valore, con le relative conseguenze.
Tutto ciò per una città come Formia è intollerabile. Ma se nei centri urbani, le dinamiche sociali giocoforza creano delle alternative; la mancanza di spazi e attività soprattutto nei quartieri di S.Ianni, di Gianola, di San Giulio, dove – ad eccezione di scuole, centri anziani e bar – non esistono luoghi dove socializzare, questa mancanza – che marca la differenza tra città ed agglomerato urbano – assume dimensioni da allarme sociale, a cui un’amministrazione comunale degna di tale nome dovrebbe provvedere. Drammatici episodi avvenuti in quei luoghi, dovrebbero richiamarci tutti ad una riflessione più attenta.
circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia